CONVEGNO
L'ISTRUZIONE MUSICALE, IL MONDO DEL LAVORO E DEI CONSERVATORI
Mo ENRICO ANSELMI
Direttore del Conservatorio di Vicenza
Saluto del Direttore del Conservatorio A Pedrollo di Vicenza
Quale Direttore del Conservatorio di Vicenza, che ospita
il Convegno Nazionale su "L'Istruzione musicale, il
mondo del lavoro e i Conservatori", rivolgo un cordiale
saluto a tutti gli intervenuti. Sono lieto di porgere
un particolare ringraziamento al Ministro della Pubblica
Istruzione Ing. Giancarlo Lombardi, che ha voluto onorarci
della sua presenza, dimostrando una rara attenzione
e sensibilità per i problemi che riguardano
il nostro settore. Ringrazio altresì il Dott.
Mario Carraro Presidente dellAssociazione Industriali
del Veneto, il Dott. Dino Menarin Direttore dellAssociazione
Industriali di Vicenza, il Dott. Danilo Longhi Presidente
della Camera di Commercio di Vicenza, la Dott.ssa Fatima
Terzo del Banco Ambrosiano Veneto, la Dott.ssa Annalisa
Lombardo della Banca Popolare Vicentina, lArch. Nicola
Tracanzan Vicesindaco di Vicenza, la Prof.ssa Francesca
Lazzari Assessore alla Cultura del Comune di Vicenza,
lArch. Giuseppe Cosaro Presidente degli Amici del Conservatorio
di Vicenza, il Prof. Agostino Banovich Presidente della
Scuola Alberghiera di Tonezza, ed il Prof. Paolo Faldi
docente di Flauto dolce al Conservatorio di Vicenza
e responsabile artistico del concerto di chiusura.
Mi sia consentito inoltre di ringraziare tutto il personale
amministrativo ed ausiliario del Conservatorio che
ha collaborato con efficienza e disponibilità,
e soprattutto il Vicedirettore Mo Piergiorgio Meneghini
alle cui note capacità organizzative si deve
tutta la realizzazione pratica del convegno.
Il Conservatorio di Vicenza si è proposto, con
questo convegno, di dare un contributo alla discussione
sulla riforma dellistruzione musicale, con due precisi
obiettivi.
Il primo è favorire lincontro ed il confronto
dei rappresentanti di tutti i possibili settori operativi
con essa collegati. Siamo fermamente convinti, infatti,
della necessità che la riforma non si limiti
a un progetto di astratta ristrutturazione scolastica
o, peggio, ad un mutamento nominalistico in funzione
di un adeguamento a modelli prestabiliti, ma che debba
essere strettamente connessa, indicando un percorso
per la loro soluzione, coi problemi delloccupazione
e della produzione, sulla base di unattenta valutazione,
incentivazione e orientamento del consumo e della cultura
musicale in Italia a tutti i livelli. In questo senso
ci pare di essere in perfetta sintonia con limpegno
dimostrato dal Ministro col varo del progetto Educazione
al suono per gli insegnanti della scuola elementare.
IL secondo obiettivo è far giungere direttamente
al Ministro della Pubblica Istruzione la voce degli
addetti ai lavori in senso stretto, e cioè dei
musicisti, senza il filtro delle posizioni partitiche
o sindacali, nella certezza che esiste una maggioranza
silenziosa che, per quanto riguarda la riforma, non
si sente rappresentata nelle sue speranze e nelle sue
convinzioni.
A tale scopo riteniamo di grande importanza il dibattito
che avrà luogo alla fine del programma del Convegno
e che sarà aperto a liberi interventi, nel rispetto
delle opinioni di tutti. Ci sia però concesso
segnalare qualche argomento di discussione.
La tripartizione degli studi musicali, prevista quasi
unanimemente dai progetti di riforma, determina forti
opposizioni per due motivi: uno riguarda i docenti
di materie principali e complementari del Conservatorio
e consiste nellinevitabile declassamento economico
e, più ancora, nel danno morale derivante dallinserimento
forzato del personale in fasce considerate inferiori.
Laltro, di diverso ordine, riguarda linsegnamento delle
materie principali e viene, a nostro parere, sottovalutato
da chi presume che il gradimento delle innovazioni
da parte del personale insegnante, derivi sempre dallinteresse
materiale. Si tratta invece di un motivo, diremmo,
più nobile: della stessa concezione della funzione
dellinsegnamento, soprattutto nellinteresse degli alunni.
Il novanta per cento dei docenti, mentre accetta senza
riserve il principio della tripartizione applicato
agli insegnamenti culturali e collettivi, è
assolutamente contrario allestensione di esso agli
insegnamenti principali, perché contrasta profondamente
con tutta la tradizione italiana a questo riguardo.
Tradizione basata su una precisa filosofia dellinsegnamento
e consolidata da una pratica antichissima, che consente
di assicurare nellinteresse dellallievo, la continuità
didattica dallimpostazione iniziale fino al diploma,
escludendo il perfezionamento.
Questo modello di organizzazione trasversale dello studio
dei corsi principali, che sta alla base della cosiddetta
atipicità dellistruzione musicale, è
uno degli elementi costitutivi del processo di formazione
artistica, elemento universalmente riconosciuto, tanto
da avere un corrispettivo preciso anche in altre grandi
civiltà musicali molto lontane dalla nostra,
come quella dellIndia. Esso significa anche la possibilità,
di fondamentale importanza, altrimenti preclusa, che
il Conservatorio accetti alunni dotati a partire da
unetà inferiore a dieci anni
Il problema, di difficile ma non impossibile soluzione,
è conciliare questa forte esigenza di unità
specifica con la tripartizione ormai accettata nel
campo culturale generale.
E inoltre particolarmente sentita la necessità,
emersa chiaramente in relazione alla scuola media annessa
ai Conservatori, del rispetto della differenza tra
i modi e il tempo di apprendimento caratteristici dello
studio strumentale e quelli propri delle materie culturali.
Ciò significa lo sganciamento del curriculum
dello studio da quello delle classi del liceo musicale,
come già stato fatto, molto opportunamente per
la media annessa.
Infine, grande preoccupazione suscita la riforma per
quello che definiamo con una metafora il genocidio
professionale dei Direttori di Conservatorio, una categoria
sacrificata, bistrattata, vero parafulmine di tutte
le inadeguatezze del sistema Conservatorio. Genocidio
professionale perché dalla riforma essi vedrebbero
annullata una carriera che è sancita da tutta
la normativa sui Conservatori, compreso il recente
Testo Unico. Carriera che sta per essere loro tolta
assieme a diritti acquisiti intoccabili in un paese
civile. Questo può avvenire a causa dellimposizione
di un principio, quello della elettività, tipico
dellUniversità ma totalmente estraneo ai Conservatori,
fondato su una pericolosa concezione oltranzista di
democrazia totale e plebiscitaria, che esporrebbe la
gestione degli istituti ad ogni tipo di imposizione
e di ricatti.
Le speranze di tutti, invece, sono riposte nella prospettiva
dellautonomia didattica e amministrativa che, percorrendo
una strada già indicata dalla normativa sulla
sperimentazione, che può dare laire a tutte
quelle spinte innovative ancora compresse da una struttura
regolamentare ampiamente superata. E soprattutto può
fornire la base per listituzione di corsi superiori
in seno al Conservatorio che adeguino il titolo di
studio italiano nel campo musicale, alla laurea degli
altri paesi europei, e non come ultima ruota del carro
dellUniversità.
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