A seguito della scissione in seno ai Comitati per la Riforma dei Conservatori, i firmatari della lettera del 13 aprile, ampiamente diffusa tra i Comitati stessi e pubblicata sul Giornale della Musica di maggio, ritengono opportuno definire in modo chiaro e riconoscibile la propria posizione nell'ambito del dibattito oggi più che mai vivo nel mondo della scuola e della cultura in genere e della politica.
Il Comitato Nazionale rimane compatibile con i Comitati locali ma richiede che la trasparenza delle adesioni sia garantita dalle firme personali di coloro che concordano con le nostre posizioni.
Nei contenuti della Riforma le posizioni espresse nel
documento di Roma (giugno 1997, confermate dall'Assemblea
autoconvocata di Bologna (dicembre 1996) e nelle critiche
da noi assunte sul T.U. Sbarbati, sono alla base delle
nostre richieste di profonda modifica della proposta
di legge. Rimaste finora
inascoltate alcune richieste in tal senso presentate,
è oggi piuttosto diffusa la
sfiducia sulla emendabilità del T.U., anche se
dà più parti si insiste comunque per
un suo miglioramento. In ogni caso questo Testo, così
come è stato licenziato dalla Commissione Cultura
della Camera, deve essere sottoposto a profonde modifiche
(particolarmente gli art. 8 e 10 si ritiene siano da
riformulare).
Concordiamo sulla necessità di definire studi
di livello universitario nel settore dell'istruzione
musicale professionale; crediamo tuttavia che per accedere
a questi studi si debba prevedere la maturità
e precisi crediti musicali acquisiti in strutture scolastiche
precedenti. La figura di "uditore" dell'ISDA
(ora inserita nel testo), per chi non ha ancora la
maturità, non ha alcun senso e contribuisce
non poco a mantenere confuso e pasticciato il quadro
istituzionale delineato dopo la riforma.
Non essendo definite dal testo Sbarbati le strutture
scolastiche future, non vi sono inoltre certezze sul
futuro dei nostri Conservatori e Istituti pareggiati,
che rischiano di essere sacrificati sull'altare dell'ambito
livello universitario.
Nella distinzione dunque tra strutture universitarie
e non, occorre poi conciliare la storia e la tradizione
delle nostre scuole anche con le proposte di riordino
dei cicli scolastici del Ministro Berlinguer; proposta
troppo importante per essere ancora ignorata dai Parlamentari
che si occupano della Riforma dei Conservatori.
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