Perchè un convegno

sull'insegnamento musicale


La febbre di riforma dei Conservatori di musica, che ha pervaso improvvisamente il mondo politico e, di conseguenza, i Conservatori stessi, ha posto i musicisti di fronte ad un'urgenza alla quale in realtà erano impreparati. Un conto è lamentarsi di programmi di studio e strutture didattiche obsolete, altro è riformare davvero gli studi musicali senza fare sciocchezze. Che è quanto invece la musica italiana sta seriamente rischiando.

Nella gara a chi fa peggio pare che nessuno voglia rinunciare ad un po' di responsabilità. Che a monte dei progetti di riforma giacenti in Parlamento non ci siano dei musicisti - o, almeno, dei musicisti degni di questo nome - è evidente per tutti e sarebbe troppo facile metterne alla berlina i presentatori elencando le bucce di banana sulle quali, senza distinzione di parte politica, essi sono scivolati; ma non è questo lo scopo del convegno. E' certo invece che, politici e musicisti, in questo momento stanno commettendo lo stesso errore di fondo; stanno cioè tagliando un vestito senza aver preso le misure al cliente.

Che lo facciano i politici non stupisce. E' più grave che lo facciano i musicisti. I primi, bene o male, possono giustificarsi con il generale analfabetismo musicale della cultura italiana di cui pure fanno parte. Più grave è il caso dei secondi, i quali paiono non comprendere che il mondo della cultura, proprio per questo analfabetismo, non sospetta nemmeno che gli studi musicali abbiano una loro specificità e che cose ovvie per i musicisti paiono invece inaudite ai comuni mortali. A conferma di quanto detto si provi semplicemente a verificare quanti insegnanti della scuola ordinaria siano disposti ad accettare come normale il fatto che le lezioni di strumento siano individuali.

Pare quindi all'A.N.I.Mus. che, prima di accingersi a progettare un riforma dei Conservatori, si debbano identificare le figure musicali professionali della società attuale e, di conseguenza, le specificità dell'insegnamento con il quale queste figure si intende formare.

Rischio non meno grave del momento è che, nell'ardore dei rinnovamenti, si voglia riformare tutto distruggendo iconoclasticamente anche i valori della tradizione. Problema non meno grave del primo è dunque quello di identificare e conservare questi ultimi liberandoli magari dal fango di strutture oggettivamente superate.

Il convegno di Torino, da solo, non potrà essere molto più che un sasso in piccionaia. Il lavoro vero, utile anche se digraziatamente non saremo riusciti ad incidere sulle decisioni politiche immediate, sarà quello del gruppo di studio che verrà costituito a conclusione dei lavori. I musicisti, cioè, dovranno organizzarsi in modo che in futuro non esistano più alibi culturali allo sviluppo degli studi musicali italiani.