DARIO LO CICERO
Conservatorio di Torino
Le "scuole" di recente istituzione.


Innanzitutto chiarisco il titolo di questa mia comunicazione. Per "scuola" si intende nel linguaggio tecnico della normativa dei conservatori italiani un corso principale. Per questo e per non generare malintesi ho chiesto di virgolettare la parola "scuole".

Ciò che è accaduto all'inizio degli anni '90 in proposito va riassunto in poche parole. E' quanto segue.
Di fatto, mentre mancava nei conservatori la vera e propria riforma, si attuavano gradualmente delle piccole... micro-riforme, vuoi transitorie vuoi definitive, a livello di alcuni singoli insegnamenti che prima non erano riconosciuti. Appunto all'inizio degli anni '90 una serie di insegnamenti, che prima erano definiti «corsi straordinari», venivano gradualmente, attraverso una serie di atti legislativi, trasformati in vere e proprie "scuole" come corsi ordinari, corsi principali di strumento o di altro.
Di fatto si prendeva atto, con questi provvedimenti, di una mutata realtà che era partita, nella realtà musicale italiana e non, e di cui in qualche modo si erano fatti carico questi corsi straordinari.
Riassumo brevemente. Una parte di questi insegnamenti riguardavano la musica, diciamo così (con un termine fin troppo generico), antica, quindi corsi di pre-polifonia, di liuto, viola da gamba, flauto dolce e traversiere. Poi si trattò di istituzionalizzare finalmente il corso di didattica della musica. Qui si prese atto di una esigenza fin troppo trascurata, non solo nei conservatori ma in tutta la scuola italiana, cioè l'esigenza di preparare le professionalità di chi va a suonare e le professionalità di chi va a insegnare, professionalità ben diverse. E poi si prendeva atto delle novità in ambito contemporaneo, novità espresse in questo caso dai corsi di jazz e di musica elettronica; diciamo un altro versante, di verso opposto ma con delle affinità profonde con il primo versante di cui ho parlato. E ancora furono introdotti altri insegnamenti di strumenti che prima erano forse ritenuti non degni di avere una loro presenza istituzionale in conservatorio, come mandolino, basso tuba e fisarmonica.
Ma se pensiamo che la stessa diffidenza verso questi strumenti un tempo era anche riservata ai corsi di chitarra, quando erano sperimentali, non tantissimi anni fa, capiamo perché sia anche giusto che ci sia stato un adeguamento su tutti questi fronti. Il problema è il come è avvenuto questo passaggio da corsi sperimentali, straordinari, a ordinari. E' avvenuto in una maniera alquanto disordinata, con non pochi problemi di adattamento, come un inserimento di corpi estranei in una struttura che aveva dei grossi limiti, come sappiamo.
Parto da una brevissima considerazione sui programmi. I programmi di questi corsi, che dovevano garantire una certa omogeneità formativa, sono stati in parte lasciati monchi. Faccio un esempio. Scusate, è un caso che conosco molto bene e di cui ho avuto modo di accennare brevemente poco fa a un collega che insegna proprio in uno di questi corsi, nel corso di Flauto dolce e traversiere. E' stata coniata questa denominazione - corso di "flauto dolce e traversiere" - ma sono usciti soltanto i programmi, nei documenti ufficiali del Ministero, relativi al flauto dolce, dimenticando "l'altra metà".
C'è tutto un giallo di cui si parlava con il collega, pare siano stati "perduti in un cassetto"! Sono cose veramente patetiche, se pensiamo al minimo di efficienza che dovrebbe essere richiesta all'Ispettorato per l'Istruzione artistica.
Ma vediamo un po' anche altri problemi. Fra l'altro nel programma del corso di Flauto dolce, tanto per dire qualcosa di patetico ma nello stesso tempo un po' divertente, si parla delle dodici fantasie di Haendel, dove tutti sanno che Haendel non ha mai scritto dodici fantasie per flauto solo ma il riferimento era a quelle di Telemann. Evidentemente lì è una svista, che poi può rientrare in una legge dello stato. Ma, dico, le sviste possono esserci, però che non si correggano brevemente, nel giro di pochi mesi o di un anno, è preoccupante.
Ci si è accorti però del fatto che in questo corso non era contemplata come materia complementare la Storia della musica. Cosa alquanto curiosa se si considera che dovrebbe richiedersi un minimo di coscienza storica da un musicista che suona uno strumento storico.
Ma veniamo al problema delle materie complementari. Noi sappiamo che un ex corso straordinario, come il corso di clavicembalo, ha una sua specifica materia complementare, che è Storia della musica per clavicembalisti. Bene, se è lecito aspettarsi una maggiore consapevolezza storica da parte dello studente di clavicembalo, perché questo non dovrebbe avvenire anche per uno studente di liuto, per uno studente di viola da gamba o di flauto diritto? Sono misteri, e bisognerebbe prima o poi colmare questo vuoto, creando eventualmente un corso ulteriore come per il clavicembalo, anche per queste altre materie.
E in ogni caso si pone il problema generale di una formazione complessiva, cioè non possono essere seguiti questi corsi senza aggiungere altro alla formazione del musicista. Se poi questo debba avvenire attraverso una riforma totale dei conservatori, che renda più omogenea la presenza di questi corsi, oppure debba avvenire per gradi, questo dipende anche dai tempi.
Ci sono stati dei momenti in cui in molti abbiamo creduto che la riforma fosse troppo lontana, e che quindi fosse meglio procedere attraverso piccoli, graduali cambiamenti come le sperimentazioni. Ma, per concludere, vorrei fare una piccolissima domanda retorica: "Perché affidare i cambiamenti proprio alle sperimentazioni?" Poco fa Salvetti accennava alle resistenze rispetto a un eventuale inserimento di un dipartimento di strumenti antichi, come c'è in altri conservatori ben più piccoli in Italia, in un conservatorio grande e prestigioso come quello di Milano. Questo non è un caso isolato. Paradossalmente sono più presenti sperimentazioni di questo genere nei piccoli conservatori che non nei grandi conservatori italiani. Addirittura nel conservatorio della capitale non solo mancano certe sperimentazioni - o semplicemente "corsi", perché ormai non sono più sperimentali, certi corsi - ma manca addirittura il liceo musicale sperimentale, che invece è giustamente ritenuto di fondamentale importanza in molti altri conservatori. Perché tutto questo? E' una domanda retorica. Se potete rispondere nel dibattito... ma credo che già sappiamo la risposta.