Innanzitutto chiarisco il titolo di questa mia comunicazione. Per "scuola" si intende nel linguaggio tecnico della normativa dei conservatori italiani un corso principale. Per questo e per non generare malintesi ho chiesto di virgolettare la parola "scuole".
Ciò che è accaduto all'inizio degli anni '90 in proposito
va riassunto in poche parole. E' quanto segue.
Di fatto, mentre mancava nei conservatori la vera e propria riforma, si
attuavano gradualmente delle piccole... micro-riforme, vuoi transitorie
vuoi definitive, a livello di alcuni singoli insegnamenti che prima non
erano riconosciuti. Appunto all'inizio degli anni '90 una serie di insegnamenti,
che prima erano definiti «corsi straordinari», venivano gradualmente,
attraverso una serie di atti legislativi, trasformati in vere e proprie
"scuole" come corsi ordinari, corsi principali di strumento o di altro.
Di fatto si prendeva atto, con questi provvedimenti, di una mutata realtà
che era partita, nella realtà musicale italiana e non, e di cui in
qualche modo si erano fatti carico questi corsi straordinari.
Riassumo brevemente. Una parte di questi insegnamenti riguardavano la
musica, diciamo così (con un termine fin troppo generico), antica,
quindi corsi di pre-polifonia, di liuto, viola da gamba, flauto dolce e traversiere.
Poi si trattò di istituzionalizzare finalmente il corso di didattica
della musica. Qui si prese atto di una esigenza fin troppo trascurata, non
solo nei conservatori ma in tutta la scuola italiana, cioè l'esigenza
di preparare le professionalità di chi va a suonare e le professionalità
di chi va a insegnare, professionalità ben diverse. E poi si prendeva
atto delle novità in ambito contemporaneo, novità espresse
in questo caso dai corsi di jazz e di musica elettronica; diciamo un altro
versante, di verso opposto ma con delle affinità profonde con il primo
versante di cui ho parlato. E ancora furono introdotti altri insegnamenti
di strumenti che prima erano forse ritenuti non degni di avere una loro presenza
istituzionale in conservatorio, come mandolino, basso tuba e fisarmonica.
Ma se pensiamo che la stessa diffidenza verso questi strumenti un tempo
era anche riservata ai corsi di chitarra, quando erano sperimentali, non
tantissimi anni fa, capiamo perché sia anche giusto che ci sia stato
un adeguamento su tutti questi fronti. Il problema è il come è
avvenuto questo passaggio da corsi sperimentali, straordinari, a ordinari.
E' avvenuto in una maniera alquanto disordinata, con non pochi problemi di
adattamento, come un inserimento di corpi estranei in una struttura che aveva
dei grossi limiti, come sappiamo.
Parto da una brevissima considerazione sui programmi. I programmi di questi
corsi, che dovevano garantire una certa omogeneità formativa, sono
stati in parte lasciati monchi. Faccio un esempio. Scusate, è un caso
che conosco molto bene e di cui ho avuto modo di accennare brevemente poco
fa a un collega che insegna proprio in uno di questi corsi, nel corso di
Flauto dolce e traversiere. E' stata coniata questa denominazione - corso
di "flauto dolce e traversiere" - ma sono usciti soltanto i programmi, nei
documenti ufficiali del Ministero, relativi al flauto dolce, dimenticando
"l'altra metà".
C'è tutto un giallo di cui si parlava con il collega, pare siano
stati "perduti in un cassetto"! Sono cose veramente patetiche, se pensiamo
al minimo di efficienza che dovrebbe essere richiesta all'Ispettorato per
l'Istruzione artistica.
Ma vediamo un po' anche altri problemi. Fra l'altro nel programma del
corso di Flauto dolce, tanto per dire qualcosa di patetico ma nello stesso
tempo un po' divertente, si parla delle dodici fantasie di Haendel, dove
tutti sanno che Haendel non ha mai scritto dodici fantasie per flauto solo
ma il riferimento era a quelle di Telemann. Evidentemente lì è
una svista, che poi può rientrare in una legge dello stato. Ma, dico,
le sviste possono esserci, però che non si correggano brevemente, nel
giro di pochi mesi o di un anno, è preoccupante.
Ci si è accorti però del fatto che in questo corso non era
contemplata come materia complementare la Storia della musica. Cosa alquanto
curiosa se si considera che dovrebbe richiedersi un minimo di coscienza storica
da un musicista che suona uno strumento storico.
Ma veniamo al problema delle materie complementari. Noi sappiamo che un
ex corso straordinario, come il corso di clavicembalo, ha una sua specifica
materia complementare, che è Storia della musica per clavicembalisti.
Bene, se è lecito aspettarsi una maggiore consapevolezza storica da
parte dello studente di clavicembalo, perché questo non dovrebbe avvenire
anche per uno studente di liuto, per uno studente di viola da gamba o di flauto
diritto? Sono misteri, e bisognerebbe prima o poi colmare questo vuoto, creando
eventualmente un corso ulteriore come per il clavicembalo, anche per queste
altre materie.
E in ogni caso si pone il problema generale di una formazione complessiva,
cioè non possono essere seguiti questi corsi senza aggiungere altro
alla formazione del musicista. Se poi questo debba avvenire attraverso una
riforma totale dei conservatori, che renda più omogenea la presenza
di questi corsi, oppure debba avvenire per gradi, questo dipende anche dai
tempi.
Ci sono stati dei momenti in cui in molti abbiamo creduto che la riforma
fosse troppo lontana, e che quindi fosse meglio procedere attraverso piccoli,
graduali cambiamenti come le sperimentazioni. Ma, per concludere, vorrei
fare una piccolissima domanda retorica: "Perché affidare i cambiamenti
proprio alle sperimentazioni?" Poco fa Salvetti accennava alle resistenze
rispetto a un eventuale inserimento di un dipartimento di strumenti antichi,
come c'è in altri conservatori ben più piccoli in Italia, in
un conservatorio grande e prestigioso come quello di Milano. Questo non è
un caso isolato. Paradossalmente sono più presenti sperimentazioni
di questo genere nei piccoli conservatori che non nei grandi conservatori
italiani. Addirittura nel conservatorio della capitale non solo mancano certe
sperimentazioni - o semplicemente "corsi", perché ormai non sono più
sperimentali, certi corsi - ma manca addirittura il liceo musicale sperimentale,
che invece è giustamente ritenuto di fondamentale importanza in molti
altri conservatori. Perché tutto questo? E' una domanda retorica. Se
potete rispondere nel dibattito... ma credo che già sappiamo la risposta.