S.N.A.L.S.
Coordinamento Docenti dei Conservatori di musica
di Trieste, Udine, Venezia e Vicenza.

Enrico Anselmi
Candidato dello S.N.A.L.S. per i Conservatori
al Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione

PROPOSTA PER UNA POLITICA DELL'ISTRUZIONE MUSICALE


Il processo di trasformazione dell'istruzione musicale italiana esige una guida sicura al fine di evitare quei fraintendimenti e quelle confusioni che rischiano di destabilizzare del tutto il settore. Alcuni punti essenziali debbono essere chiariti:

1) Contro il tentativo di costringere l'istruzione musicale entro schemi propri di altre strutture e di farle assumere vesti che non sono le sue, deve essere ribadita e difesa la sua atipicità. In particolare va tenuto conto:

a) delle differenze di età per l'approccio all'apprendimento: lo studio di strumenti come violino e pianoforte deve essere iniziato verso gli otto anni, mentre altre discipline come contrabbasso, trombone, canto e composizione impongono tempi diversi. La divisione in fasce non consente questa atipicità.

b) della necessità che gli alunni dei Conservatori siano seguiti con regolarità. La flessibilità riguardante il monte ore annuo tipica dell'Università non è applicabile tout court ai Conservatori, perché non è possibile prescindere dalla necessità di scansione settimanale delle lezioni di strumento, soprattutto per gli alunni nella prima fase di formazione.

2) I Licei sperimentali dei Conservatori vanno difesi perché fino ad oggi sono le sole istituzioni che consentono la formazione completa, anche dal punto di vista culturale, del musicista. Sarebbe anzi auspicabile una loro maggiore diffusione. Essi potranno essere eliminati dai Conservatori solo quando saranno istituiti licei musicali autonomi. Va definitivamente chiarito che la loro esistenza attuale non ha niente a che fare con la "secondarizzazione".

3) Negli I.S.D.A. Istituti Superiori delle Arti (uno per regione) debbono confluire tutti i Conservatori della regione così come sono, con i loro docenti e non con la sola struttura superiore. Il Conservatorio italiano deve mantenere il suo atipico carattere trasversale, il suo essere parallelo a tutte le fasce, senza identificarsi con nessuna di esse, che gli consente di accogliere alunni dagli 8 ai 25 anni circa.

4) I docenti dei Conservatori, confluendo negli I.S.D.A., debbono avere un inquadramento speciale di stipendio, conservando l'atipicità del contratto, che permetta loro di mantenere tutti i livelli di insegnamento, da quello iniziale fino al perfezionamento.

5) In seno agli I.S.D.A. verrà conseguita la laurea nelle discipline musicali solo per chi, ottenuta una maturità, musicale o non musicale, frequenti quattro anni di alta specializzazione o perfezionamento.

6) Debbono essere previste lauree brevi e diplomi che abilitano solo a determinate attività, per chi non consegue una maturità. Tutti i titoli riguardanti la musica debbono essere rilasciati dagli I.S.D.A.: per esempio la specializzazione in Scienze della formazione per quanto riguarda la musica deve essere tolta allUniversità e data agli I.S.D.A.

7) L'imbroglio dell'elettività dei direttori è stato evidente per tutti nel momento in cui i docenti, che avevano letto distrattamente l'ordinanza, allo scadere del biennio della direzione elettiva credevano che il direttore eletto dovesse rimettere il mandato. L'imbroglio consiste nel fatto che il direttore eletto è, secondo la linea dell'elettività imposta dall'UNAMS, confermato automaticamente: è, cioè, altrettanto stabile del vecchio direttore incaricato. Una vera elettività deve prevedere un direttore in carica per tre anni (il tempo minimo per fare qualcosa) che, allo scadere del triennio, deve rimettere il mandato e può essere eletto di nuovo, ma può anche non esserlo, secondo la qualità del suo operato. Questo è un criterio serio per l'elettività: l'attuale regolamentazione voluta dallUNAMS è solo un pasticcio che tenta di proteggere i direttori salvaguardando la conferma automatica e nega il vero principio democratico dell'elettività se elettività deve essere, sia chiara e onesta, altrimenti tanto vale procedere come si è sempre fatto nel passato. Se elettività deve essere, siano rimessi i mandati di tutti, anche di chi è direttore da tanti anni e tutti siano, in modo chiaro, sottoposti al vaglio dell'elezione ogni triennio.

8) Contro gli equivoci e la contraddittorietà delle disposizioni ministeriali va lasciata maggiore autonomia ai Conservatori: ricordiamo che la battaglia per l'autonomia anche didattica e amministrativa è stata inopportunamente accantonata. Per quanto riguarda le contraddizioni della normativa, rileviamo che decreti come il famigerato Testo Unico del '94 creano solo confusione e destabilizzazione con la loro mancanza di chiarezza, mettendo in forse regolamenti e consuetudini che da decenni regolano i Conservatori (per esempio: la non chiara abolizione del Consiglio dIstituto, organo democratico di importanza essenziale, il cui parere è necessario quasi ad ogni passo, e ancora il risibile obbligo di commissari estranei per promozioni o conferme di qualsiasi corso complementare, e d'altra parte la facoltatività della loro nomina per diplomi e compimenti di fiati e contrabbassi).

9) Bisogna tenere costantemente in evidenza il problema, gravissimo, dei posti di lavoro. Vi sono almeno due punti essenziali che riguardano tale problema:

a) il mantenimento delle cattedre nei Conservatori: la perdita di posti per troppi docenti denuncia una grave incuria da parte della direzione nel controllo degli esami di ammissione o, peggio, la scelta deliberata di ridurre le classi in nome di una malintesa selettività che, lungi dal migliorare, inaridisce e uccide i Conservatori;

b) il reperimento doveroso di possibilità di lavoro nella scuola (con l'incentivazione di collaborazioni a contratto nelle scuole elementari, con la diffusione delle scuole medie ad indirizzo, con listituzione dei licei musicali e con l'introduzione della Storia della musica accanto o in alternativa alla Storia dell'arte nelle altre scuole), nelle orchestre, il cui numero è stato drasticamente ridotto, e in altre strutture nelle quali possano esprimersi nuove professionalità.