Città reale, città virtuale*

                    Carla Lanza Dematteis

                    carlalanza@libero.it

           

  Nel 1995, quando in Francia espose la protesta dei “sans papiers”, cioè degli immigrati clandestini,  il vescovo di Evreux, in Normandia,  Jaques Villot, scese a Parigi per  appoggiare quei diseredati e dare loro il suo conforto morale. La cosa non piacque al Vaticano, che   rimosse il vescovo dalla sua diocesi, dichiarandola vacante e lo nominò vescovo della diocesi Partenia.

Il problema consisteva nel fatto che Partenia è  una “non diocesi”; si tratta infatti di una località semidesertica e disabitata dell’Algeria, dove un  vescovo non proprio ossequiente ai voleri della curia romana non avrebbe potuto far danni, non avendo nessuno con cui confrontarsi.

Ma Sua eminenza non si scoraggiò è, aiutato da amici informatici, si creò una dicesi virtuale, sul web: www.partenia.org. Oggi la diocesi virtuale ha centinaia di fedeli, con i quali  dialoga  ad ai quali offre assistenza spirituale (Starrs P., 1997).

Le città virtuali di cui parleremo in questo articolo non sono come  Partenia, diocesi che “non c’è”  nel territorio “materiale”,  ma che è presente soltanto nel cyberspazio[1].

Parleremo invece di  quelle che vengono definite “città digitali o città in rete” cioè di  spazi virtuali  che si integrano  con la città materiale, formando un tutt’uno: la città reale.

Nella moderna società della globalizzazione, le città digitali, utilizzando le nuove tecnologie per la trasmissione dell’informazione, assumono valenze diverse: da un lato offrono servizi ai cittadini, dall’altro possono configurarsi  come mezzi di coesione della società locale e strumenti di una “democrazia dal basso”.

Infatti nonostante la  diffusione planetaria di Internet e la possibilità che offre di collegarsi con chiunque e ovunque, la sua dimensione ideale, nell’ambito della quale le potenzialità  comunicative della rete delle reti si esprimono al meglio  e portano maggior valore aggiunto, pare essere  quella della community, cioè dell’insieme di attori (cittadini, imprese, centri di ricerca, pubblica amministrazione…) che, mossi da interessi comuni, interagiscono in rete, scambiandosi informazione e servizi e effettuando transazioni. 

La società locale  è una delle community che meglio può avvantaggiarsi della comunicazione in rete, perché    le persone e le imprese che la compongono hanno come interesse comune la  territorialità.  In Italia il fenomeno della messa in rete delle comunità territoriali è partita dal basso:  al centro dello sviluppo della telematica locale si sono poste infatti le Pubbliche amministrazioni comunali, provinciali o regionali, che hanno pertanto assunto un ruolo chiave per la creazione di comunità  interagenti nello spazio virtuale.

 

1. Che cos’è una città digitale

Per città digitali o reti civiche intendiamo qui tutti i siti Internet, di iniziativa pubblica (Enti locali,  Università, Camere di Commercio), riferiti a determinate realtà geografiche, come comuni, province, regioni.  

            Tali siti si pongono  come strumento  privilegiato per   l’innovazione e l’ammodernamento della pubblica amministrazione, per renderla più  efficiente e  soprattutto più trasparente, attraverso l’offerta di servizi on line e la possibilità di interazione tra l’amministrazione stessa e i cittadini.

 In particolare essi   possono offrire all’utenza, a livello più o meno sviluppato a seconda dei singoli casi:

-        informazioni amministrative o procedurali per cittadini, organizzazioni, aziende; 

-        fornitura della modulistica per cittadini, imprese e commercianti, gestione delle pratiche edilizie,  cartografia cittadina

-        spazi di comunicazione interattiva per il dialogo all'interno della comunità,       tra cittadini e   tra cittadini e istituzioni

-        informazioni finalizzate alla promozione turistica della città e al marketing urbano. 

2. Le città digitali in Italia

Le pubbliche amministrazioni locali italiane sembrano aver compreso bene l’importanza delle reti civiche, che decollate per la maggior parte a metà degli anni novanta, hanno avuto in pochi anni una crescita notevole (vedi figura 1).

Alla fine del 2000 in Italia il 93% delle città capoluogo e il 46,3% dei centri minori dispongono di un sito  web ufficiale, gestito dal comune,  Inoltre hanno un sito tutte le regioni e 94  province su 103 [2]. La distribuzione geografica dei siti  è nel complesso omogenea.  Non esistono squilibri territoriali tra Nord e Sud del paese, dal punto di vista quantitativo. La regione con il maggior numero di Enti locali in rete appare l’Emilia Romagna, che è stata anche una delle regioni pioniere in questo campo, seguita dalla Toscana e dalla Lombardia.

Come risulta dalla tabella 1 per tutte le regioni italiane gli anni 97-98 e 98-99 sono stati decisivi per la crescita delle città in rete, con  una crescita sull’intero territorio italiano di  quasi il 130%;  in particolare l’anno 1997-98 è stato quello del decollo per la maggior parte delle regioni.  Le regioni del Nord-Ovest  sono quelle “partite prima”,  quelle cioè che hanno registrato una crescita maggiore nel primo anno preso in considerazione; le regioni del Nord-Est  hanno avuto una crescita più lenta e costante, mentre quelle del  centro, in particolare l’Umbria, pur essendo partite con un certo ritardo hanno in parte ricuperato. Infine, come risulta anche dal grafico della figura 2, non esiste uno squilibri rilevante tra il Sud e le Isole e il resto del paese.

Tuttavia il rapporto degli enti locali con il web, se appare territorialmente equilibrato dal punto di vista quantitativo, non lo è invece  dal punto di vista qualitativo, cioè   per qualità dei contenuti.

L’Assinform-Rur, che dal 1997 ogni anno pubblica un rapporto sullo stato delle città digitali in Italia, ha analizzato  i contenuti dei siti delle città  digitali, prendendone in esame una serie di caratteristiche. Nella tabella 2 sono riportate le valutazioni relative al 2000. Tra le grandi aree metropolitane primeggia Torino, mentre Milano appare all’ultimo posto; tra le altre città metropolitane si situa al primo posto Bologna, città “pioniera” in questo campo, che è anche al primo posto in assoluto  tra le città italiane, seguita da altre città dell’Emilia Romagna e  toscane.

In una graduatoria generale delle città digitali, che non tenga conto cioè della divisone tra aree metropolitane ed altre città capoluogo  compare al primo posto Bologna.  Nella tabella 3 sono riportate le graduatorie per il 1999  e il 2000. I parametri presi in esame nei due anni sono  in parte differenti (per questo motivo non devono essere confrontate le “votazioni” di ciascuna città relative ai due anni), ma in entrambi gli anni sono considerati l’interattività, le interazioni con altri siti, la trasparenza  e il marketing territoriale.  La situazione pare poco diversa nei due anni presi in esame,   particolarmente per quanto riguarda le   città metropolitane. Ai primo posti, in entrambi gli  anni, si situano città  della Toscana, Emilia Romagna e Piemonte: solo nel 2000 al settimo posto appare Roma, mentre per trovare una città del Sud e Isole bisogna scendere al dodicesimo posto nel 1999 (con Cosenza, seguita da Palermo al quattordicesimo) e al  quindicesimo nel 2000 (sempre con Cosenza).

Le differenze tra il Nord e il  Centro da un lato e il Sud e Isole dall’altro,  non si basano sulla qualità tecnologica[3], nella quale anzi le città meridionali registrano valori anche molto superiori alla media (tabella 2 :  Napoli 66, media della sua categoria 32, Cosenza e Siracusa 76, media della categoria 63,7) , ma piuttosto per la qualità dei servizio offerti e l’interazione con altri siti  (ad eccezione di Cosenza), il marketing territoriale (con l’eccezione di Nuoro),  e soprattutto  l’accesso e l’interattività (cioè la possibilità degli utenti di dialogare con   la Pubblica Amministrazione). Questa situazione fa pensare che nei centri del Sud e delle Isole la ristrutturazione della Pubblica amministrazione, che rappresenta uno dei principali obiettivi  delle città in rete,  sia   in ritardo “….Un ritardo grave, che rischia di penalizzare ulteriormente le famiglie e le imprese del Sud. Un ritardo grave anche perché, considerando la natura sostanzialmente informativa dei servizi considerati, è da imputarsi principalmente a carenze di ordine culturale ed organizzativo piuttosto che di natura strutturale.” [4]

Con l’ approvazione da parte del governo della legge sulla comunicazione pubblica, secondo la quale la rete civica diventerà ufficialmente un diritto dovuto al cittadino da parte della Pubblica amministrazione,   si rende necessario un intervento del potere centrale per  riequilibrare  queste differenze territoriali; per questo nel 2000 il Governo centrale ha varato un piano nazionale   per il miglioramento della  Pubblica Amministrazione attraverso le nuove tecnologie dell’informazione.

Il caso di Torino

Verrà qui esaminato, come esempio, il caso di Torino.

La  città digitale del capoluogo piemontese (www.comune.torino.it) iniziò a funzionare nel  1995; fu promossa dall’ assessore ai progetti strategici e realizzata dal Comune in collaborazione con il   Csi  (Consorzio per il Sistema Informativo ) con i seguenti obiettivi:

-        innovazione dell'amministrazione;

-        servizi ai cittadini e interazione fra il comune e le rappresentanze organizzate dei cittadini;

-        costruzione di pagine web per associazioni professionali, per associazioni non profit, scuole, biblioteche;

-        “lavagna per urlare” e comunicazione e.mail con il sindaco e i diversi assessorati.

 Uno degli elementi  di valutazione di una città digitale è l’insieme delle relazioni che gli ambienti elettronici instaurano con la città fisica e le comunità che ci vivono:  nella pagina web presa in esame sono presenti pagine di descrizione del governo cittadino e dei suoi attori, inoltre un elenco per argomento (territorio, salute, sport, istruzione ecc.) delle altre pagine disponibili

E’ in oltre importante che almeno una parte delle relazioni siano interattive, che permettano cioè comunicazione bidirezionali: nel caso preso ad esempio sono di questo tipo il “filo diretto con il Sindaco” e la “lavagna per Urlare”, dove i cittadini possono inserire le loro proteste e richieste all’amministrazione e dibattere argomenti di interesse generale. Particolare importanza riveste l’URP (ufficio relazioni con il pubblico) che permette di ottenere informazioni e dialogare con i diversi uffici.

Sono presenti anche alcuni servizi in rete (modulistica, richiesta certificati di stato civile, guida al calcolo ICI, aiuto  anziani ecc,).

Sono inoltre indicati i siti (di associazioni, enti, servizi pubblici ecc,) ospitati nel server del comune e altri siti, collegati da link, ma esterni  al web comunale.

Altro elemento di valutazione di un sito è la sua apertura verso l’esterno, cioè verso una potenziale audience globale. Questa apertura si realizza soprattutto nelle edizioni in più lingue (nel caso preso ad esempio le lingue sono 4, oltre l’italiano).

Infine è molto importante la presenza  di informazioni in tempo reale, che dipendono dalla frequenza degli interventi sul sito. Nel caso preso in esempio sono presenti informazioni in tempo reale sugli arrivi  degli aerei, sulla situazione dei parcheggi, sui mezzi pubblici, sulla situazione meteo ecc.

3. La città digitale tra locale e globale

La caratteristica principale  delle città digitali è il loro stretto legame con uno spazio geografico reale.   A differenza di altre comunità virtuali esistenti soltanto nel cyberspazio, esse corrispondono infatti ad   un territorio ben definito e ad una  società che condivide tale territorio.

  Com’è noto esistono scenari secondo i quali le reti telematiche globali, e in particolare Internet, avrebbero portato alla fine delle società locali e delle stesse città, sostituite  da nuove comunità  senza localizzazione territoriale e dai servizi offerti rete.   Le posizioni estreme ipotizzano lo spopolamento  delle  città, sostituite da uno stile di vita rurale, nel quale il lavoro si svolgerebbe a domicilio e la rete fungerebbe da collegamento con tutto ciò che è necessario per il consumo, lo svago, i rapporti umani, il tempo libero…

 Nella realtà si è potuto constatare come i concetti di vicinanza e di appartenenza conservano validità anche all’interno del cyberspazio:  negli Stati Uniti, una ricerca di mercato rivolta all’e-economy, ha messo in luce come l’80% degli acquisti in rete viene effettuato un raggio di 20 miglia dalla residenza dell'acquirente (Borthwick, citato nel Rapporto RUR-Assinform  1997).  Questa constatazione sul valore della prossimità ha dato origine allo sviluppo di attività commerciali e di servizio residenti sulla rete globale, ma fondamentalmente mirate verso audience locali;  per il medesimo motivo anche i principali motori di ricerca  su Internet (Yahoo, Lycos, Infoseek ecc,…,) hanno sviluppato edizioni nazionali e, per gli Stati Uniti, addirittura qualche edizione metropolitana (per esempio  per Los Angeles).

 Ma la ricerca in rete di  informazione   riferite  al territorio, non si limita all’e-commerce, ma si estende ad un vasta gamma di argomenti: spettacoli, avvenimenti, servizi locali ecc…  Le città digitali e le reti civiche si pongono come risposta a questo esigenza di  prossimità, offendo un rapporto collaborativo tra territorio urbano e rete telematica, rivolto prima di tutto alla  società locale. In questo senso esse rappresentano uno  strumento  partecipativo e progettuale comune, che tende a rinsaldare il senso di appartenenza ad un luogo ed a una comunità e nello stesso tempo ad  aprire tale società al globale, inserendola  in rete.

Esse hanno svolto innanzitutto una importante funzione: quella di far crescere  in Italia la società dell’informazione, attraverso la promozione di Internet e le iniziative di   alfabetizzazione informatica dei cittadini. Ma soprattutto hanno avviato la sperimentazione di nuove forme di partecipazione alla vita pubblica,  soprattutto attraverso le iniziative per la trasparenza e l’interattività. Oggi, pur dovendo continuare a svolgere queste due funzioni, il loro ruolo si sposta soprattutto   sull’ e-government, cioè  sull’offerta dei servizi del settore pubblico on-line    e la trasparenza  sull’attività di governo, e sul marketing urbano,  cioè la promozione dei territori che rappresentano, non soltanto ai fini turistici.  In questo senso le città digitali se da un lato rispondono alla domanda crescente di informazione legata al territorio, dall’altra procurano al territorio stesso un “valore aggiunto”, da offrire nel mercato globale.

4.  Le città digitali e l’accesso

Uno dei problemi  legati alla diffusione di nuove tecnologie è il pericolo di creare nuove forme di esclusione, sia a livello sociale che territoriale.

In campo sociale l’esclusione è legata delle difficoltà di accesso di alcune categorie più svantaggiate in termini di età, reddito e istruzione.  Per evitare tale discriminazione sono numerose, anche da parte degli Enti pubblici, le iniziative finalizzate a promuovere l’alfabetizzazione informatica attraverso l’organizzazione di corsi e di seminari, od anche a permettere l’accesso, attraverso terminali pubblici, a chi non dispone di un proprio personal computer.

A livello territoriale le disuguaglianze  sono legate soprattutto alla presenza/assenza di infrastrutture. E’ noto che la  possibilità di accedere all’informazione dipende dalla presenza di reti  per la trasmissione dell’informazione stessa e di nodi attraverso cui accedere alle reti.  In Italia la maggior parte degli utenti accede all’informazione attraverso la rete telefonica, che li connette al server[5] più prossimo: la prima causa di  discriminazione rispetto alle nuove tecnologie di trasmissione dell’informazione è pertanto la  lontananza dal server, che per l’utente si trasforma in aumento di costi telefonici.

Una ricerca della Provincia di Torino ha messo in luce come le tariffe telefoniche disegnino “una nuova mappa della marginalità dove ancora una volta sono svantaggiati nel sistema delle comunicazioni le aree montane, i centri rurali, le aree a bassa industrializzazione”[6].   Infatti, mentre la popolazione e le imprese delle aree metropolitane hanno a disposizione numerosi server, con i quali comunicare con tariffa urbana,  nei centri isolati, e soprattutto in quelli di distretti telefonici con basso numero di abitanti,  si deve ricorrere a server  lontani, con tariffe telefoniche interurbane.

                 Per esemplificare nel concreto questo fenomeno, la ricerca ha analizzato i costi che deve sostenere una scuola per  accedere a Internet,  a seconda della sua localizzazione (tabella 4). Dai dati raccolti emerge che, senza un chiaro intervento pubblico continueranno ad esistere, ed in tendenza ad aumentare, le differenze tra le aree ad alta potenzialità di accesso a servizi di comunicazione Internet (l'area metropolitana e pochi grossi centri) e le aree rurali e montane, destinate a diventare marginali e svantaggiate anche nell' accesso alla comunicazione immateriale.

Per quanto riguarda le reti civiche questa marginalizzazione, oltre a creare differenze nella possibilità di accesso ai servizi offerti on line dall’Ente pubblico,  può avere come effetto negativo anche  di ridurre il “senso di appartenenza” alla  società locale.

Nel caso delle provincia che ha realizzato questa ricerca, il progetto per superare  le disuguaglianze consiste nel promuovere l’installazione di server decentrati, anche  ricorrendo ad incentivi da parte dell’Ente pubblico e, per i comuni più  isolati, dove non è possibile l’attivazione di server dato l'esiguo bacino di  utenza,  nel concordare con la Telecom  l'attivazione di numeri verdi, con la copertura del differenziale di costo da parte del fornitore della rete e degli Enti Locali .

 

5. Gli effetti territoriali

Quali sono gli effetti  che lo una rete civica, fornendo servizi  a distanza può  produrre  sul territorio?

In  particolare può contribuire a ridurre il traffico, perenne problema dei centri urbani?

Inoltre quali vantaggi possono ricevere le aziende locali da un efficiente sistema telematico pubblico ad esse dedicato?   La presenza  di efficienti servizi in rete può favorire la localizzazione di nuove imprese?

Allo stato attuale non esistono valutazioni di questo tipo, che invece sarebbero di sicuro aiuto per la individuazione delle potenzialità della telematica locale. Alla prima domanda pare ovvia la risposta: meno spostamenti ® meno traffico. Tuttavia il problema non può esser impostato con il semplice modello causa ® effetto; infatti  non è chiaro l’uso che i cittadini possono fare del tempo risparmiato grazie ai servizi on line: potrebbero per esempio utilizzarlo per altri spostamenti, vanificando gli effetti positivi sul traffico. Inoltre la trasformazione  in senso moderno della pubblica amministrazione potrebbe investire anche gli orari di lavoro dei dipendenti con effetti territoriali ancora da esplorare.

Per quanto riguarda le aziende, la presenza di servizi in rete da parte della Pubblica Amministrazione è un vantaggio competitivo, da valutare nel marketing territoriale. Tuttavia non pare essere un fattore determinante di localizzazione. Molto più importante invece, come fattore di localizzazione, sembra esser l’offerta di infrastrutture per la trasmissione delle informazioni efficienti e diffuse (cablatura con fibre ottiche,  tecnologia Adsl ecc.). Anche in questo campo, che tuttavia interessa solo marginalmente le città  digitali, ancora una volta sono attori privilegiati gli Enti locali, che, almeno nelle  grandi città,  sono impegnati alla realizzazione di un ambiente “telecomunicativo” in grado di offrire tutti quei servizi (trasmissioni in banda larga, teleconferenza ecc.) ormai indispensabili per accedere al mercato globale.

 


Tabella 1.Internet nelle regioni italiane, ottobre 1999

 

1999

Va% 98-99

Var % 97-98

Comuni

Province

Regioni

 

 

 

 

 

 

 

Piemonte

66

4,8

65,8

25

4

1

Valle d’Aosta

2

0

0

0

0

1

Lombardia

207

15

462,5

55

10

1

Liguria

155

1,3

86,6

6

2

1

Nord-Ovest

430

8

154,4

86

16

4

Trentino-Alto A.

30

7,1

180

6

2

0

Veneto

92

0

130

39

3

1

Friuli-Venzia G.

8

14,3

 

4

2

0

Emilia-R

239

91,2

177,8

74

9

1

Nord-Est

369

46,4

144,7

123

16

2

Toscana

109

28,9

12

55

7

1

Umbria

12

300

 

2

2

1

Marche

50

2

188,2

12

4

1

Lazio

36

33,3

35

19

2

1

Centro

207

27

33,6

88

15

4

Abruzzo

12

100

 

7

1

1

Molise

9

200

50

1

1

0

Campania

55

17

38,2

34

3

1

Puglia

45

32,4

30,8

25

4

1

Basilicata

13

0

18,2

7

1

1

Calabria

115

0,9

200

12

3

1

Sicilia

81

11

192

32

4

1

Sardegna

19

5,6

50

4

1

1

Sud e isole

349

13,3

96,2

122

18

7

Italia

1355

20,9

109,1

419

65

17

 

 

 

Tabella 2. Rating dei siti dei  Comuni capoluogo   italiani  (scala da 1 a 100) 2000

  Trasparenza

amministrativa

Qualità

dei servizi

Accesso e

interattività

Interazioni e

relazionalità

Marketing

terrritoriale

Qualità

tecnologica

Indice sintetico
Grandi aree metropolitane
Torino

73

62

50

35

56

52

55

Roma

83

51

42

32

33

81

54

Napoli

67

45

30

28

22

66

43

Milano

25

42

41

28

17

73

38

Media:

38

62

50

40

30

32

47,5

Altre città metropolitane  
Bologna

100

79

65

38

61

74

70

Firenze

90

59

70

60

50

55

64

Palermo

58

25

19

34

28

61

37

Venezia

83

29

47

31

17

66

45

Bari

55

13

19

17

33

73

35

Media:

77,2

41

44

36

37,8

65,8

50,2

Altre città capoluogo  
Siena

33

67

50

38

78

52

53

Modena

100

57

52

69

56

69

67

Prato

57

58

49

42

50

55

52

Pisa

82

42

69

32

44

60

55

Ravenna

67

46

68

29

83

78

62

Livorno

55

50

73

45

44

49

53

Mantova

58

26

37

34

28

68

42

Temi

42

30

16

29

44

65

38

Cosenza

48

37

33

34

33

76

44

Grosseto

23

4

15

26

22

52

24

Pavia

58

46

26

22

33

76

44

Verona

83

37

27

28

11

71

43

Arezzo

67

45

25

37

39

59

45

La Spezia

50

33

27

34

61

76

47

Piacenza

75

55

52

43

44

47

53

Enna

7

18

15

26

17

54

23

Siracusa

23

8

20

29

6

76

27

Rimini

78

29

17

28

11

46

35

Belluno

70

28

27

18

17

74

39

Nuoro

42

13

9

14

39

62

30

Lodi

20

8

15

15

11

68

23

Media:

54

35

34,4

32

36,7

63,5

42,8

Fonte:   elaborazione su dati Assinform-RUR

 

 

Tabella 3. Le  prime 15 città digitali italiane, in una graduatoria per qualità. 1999 e 2000

   

1999

 

2000

1 Bologna

80

Bologna

70

2 Siena

79

Modena

67

3 Torino

73

Firenze

64

4 Firenze

66

Ravenna

62

5 Modena

63

Torino

55

6 Prato

62

Pisa

55

7 Pisa

60

Roma

54

8 Ravenna

58

Siena

53

9 Livorno

55

Livorno

53

10 Roma

53

Piacenza

53

11 Mantova

53

Prato

52

12 Cosenza

48

La Spezia

47

13 Grosseto

45

Venezia

45

14 Palermo

44

Arezzo

45

15 Arezzo

44

Cosenza

44

Elaborazione su dati Assinform-RUR

 

Tabella 4.Costi annuali sopportati da scuole della Provincia collegate a Torino per servizi Internet, che utilizzino nel proprio laboratorio informatico la rete per 400 ore annue di attività

Scuole

Spesa annuale presunta

Moncalieri tariffa urbana

1.075.765

Chieri interurbana

< 15 km

4.253.023

Carmagnola interurbana

15-   30 km

7.620.000

Cavour interurbana

30 - 60 km

 

11.798.710

Pragelato interurbana

> 60 km

13.960.305

Fonte: www.provincia.torino.it

 


 

Figura 2. Crescita del numero di città digitali in Italia per area geografica

 

Elaborazione su dati Assinform-RUR 

 

Bibliografia

ASSINFOMR- RUR- CENSIS, Le città digitali in Italia, Rapporto 1997, Franco Angeli ed,, Milano1998

ASSINFOMR- RUR- CENSIS, Le città digitali in Italia, Rapporto 1998, Franco Angeli ed,, Milano1999

ASSINFOMR- RUR- CENSIS, Le città digitali in Italia, Rapporto 1999, Franco Angeli ed,, Milano 2000

ASSINFOMR- RUR- CENSIS, Le città digitali in Italia, Rapporto 2000,  Sintesi  in www.rur.it  

BAGIONI  G., Le reti civiche e lo sviluppo socioeconomico: le variabili in gioco, in:  BAGLIONI M., BERRA M., Le reti civiche, Rubettino ed., Soneria mannelli (CZ), 1996

BERRA M., Riorganizzare la governabilità locale: Le reti civiche a Torino e in Piemonte in BAGLIONI M., BERRA M. ( acura di) Reti civiche, Comunicazione e sviluppo locale in tre casi regionali,  Rubbettino ed,, Soneria Mannelli (CZ), 1996

GIORDA C., Cyberspazio, Tirrenia Stampatori, Torino,2000

MACCAFERRI A., Cablaggio, crescono i protagonisti,  Il sole 24ore Nord-Ovest, 27,11,00

PROVINCIA DI TORINO, Il sistema territoriale della comunicazione immateriale. Un progetto di pianificazione territoriale delle telecomunicazioni,  1998 www.provincia.torino.it/territorio/comimma/

STARRS P.F., The sacred, the regional, and the digital, in The geographical review, april 1997

Sito di riferimento www.rur.it   contiene i rapporti RUR Assinform sulle città digitali italiane;  con numerosi link

* parte del testo questo articolo, con qualche modifica, verrà pubblicato prossimamente sul Bollettino Geografia nelle scuole

 


[1] Per cyberspazio  si intende lo spazio immateriale della comunicazione elettronica attraverso computer;  per una trattazione più approfondita vedi Giorda 2000, pag. 26

 

[2] RUR-Assinform, Le città digitali in Italia, rapporto 2000. 

 

[3] Per valutare la qualità tecnologica vengono  considerati il tipo di sistema operativo e  il tipo di software

[4] Rapporto Assinform-Rur 2000

[5] Il server è il computer del provider, cioè del fornitore del collegamento a Internet, a cui ci si connette

[6] PROVINCIA DI TORINO, 1998