MICHELE GIRARDI
Conservatorio di Mantova

MI SERVE UNA LAPIDE


Parma, 13 gennaio 1998

E sì, mi serve davvero una lapide dopo aver letto quanto scrive il nuovo direttore del Conservatorio di Venezia a proposito della riforma. A parte la leggerezza con cui confessa d'essersi informato, dopo la nomina, di leggi e altre delizie che avrebbe doverosamente dovuto conoscere prima per formulare un programma adeguato (mi chiedo quindi su quale base sia stato eletto, e ai colleghi lascio eventuali dubbi, secondo coscienza), ha fatto i conti Battel con quello che realmente comporta la riforma attualmente in discussione, dopo il passaggio alla Camera? Com'è insensato rivendicare un ruolo universitario per i Conservatori attuali, visto quello che è successo dai bei tempi nostalgicamente rievocati nella lettera. Certo, una volta insegnavano in questa gloriosa istituzione fior d'artisti e d'intellettuali, ma ora? e sono da rimpiangere i programmi del 1918? o quelli successivi, che vanno poco più in là ma rimangono in ambito fascista?

Sarà anche vero che il Conservatorio ha poco ha che fare con la scuola secondaria, ma nulla o quasi ha a che vedere con l'Università, piaccia o meno (a seconda dell'orgoglio di ognuno, o di come usa stimarsi), se non si riformino programmi e modalità d'accesso all'insegnamento, se non si riqualifichino gli sbocchi professionali e se ne individuino di nuovi, e tanto altro ancora su cui non ho voglia, né tempo di soffermarmi.

Noto soltanto che fra i destinatari di questo documento c'è il segretario generale di un sindacato fra i tanti, uno qualsiasi, l'UNAMS, che questa riforma ha fortemente voluto, abbindolando molti docenti sulla base di promesse vuote di significati. Tutti universitari? stiamo scherzando? non è solo il livello di chi insegna oggi in discussione (tutto da valutare, sia per qualità sia per quantità), non soltanto quali materie siano o meno da alzare di rango (come la mettiamo, ad esempio, con teoria e solfeggio, o pianoforte complementare?) ma l'enorme spesa che comporterebbe, in termini di stipendio, per lo stato promuovere l'attuale corpo docente a livello, ad esempio, di un professore di seconda fascia.

Il mondo è fatto d'illusioni e, talora, di farneticazioni. Lasciamole a chi ha voglia di credere nelle fiabe e pensiamo a modalità concrete d'intervento. "Spero così di poter dare il mio contributo, nella sede di Venezia, affinché il passaggio dalla vecchia alla nuova normativa avvenga nel migliore dei modi" afferma Battel, ben disposto ad avallare il processo riformatore.

Contento lui, intanto se la legge va avanti così com'è fra poco si chiudono i Conservatori e basta. Qualche capoluogo di regione potrà proporsi ai politici (a danno e in pieno conflitto con chi sta in provincia, ed è bene che lo si sappia) come ideale contenitore di manifestazioni ad uso propagandistico, in ossequio a quei serbatoi di voti che le nostre scuole di musica sono state in tempi non remoti (e chi è veneto lo sa: Adria e Rovigo, Castelfranco, ma non Treviso e via discorrendo, a fronte di UN solo Conservatorio in Toscana, e si potrebbe continuare, ma intanto si chiude, e ci si doveva pensare un po' prima).

Forse non sarà un gran male, se a fronte del sacrificio di una cultura fortemente specializzata, ma solo 'professionalè alla stregua di un qualsiasi istituto tecnico in un anonimo distretto scolastico, avanzerà un sapere musicale diffuso in tutti i ranghi d'istruzione. Ma: chi è pronto ad assumersene la responsabilità? qualcuno vuole farsi avanti, o preferisce, more italico, tramare nell'ombra?

Michele Girardi