Temi di discussione per la Riforma

Associazione Nazionale per l'Istruzione Musicale

II Assemblea Nazionale 1996
Conservatorio di Parma
Domenica 16 giugno 1996 ore 11.

Nella prospettiva di una riforma, l'A.N.I.Mus. ha sempre pensato che l'argomento di difesa degli insegnanti di conservatorio potesse e dovesse essere l'atipicità dell'insegnamento musicale; dimostrare, cioè, che buttare a mare l'esperienza di secoli nel nome di un'astratta uguaglianza fra gli ordini scolastici equivarrebbe invece soltanto a negare la parità dei rispettivi valori distruggendo comunque quelli musicali.
A Parlamento rinnovato, la linea di condotta dellassociazione è la seguente:
1. individuare e definire per mezzo di una larga discussione i principi fondamentali, che devono presiedere alla riforma;
2. tradurre questi principi in un progetto tecnico da inviare a tutti i membri delle Commissioni Cultura parlamentari al fine di riavviare il processo di riforma;
3. stendere un ampio documento, destinato ai membri dei comitati parlamentari ristretti per la riforma al fine di chiarire loro, come prima nemmeno lA.N.I.Mus. aveva fatto (ma lesperienza ha insegnato qualche cosa), le peculiarità dell'insegnamento musicale;
4. stabilire i contatti politici necessari, senza preclusioni ideologiche preconcette per promuovere e seguire l'iter parlamentare del progetto.

TEMI DI DISCUSSIONE

Premessa

Stante il D.Lgs. 27 gennaio 1992, n. 115. Attuazione della direttiva n. 89/48/CEE relativa ad un sistema generale di riconoscimento dei diplomi di istruzione superiore che sanzionano formazioni professionali di una durata minima di tre anni ("laurea breve") la riforma del conservatorio è un passo obbligato, senza il quale, mentre i titoli stranieri avranno validità in Italia, i titoli italiani non ne avranno allestero. Questo decreto legislativo implica fra laltro che, per avere almeno il valore di "laurea breve", i nostri corsi di diploma debbano allungarsi del numero di anni necessari.
La legge 19 novembre 1990, n. 341. Riforma degli ordinamenti didattici universitari, prevede la laurea già per l'insegnamento nella scuola materna ed elementare e, a cominciare dalla scuola media, anche un diploma triennale di specializzazione dopo la laurea. Siccome la laurea del DAMS ammette all'insegnamento di Educazione musicale, a poco a poco questi laureati occuperanno tutte le cattedre che si faranno libere con i pensionamenti.

1. Il conservatorio come centro territoriale di produzione e di coordinamento delle attività musicali.

1.1. La riforma dei conservatori è problema che si colloca all'interno di quello generale dell'educazione musicale nazionale; al conservatorio incombe l'obbligo morale e professionale di farsi carico della guida di questo processo.
1.2. Un progetto organico di riforma dei conservatori deve prevedere anzitutto l'identificazione della loro funzione all'interno di questo più vasto problema; è quindi da stabilire se abbia senso restringere il progetto di riforma ai soli conservatori o se non si debba pensare piuttosto ad un'operazione globale, limitando per ora il problema alla concessione di un'autonomia del tipo di quella già prevista dalla legge finanziaria 1994.
1.3. Il riconoscimento della funzione pilota del conservatorio implica comunque la costituzione di questa scuola in centro di produzione e di coordinamento per le attività musicali nel senso più lato: divulgazione, decentramento, educazione scolastica e delletà adulta, ecc. Questa funzione dovrebbe essere reclamata dai conservatori in quanto culturalmente e tecnicamente attrezzati per farlo.
1.4. Offrire ai docenti di conservatorio la possibilità di svolgere al loro interno un'attività professionale a tempo pieno equivarrebbe a metterli nella stessa condizione dei professori universitari, i quali trovano nell'università le strutture necessarie alla loro funzione didattica e di ricerca. E però il caso di ricordare che l'uguaglianza di condizione comporterebbe inevitabilmente anche l'uguaglianza di trattamento economico, con l'obbligo di scelta fra "tempo pieno" e "tempo definito" e conseguente differenziazione degli stipendi. La possibilità di svolgere nella nuova struttura musicale attività diverse da quella didattica, contribuirebbe anche a risolvere il problema delle cattedre soprannumerarie (precedente delle Scuole libere del Nudo nelle Accademie).

2. L'atipicità dellinsegnamento musicale.

2.1. In relazione specifica alla riforma dei conservatori, primo e fondamentale nodo da sciogliere è quello dell'atipicità dell'insegnamento musicale; si tratta cioè di dichiarare formalmente se questa atipicità veramente esista e, se sì, quali siano i suoi termini.
2.2. Questa definizione è fondamentale perché su di essa si fondano tutti i progetti di riforma, l'eventuale secondarizzazione del conservatorio e, di conseguenza, la carriera futura degli insegnanti.

2.3. In prima approssimazione il Consiglio direttivo dellA.N.I.Mus. ha ritenuto di poter individuare e sottoporre alla discussione dei Colleghi i punti che seguono.

  1. Uso tecnico del corpo.
  2. Scelta specialistica (strumento) iniziale.
  3. Assenza della fase propedeutica.
  4. Individualità dell'insegnamento.
  5. Rapporto didattico fra maestro ed allievo.

3. Le figure professionali musicali diverse da quella concertistica ed orchestrale.

3.1. Il maggior numero di posti di lavoro musicale si trova oggi in attività diverse da quella concertistica e orchestrale e, in primo luogo, nell'insegnamento di Educazione musicale nella scuola media inferiore. Stanti le dichiarazioni del nuovo Governo sulla riforma della scuola secondaria, a questi posti di insegnamento starebbero per aggiungersi presto quelli nella scuola media superiore.
3.2 Per tutte le nuove professioni è più opportuna una preparazione da compositori piuttosto che da esecutori; il che non toglie che la capacità di esprimersi per mezzo di uno strumento rimanga condizione irrinunciabile per chi faccia della musica la sua professione.
3.3. Questo riconoscimento verrebbe a modificare profondamente la tipologia del corpo insegnante.

4. La figura moderna dell'esecutore musicale.

4.1. Ciò che caratterizza la figura moderna dell'esecutore musicale è la sua visione del repertorio in prospettiva storica. Nella pratica questo atteggiamento si realizza in ricerche nell'ambito di quell'ampio ventaglio di discipline, chiamato nel suo complesso "prassi esecutiva" e nell'applicazione delle conoscenze acquisite all'esecuzione musicale.
4.2. La questione è importante in campo pratico in quanto l'evoluzione del conservatorio in prospettiva universitaria impone di individuare campi di ricerca musicale di tipo universitario ma peculiari del musicista; in difetto, l'"assalto alla diligenza", già in atto da parte dei professori universitari, che hanno individuato nel conservatorio un tesoro di cattedre di cui impadronirsi, non troverebbe argomenti per la difesa.

5. Programmi di studio delle discipline musicali.

5.1. Non è possibile progettare l'organizzazione del futuro conservatorio senza aver ripensato prima le attuali materie di studio.
5.1.1. Sono da rivedere a fondo i programmi e le durate degli attuali corsi sulla base dellesperienza passata, alla luce delle esigenze moderne e nella prospettiva di quelle future (laurea breve, laurea e dottorato di ricerca).
5.1.2. Sono da rivedere la funzione e i programmi delle attuali materie complementari in una visione di queste discipline, che le rappresenti come componenti basilari della formazione del musicista, dando inoltre al loro studio spazio culturale e durata temporale convenienti.
5.1.3. E' compito degli attuali docenti delle diverse materie progettare la riforma delle stesse individuando quelle nuove.

6. Collocazione dei docenti rispetto alle fasce di docenza della scuola ordinaria.

6.1. La formazione del musicista professionista non ammette il suo affidamento ad insegnanti di livello inferiore a quello attuale in nessuno dei suoi stadi, pena l'abbassamento della qualità dell'insegnamento. Così come il pediatra e il gerontologo prescrivono ai loro pazienti diete diverse, ma non possono essere l'uno meno medico dell'altro, allo stesso modo il maestro di conservatorio non può essere più o meno musicista a seconda dell'età dei suoi allievi.
6.2. Fatte salve le esigenze organizzative, i docenti di conservatorio devono poter distribuire il loro impegno didattico su tutto l'arco degli studi dei loro allievi o soltanto in un ambito specialistico a seconda della loro personalità didattica.
6.3. La progressione professionale del docente di conservatorio non è correlata all'età dei suoi allievi, ma alla sua attività di ricerca e di produzione artistica, così come previsto dall'art. 4 dell'Accordo successivo per il personale delle accademie e dei conservatori, del CCNL.

7. Carriera scolastica degli allievi di conservatorio.

7.1. I livelli inferiori e medi del conservatorio non hanno il significato dei corrispondenti livelli della scuola ordinaria, ma quello di "vivaio" e quindi rientrano nelle funzioni e nell'ambito degli Istituti di Alta Cultura.
7.2. L'allievo di conservatorio incomincia gli studi affidato comunque ad un insegnante di strumento (è da studiare l'età di ammissione degli allievi di composizione), che lo segue fino al conseguimento della maturità musicale.
7.3. Nel passaggio al ciclo universitario gli strumentisti, sempre seguiti (o no?) dal loro insegnante, seguono anche altri corsi strumentali specialistici oltre, ovviamente, quanti altri opportuni.
7.4. Nel passaggio al ciclo universitario gli studenti orientati ad altre professionalità musicali (composizione, didattica, musicologia, conservazione dei beni culturali, organizzazione, ecc.), pur continuando a coltivare nei modi opportuni lo strumento, approfondiscono gli studi di tipo compositivo e sviluppano professionalità specifiche.

8. Organizzazione del conservatorio.

8.1. Il percorso didattico della scuola ordinaria si svolge attraverso insegnamenti successivi diversi, sovrapposti a strati, per così dire, "orizzontali" .
La struttura didattica musicale è "verticale" nel senso che il percorso didattico degli alunni si svolge dal basso all'alto all'interno del corso di strumento scelto fin dall'inizio.
Il conservatorio riformato adotta una struttura "a griglia" in cui l'insegnamento musicale principale conserva la sua struttura "verticale" e l'insieme degli altri quella "orizzontale".

8.2. Il Conservatorio mantiene la sua struttura unitaria attuale, ma istituisce al suo interno tutti i corsi di studio necessari a soddisfare le richieste musicali professionali della società moderna. La struttura proposta tende a conservare i vantaggi della scuola musicale tradizionale godendo contemporaneamente di quelli della scuola ordinaria.
Il conservatorio risulta quindi articolato in:

8.3. In tempi di decentramento delle sedi universitarie è contradditorio accentrare quelle artistiche. La fascia superiore degli studi musicali, che prevede materie specialistiche, viene organizzata a rete. Mentre gli insegnamenti di livello universitario delle discipline tradizionali o comunque con maggior numero di allievi mantengono la sede decentrata attuale, per le discipline specialistiche vengono istituite una o più sedi regionali e gli allievi viaggiano per quelle sole materie.
8.4. Si apre tuttavia il problema logistico dei viaggi quotidiani degli allievi della scuola media. Il problema potrebbe essere risolto decentrando opportunamente gli insegnamenti musicali sul territorio e facendo viaggiare piuttosto gli insegnanti. Se è vero che questo comporterebbe un disagio sul piano individuale è altrettanto vero che lo stesso disagio sarebbe pagante nei riguardi della categoria degli insegnanti nel suo complesso in quanto, in tempi di cattedre soprannumerarie, i sacrifici di coloro che accettassero questa soluzione varrebbero alla conservazione di altrettanti posti di lavoro.


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