VICENZA 12 GIUGNO 1995

CONVEGNO

L'ISTRUZIONE MUSICALE, IL MONDO DEL LAVORO E DEI CONSERVATORI

Mo ENRICO ANSELMI

Direttore del Conservatorio di Vicenza

Saluto del Direttore del Conservatorio A Pedrollo di Vicenza

Quale Direttore del Conservatorio di Vicenza, che ospita il Convegno Nazionale su "L'Istruzione musicale, il mondo del lavoro e i Conservatori", rivolgo un cordiale saluto a tutti gli intervenuti. Sono lieto di porgere un particolare ringraziamento al Ministro della Pubblica Istruzione Ing. Giancarlo Lombardi, che ha voluto onorarci della sua presenza, dimostrando una rara attenzione e sensibilità per i problemi che riguardano il nostro settore. Ringrazio altresì il Dott. Mario Carraro Presidente dellAssociazione Industriali del Veneto, il Dott. Dino Menarin Direttore dellAssociazione Industriali di Vicenza, il Dott. Danilo Longhi Presidente della Camera di Commercio di Vicenza, la Dott.ssa Fatima Terzo del Banco Ambrosiano Veneto, la Dott.ssa Annalisa Lombardo della Banca Popolare Vicentina, lArch. Nicola Tracanzan Vicesindaco di Vicenza, la Prof.ssa Francesca Lazzari Assessore alla Cultura del Comune di Vicenza, lArch. Giuseppe Cosaro Presidente degli Amici del Conservatorio di Vicenza, il Prof. Agostino Banovich Presidente della Scuola Alberghiera di Tonezza, ed il Prof. Paolo Faldi docente di Flauto dolce al Conservatorio di Vicenza e responsabile artistico del concerto di chiusura. Mi sia consentito inoltre di ringraziare tutto il personale amministrativo ed ausiliario del Conservatorio che ha collaborato con efficienza e disponibilità, e soprattutto il Vicedirettore Mo Piergiorgio Meneghini alle cui note capacità organizzative si deve tutta la realizzazione pratica del convegno.
Il Conservatorio di Vicenza si è proposto, con questo convegno, di dare un contributo alla discussione sulla riforma dellistruzione musicale, con due precisi obiettivi.
Il primo è favorire lincontro ed il confronto dei rappresentanti di tutti i possibili settori operativi con essa collegati. Siamo fermamente convinti, infatti, della necessità che la riforma non si limiti a un progetto di astratta ristrutturazione scolastica o, peggio, ad un mutamento nominalistico in funzione di un adeguamento a modelli prestabiliti, ma che debba essere strettamente connessa, indicando un percorso per la loro soluzione, coi problemi delloccupazione e della produzione, sulla base di unattenta valutazione, incentivazione e orientamento del consumo e della cultura musicale in Italia a tutti i livelli. In questo senso ci pare di essere in perfetta sintonia con limpegno dimostrato dal Ministro col varo del progetto Educazione al suono per gli insegnanti della scuola elementare.
IL secondo obiettivo è far giungere direttamente al Ministro della Pubblica Istruzione la voce degli addetti ai lavori in senso stretto, e cioè dei musicisti, senza il filtro delle posizioni partitiche o sindacali, nella certezza che esiste una maggioranza silenziosa che, per quanto riguarda la riforma, non si sente rappresentata nelle sue speranze e nelle sue convinzioni.
A tale scopo riteniamo di grande importanza il dibattito che avrà luogo alla fine del programma del Convegno e che sarà aperto a liberi interventi, nel rispetto delle opinioni di tutti. Ci sia però concesso segnalare qualche argomento di discussione.
La tripartizione degli studi musicali, prevista quasi unanimemente dai progetti di riforma, determina forti opposizioni per due motivi: uno riguarda i docenti di materie principali e complementari del Conservatorio e consiste nellinevitabile declassamento economico e, più ancora, nel danno morale derivante dallinserimento forzato del personale in fasce considerate inferiori.
Laltro, di diverso ordine, riguarda linsegnamento delle materie principali e viene, a nostro parere, sottovalutato da chi presume che il gradimento delle innovazioni da parte del personale insegnante, derivi sempre dallinteresse materiale. Si tratta invece di un motivo, diremmo, più nobile: della stessa concezione della funzione dellinsegnamento, soprattutto nellinteresse degli alunni. Il novanta per cento dei docenti, mentre accetta senza riserve il principio della tripartizione applicato agli insegnamenti culturali e collettivi, è assolutamente contrario allestensione di esso agli insegnamenti principali, perché contrasta profondamente con tutta la tradizione italiana a questo riguardo. Tradizione basata su una precisa filosofia dellinsegnamento e consolidata da una pratica antichissima, che consente di assicurare nellinteresse dellallievo, la continuità didattica dallimpostazione iniziale fino al diploma, escludendo il perfezionamento.
Questo modello di organizzazione trasversale dello studio dei corsi principali, che sta alla base della cosiddetta atipicità dellistruzione musicale, è uno degli elementi costitutivi del processo di formazione artistica, elemento universalmente riconosciuto, tanto da avere un corrispettivo preciso anche in altre grandi civiltà musicali molto lontane dalla nostra, come quella dellIndia. Esso significa anche la possibilità, di fondamentale importanza, altrimenti preclusa, che il Conservatorio accetti alunni dotati a partire da unetà inferiore a dieci anni
Il problema, di difficile ma non impossibile soluzione, è conciliare questa forte esigenza di unità specifica con la tripartizione ormai accettata nel campo culturale generale.
E inoltre particolarmente sentita la necessità, emersa chiaramente in relazione alla scuola media annessa ai Conservatori, del rispetto della differenza tra i modi e il tempo di apprendimento caratteristici dello studio strumentale e quelli propri delle materie culturali. Ciò significa lo sganciamento del curriculum dello studio da quello delle classi del liceo musicale, come già stato fatto, molto opportunamente per la media annessa.
Infine, grande preoccupazione suscita la riforma per quello che definiamo con una metafora il genocidio professionale dei Direttori di Conservatorio, una categoria sacrificata, bistrattata, vero parafulmine di tutte le inadeguatezze del sistema Conservatorio. Genocidio professionale perché dalla riforma essi vedrebbero annullata una carriera che è sancita da tutta la normativa sui Conservatori, compreso il recente Testo Unico. Carriera che sta per essere loro tolta assieme a diritti acquisiti intoccabili in un paese civile. Questo può avvenire a causa dellimposizione di un principio, quello della elettività, tipico dellUniversità ma totalmente estraneo ai Conservatori, fondato su una pericolosa concezione oltranzista di democrazia totale e plebiscitaria, che esporrebbe la gestione degli istituti ad ogni tipo di imposizione e di ricatti.
Le speranze di tutti, invece, sono riposte nella prospettiva dellautonomia didattica e amministrativa che, percorrendo una strada già indicata dalla normativa sulla sperimentazione, che può dare laire a tutte quelle spinte innovative ancora compresse da una struttura regolamentare ampiamente superata. E soprattutto può fornire la base per listituzione di corsi superiori in seno al Conservatorio che adeguino il titolo di studio italiano nel campo musicale, alla laurea degli altri paesi europei, e non come ultima ruota del carro dellUniversità.


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