TEATRO DELL’ANGOLO

Orsetti

Ideazione, movimenti coreografici, concezione visiva e selezione musicale di Mariachiara Raviola

In collaborazione con Erica Guarino e Vanni Zinola

Consulenza registica Nino D’Introna

Consulenza per i costumi di Elena Gaudio, Roberta Vacchetta

Sartoria Maria Cipresso

Collaborazione tecnica Beppe Bertolotto

Si ringrazia per la consulenza pedagogica il Centro Studi Teatro Ragazzi "Gian Renzo Morteo"

Con Vanni Zinola, Erica Guarino

 

 

Scheda Didattica

 

La vicenda

La storia che abbiamo voluto raccontare con questo spettacolo è molto semplice, si potrebbe dire quasi universale: si tratta dell’avventura che tutti i peluches vivono dal momento in cui vengono al mondo, cioè vengono regalati, o tramandati di generazione in generazione, ai loro piccoli padroni.

Ma si sa, tutto il mondo è paese, e la storia dei vari orsetti, cagnolini, coniglietti e gattini di pelo ecologico è, nella realtà, molto simile a quella dei bambini in carne ed ossa che amano i loro animaletti e li adottano come compagni di vita.

Così Orsetto, come un qualunque bambino, si trova a fare l’esperienza di nascere e crescere, mangiare ed essere lavato, imparare a camminare e cadere, avere paura ed essere spavaldo, essere timido e dispettoso, ingelosirsi del fratellino e volere mamma e papà tutti per sè, divertirsi al circo e conoscere tanti amici, innamorarsi e, infine, addormentarsi, ancora accanto al proprio padroncino, ma tenendo un altro piccolo Orsetto fra le zampe, dando così modo al tutto di ricominciare.

L’ ambientazione scenografica

Abbiamo scelto un’ambientazione semplice e simbolica: un grande lenzuolo rotondo e bianco sul quale si muovono gli attori e attorno al quale, in cerchio, si siedono i bambini con i loro pupazzi. A lato, due ceste contengono tutti gli oggetti dello spettacolo, e due grandi luci illuminano la scena.

Dove siamo?

Forse su un grande letto, regno dei sogni dei bambini vegliati da angeli in peluche; forse in una piazza dove, complice la neve, un uomo e una donna, o una mamma e papà Orso, s’incontrano per la prima volta; forse sotto il tendone di un circo o sul tappeto della stanza di un bimbo; forse al Polo Nord…

Piani di lettura

Il bambino ha la possibilità di vedere rappresentato sulla scena il proprio mondo immaginario, la vicenda può venire interpretata in modo diverso e permette varie possibilità d’identificazione.

Qualcuno potrà vedere sulla scena la propria vita, immedesimarsi nel peluche e considerare i due attori come mamma e papà. Per altri i due protagonisti sono due fratelli che giocano e si contendono il proprio giocattolo, per altri ancora la storia di una famiglia d’Orsetti polari.

Al tempo stesso, durante lo spettacolo, i bambini sono accompagnati dal loro peluche personale che di volta in volta assume il ruolo d’amico, o di colui che fa arrabbiare, di consolatore o di coccolato, a momenti protagonista, a momenti semplice spettatore. La presenza dell’amico orsetto, contribuisce a rafforzare la sicurezza e la fantasia del bambino, la comunicazione e l’interazione con gli altri orsetti - bambini.

Più specificamente, il lavoro di movimento e teatralizzazione, pur rispettando il mondo intimo del bambino e il rapporto unico con il suo peluche, contribuisce a sviluppare il senso dell’esistere, dell’identità e della consapevolezza di sé; la possibilità di veicolare, quindi esprimere, emozioni, bisogni e paure; il senso del primo possesso all’infuori di sé di cui essere responsabili; la capacità di comunicare, di relazionarsi, di condividere, di separarsi, di rincontrarsi...

In uno scenario essenziale, avvolti da una musica giocosa ed intrigante, gli attori-danzatori danno vita ad un mondo, dove, come nei pensieri e nei giochi dei bambini, l’azione segue una logica propria, fantastica e ricca di colpi di scena, capace di evocare al tempo stesso momenti quotidiani e sensazioni magiche ed archetipe di calore, effetto e fantasia.

Linguaggi e forme d’espressione

Orsetti potrebbe essere definito come uno spettacolo di teatro coreografico e di movimento dove la parola è poco presente se non in forma di gramelot, filastrocca o esclamazione onomatopeica per sottolineare il vissuto emotivo dei protagonisti.

In un certo senso si potrebbe fare un paragone con il cinema muto che continua a far sorridere proprio per quel linguaggio semplice e quotidiano, lieve ed ironico, riconoscibile e comune ai bambini di diversa origine e cultura.

Sono così facilmente leggibili gesti e reazioni tipici dell’uomo, ma anche degli animali, cuccioli ed adulti: grattarsi, annusarsi, corteggiarsi, coccolarsi, ed azzuffarsi.

Metodo di lavoro e creazione

Abbiamo avuto la possibilità di compiere un attento lavoro di osservazione dei bambini e di recupero dei nostri stessi ricordi d’infanzia.

Attraverso laboratori sul tema dell’oggetto transizionale nelle Scuole per l’Infanzia, sperimentazioni dello spettacolo in fase di creazione, disegni dei bambini, siamo arrivati ad identificare i momenti salienti della nostra vicenda.

Inoltre, nella costruzione, abbiamo tenuto conto del percorso di crescita che il bambino a cui ci rivolgiamo sta compiendo: non mancano riferimenti ad elementi del lavoro psicomotorio ed espressivo-corporeo, all’orientamento nello spazio, alla percezione del ritmo, all’uso dell’energia, alla relazione tonico-affettiva.

Una volta identificato tutto il nostro materiale abbiamo costruito le scene in modo coreografico, cercando, pur mantenendo la naturalezza del movimento e dell’espressione, di inserire le azioni all’interno delle frasi musicali.

La struttura che ne è scaturita permette però, all’interno dello spettacolo, la possibilità d’intervento, reazione, partecipazione dei bambini e dei loro peluches.

Aspetti psicopedagogici

I tempi cambiano, i giocattoli dei bambini si trasformano con le mode e la tecnologia, ma i bimbi di oggi, come quelli di ieri, si affezionano in modo speciale a quel peluche, a quella bambola, a quell’oggetto morbido, con cui affrontano le prime avventure della vita, dando vita ad una relazione affettiva e sociale intensa e significativa.

Inizia così il gioco simbolico o di finzione, di grande importanza per lo sviluppo cognitivo ed emotivo, in cui il mondo immaginario del bambino ha libero sfogo e in cui è possibile scoprire il primo gioco teatrale, la prima assegnazione delle parti o la prima scoperta dei ruoli; quel pupazzo scelto chi sa perché e fra quanti altri, solo lui, unico ed insostituibile, sa trasformarsi all’occorrenza in cucciolo impaurito da proteggere, in eroe imbattibile, in furfante da sgridare, in compagno di sogni e paure della notte.

Sulla base di tali considerazioni, delle teorie di Winnicott sull’Oggetto Transizionale, e dalla lettura stimolante di In principio era l’Orsacchiotto di Tilde Giani Gallino (si vedano qui di seguito alcuni estratti), è nato Orsetti, spettacolo offerto a un pubblico di fanciulli accompagnati a teatro dai loro peluches.

 

"La fase dell’orsacchiotto inizia attorno ai due anni e continua fino ai sette. (…)

Quando s’instaura davvero una relazione d’amicizia tra bambino e compagno immaginario, essa può incidere in maniera molto positiva sul processo di crescita, cognitiva e sociale".

"Molti peluches assumono in effetti uno spazio notevole nella vita del loro piccolo proprietario, che li dota di una personalità ben definita, e li utilizza come un Doppio di Sé e insieme Altro Sé. Appunto, come compagni immaginari con i quali discutere e far filosofia per imparare il mestiere di vivere e diventare grandi".

"(…) La famiglia appare molto presente, talvolta persino incombente, soprattutto nei giochi di finzione, che diventano vere e proprie rappresentazioni teatrali durante le quali, in compagnia di peluche,vengono ripetute le attività quotidiane in cui è coinvolto il bambino. (…) Certe simulazioni dell’atteggiamento genitoriale risultano abbastanza efficaci nel descrivere le situazioni che i bambini si trovano a dover vivere nelle loro condizioni di figli".

Tilde Giani Gallino, In principio era l’orsacchiotto. Gli animali di peluche e il

mondo immaginario dei bambini, Milano, Arnoldo Mondatori Editore, 1996

 

Oggetto Transizionale – definizione

"Termine introdotto da D.W.Winnicot per indicare un oggetto materiale, come può essere il lembo di una coperta o un pupazzo che il bambino, fra i quattro e dodici mesi, tiene presso di sé per addormentarsi. E’ un fenomeno normale che consente al bambino di passare dalla prima relazione con la madre alla relazione oggettuale. L’oggetto transizionale, pur costituendo un momento di passaggio verso la percezione di un oggetto nettamente separato dal soggetto, non perde la sua funzione nel periodo successivo (…); costituisce la parte più imporante dell’esperienza del bambino e il suo protrarsi nell’età adulta e alla base della successiva vita immaginativa".

Umberto Galimberti, Dizionario di psicologia, Torino, UTET, 1992

 

 

 

Bibliografia

 

 

Musiche