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REGIONE PIEMONTE
AIACE
AGIS
in collaborazione con
ANICA

Piemonte al Cinema
Il Cinema Diffuso
2005-2006

 

Sguardi d'autore sul mondo
XI Edizione

 

Arona - Avigliana - Bardonecchia - Beinasco - Borgomanero - Bra - Cascine Vica - Centallo - Cherasco - Condove -
Mondovì - Montalto Dora - Omegna -
Pino Torinese - Rivoli - Salice d'Ulzio - San Damiano d'Asti - Santhià - Savigliano - Susa - Trino Vercellese - Valenza - Varallo Sesia - Vigliano Biellese - Villastellone


La rassegna Piemonte al Cinema. Il Cinema Diffuso festeggia nell'anno 2005-2006 il proprio undicesimo anniversario: venticinque le realtà coinvolte, distribuite su tutto il territorio. Di anno in anno l'ottima accoglienza ottenuta dalla rassegna ha dimostrato la validità di una proposta mirata, in grado di intrattenere piacevolmente gli spettatori focalizzando al contempo l'attenzione verso la migliore produzione europea ed extraeuropea. La rassegna, organizzata in collaborazione con AIACE e AGIS, si colloca felicemente fra le iniziative di promozione e decentramento culturale realizzate dall'Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte.

Anche quest'anno sono sedici le opere proposte: ogni sede ha potuto scegliere secondo le proprie esigenze un programma di otto titoli, componendo percorsi tematici interessanti e differenziati che danno modo agli spettatori di incontrare opere e autori spesso trascurati. Il sottotitolo Sguardi d'autore sul mondo riassume perfettamente la volontà di presentare un panorama il più variegato possibile, a livello sia geografico che tematico.
Per ogni sede, è previsto inoltre per una delle proiezioni della rassegna l'abbinamento del cortometraggio Bambini d'Italia, realizzato dall'Osservatorio dell'Immaginario.

L'undicesima edizione de Il Cinema Diffuso presenta le opere di cineasti di sicuro talento e dalle carriere consolidate come Patrice Leconte, Ken Loach, Roberto Faenza, Mike Leigh, Kim Ki-duk e Robert Guédiguian, ai quali affiancare una nuova generazione di autori destinati a imporsi con un rilievo sempre maggiore sulla scena internazionale, come Fatih Akin, Alejandro Amenábar, Susanne Bier, Daniele Gaglianone, Agnès Jaoui e Frédéric Fonteyne, cui si deve aggiungere una leva di registi che con le loro prime pellicole hanno convinto critica e pubblico: Enrico Verra, Niels Mueller, Shainee Gabel, Youngyooth Thongkonthun.

Negli ultimi anni Il Cinema Diffuso si è rivelato in controtendenza rispetto al calo di pubblico verificatosi nelle sale cinematografiche nazionali; caratterizzandosi come un'iniziativa di primo piano per la promozione della cultura e del linguaggio cinematografici. Da sempre dedica particolare attenzione a quelle fasce di pubblico - in particolare i giovani - che difficilmente hanno la possibilità di confrontarsi su temi e stili di cinema originali, differenti e non consueti.


Sara Cortellazzo

Segretario Generale Aiace Torino
Roberto Morano
Segretario Agis
Piemonte e Valle d'Aosta
Gianni Oliva
Assessore alla Cultura
Regione Piemonte

 

I Cinema che ospitano la rassegna


Arona - Cinema San Carlo (tel. 0322/240566)
Avigliana - Cinema Corso (tel. 011/9312403)
Bardonecchia - Cinema Sabrina (tel. 0122/99633)
Beinasco - Cinema Bertolino (tel. 011/3490270)
Borgomanero - Cinema Nuovo (tel. 0322/81741)
Bra - Cinema Vittoria (tel. 0172/412771)
Cascine Vica - Cinema Don Bosco Digital (tel. 011/9591840)
Centallo - Cinema Nuovo Lux (tel. 0171/211726)
Cherasco - Cinema Galateri (tel. 0172/488324)
Condove - Cinema Condovese (tel. 011/9644346)
Mondovì - Cinema Bertola (tel. 0174/47898)
Montalto Dora - 2001 Cinema d'Essai (tel. 0125/651079)
Omegna - Cinema Sociale (tel. 0323/862564)
Pino Torinese - Cinema Le Glicini (tel. 011/843171)
Rivoli - Cinema Borgonuovo (tel. 011/9768024)
Salice d'Ulzio - Cinema Sayonara (tel. 0122/850974)
San Damiano d'Asti - Cinema Cristallo (tel. 0141/982288)
Santhià - Cinema Ideal (tel. 0161/930827)
Savigliano - Cinema Aurora (tel. 0172/712957)
Susa - Cinema Cenisio (tel. 0122/622686)
Trino Vercellese - Cine Orsa Dolby (tel. 0161/828600)
Valenza - Cinema Sociale (tel. 0131/942276)
Varallo Sesia - Cinema Sottoriva (tel. 0163/52288)
Vigliano Biellese - Cinema Teatro E.RI.O.S. (tel. 015/510568)
Villastellone - Cinema Jolly (tel. 011/9696034)


Calendario
2005-2006

 

Arona Cinema San Carlo
13/10/05 Un bacio appassionato
20/10/05 The Assassination
27/10/05 Alla luce del sole
03/11/05 Confidenze troppo intime
10/11/05 La donna di Gilles
17/11/05 Le passeggiate al Campo...
24/11/05 Non desiderare la donna...
01/12/05 Il segreto di Vera Drake

Bardonecchia Cinema Sabrina
29/11/05 Un bacio appassionato
06/12/05 Una canzone per Bobby...
13/12/05 Mare dentro
20/12/05 The Assassination
17/01/06 Così fan tutti
24/01/06 Alla luce del sole
31/01/06 Il segreto di Vera Drake
07/02/06 Confidenze troppo intime

Borgomanero Cinema Nuovo
18/10/05 The Assassination
08/11/05 Alla luce del sole
22/11/05 Un bacio appassionato
06/12/05 Una canzone per Bobby...
20/12/05 Confidenze troppo intime
10/01/06 Ferro3 - La casa vuota
24/01/06 Non desiderare la donna...
07/02/06 Sotto il sole nero

Cascine Vica Cinema Don Bosco
25/10/05 Un bacio appassionato
08/11/05 Una canzone per Bobby...
22/11/05 Mare dentro
20/12/05 Confidenze troppo intime
24/01/06 Alla luce del sole
07/02/06 Il segreto di Vera Drake
21/02/06 Così fan tutti
14/03/06 Non desiderare la donna...

Cherasco Cinema Galateri
03/02/06 Alla luce del sole
10/02/06 Un bacio appassionato
17/02/06 Confidenze troppo intime
24/02/06 Non desiderare la donna...
03/03/06 Ferro3 - La casa vuota
10/03/06 Mare dentro
17/03/06 Così fan tutti
24/03/06 La sposa turca

Mondovì Cinema Bertola
07/10/05 Mare dentro
14/10/05 Alla luce del sole
21/10/05 La donna di Gilles
02/11/05 The Iron Ladies
04/11/05 Nemmeno il destino
11/11/05 Non desiderare la donna...
18/11/05 Le passeggiate al Campo...
25/11/05 Sotto il sole nero

Omegna Cinema Sociale
03/11/05 Un bacio appassionato
17/11/05 Confidenze troppo intime
01/12/05 Ferro3 - La casa vuota
12/01/06 Mare dentro
02/02/06 Le passeggiate al Campo...
16/02/06 Il segreto di Vera Drake
09/03/06 La sposa turca
23/03/06 Così fan tutti


Rivoli Cinema Borgonuovo
21/10/05 Un bacio appassionato
04/11/05 Una canzone per Bobby...
18/11/05 Mare dentro
16/12/05 Confidenze troppo intime
20/01/06 Alla luce del sole
03/02/06 Il segreto di Vera Drake
17/02/06 Così fan tutti
10/03/06 Non desiderare la donna...


S.Damiano d'Asti Cin. Cristallo
14/10/05 Un bacio appassionato
28/10/05 Ferro3 - La casa vuota
11/11/05 Mare dentro
25/11/05 Il segreto di Vera Drake
16/12/05 La sposa turca
27/01/06 Una canzone per Bobby...
17/02/06 Confidenze troppo intime
03/03/06 Non desiderare la donna...


Savigliano Cinema Aurora

05/10/05 Mare dentro
12/10/05 Alla luce del sole
19/10/05 La donna di Gilles
26/10/05 The Iron Ladies
02/11/05 Nemmeno il destino
09/11/05 Non desiderare la donna...
16/11/05 Le passeggiate al Campo...
23/11/05 Sotto il sole nero

Trino Vercellese Orsa Dolby
20/10/05 La donna di Gilles
27/10/05 Una canzone per Bobby...
03/11/05 Ferro3 - La casa vuota
10/11/05 Sotto il sole nero
17/11/05 Così fan tutti
24/11/05 Le passeggiate al Campo...
01/12/05 Non desiderare la donna...
15/12/05 Nemmeno il destino

Varallo Cinema Sottoriva
14/10/05 Un bacio appassionato
21/10/05 The Assassination
04/11/05 Alla luce del sole
11/11/05 Una canzone per Bobby...
18/11/05 Confidenze troppo intime
25/11/06 Così fan tutti
02/12/05 Mare dentro
16/12/05 Le passeggiate al Campo...

Villastellone Cinema Jolly
06/10/05 Non desiderare la donna...
13/10/05 Una canzone per Bobby...
20/10/05 Così fan tutti
27/10/05 Sotto il sole nero
03/11/05 Le passeggiate al Campo...
10/11/05 The Assassination
17/11/05 Nemmeno il destino
24/11/05 La donna di Gilles

Avigliana Cinema Corso
20/10/05 Un bacio appassionato
03/11/05 Una canzone per Bobby...
17/11/05 Mare dentro
15/12/05 Confidenze troppo intime
19/01/06 Alla luce del sole
02/02/06 Il segreto di Vera Drake
16/02/06 Così fan tutti
09/03/06 Non desiderare la donna...

Beinasco Cinema Bertolino
26/10/05 Un bacio appassionato
09/11/05 Una canzone per Bobby...
23/11/05 Mare dentro
21/12/05 Confidenze troppo intime
25/01/06 Alla luce del sole
08/02/06 Il segreto di Vera Drake
22/02/06 Così fan tutti
15/03/06 Non desiderare la donna...

Bra Cinema Vittoria
05/10/05 Un bacio appassionato
12/10/05 Mare dentro
19/10/05 Le passeggiate al Campo...
26/10/05 The Assassination
02/11/05 La donna di Gilles
09/11/05 Nemmeno il destino


Centallo Cinema Nuovo Lux
21/10/05 Una canzone per Bobby...
28/10/05 La donna di Gilles
04/11/05 Non desiderare la donna...
11/11/05 Sotto il sole nero
18/11/05 Le passeggiate al Campo...
25/11/05 The Iron Ladies
02/12/05 The Assassination
09/12/05 La sposa turca

Condove Cinema Condovese
14/10/05 Alla luce del sole
28/10/05 Non desiderare la donna...
04/11/05 Confidenze troppo intime
18/11/05 Ferro3 - La casa vuota
02/12/05 Mare dentro
16/12/05 Un bacio appassionato
13/01/06 Sotto il sole nero
27/01/06 Una canzone per Bobby...

Montalto Dora Cinema 2001
12/10/05 Una canzone per Bobby...
19/10/05 Nemmeno il destino
26/10/05 The Assassination
09/11/05 Un bacio appassionato
16/11/05 La donna di Gilles
30/11/05 Confidenze troppo intime
07/12/05 Così fan tutti
14/12/05 Mare dentro

Pino Torinese Cinema Le Glicini
25/10/05 Alla luce del sole
15/11/05 Un bacio appassionato
13/12/05 Sotto il sole nero
10/01/06 Le passeggiate al Campo...
31/01/06 La sposa turca
07/02/06 Mare dentro
28/02/06 Nemmeno il destino
14/03/06 Ferro3 - La casa vuota

Salice d'Ulzio Cinema Sayonara
12/01/06 Così fan tutti
19/01/06 Alla luce del sole
26/01/06 Il segreto di Vera Drake
23/02/06 Confidenze troppo intime
02/03/06 Un bacio appassionato
09/03/06 Una canzone per Bobby...
16/03/06 The Assassination
23/03/06 Mare dentro

Santhià Cinema Ideal
13/10/05 Un bacio appassionato
20/10/05 Alla luce del sole
27/10/05 Così fan tutti
03/11/05 La sposa turca
10/11/05 Mare dentro
17/11/05 Non desiderare la donna...
24/11/05 Il segreto di Vera Drake
01/12/05 Confidenze troppo intime

Susa Cinema Cenisio
27/10/05 Mare dentro
03/11/05 The Assassination
10/11/05 Il segreto di Vera Drake
17/11/05 Alla luce del sole
24/11/05 Una canzone per Bobby...
01/12/05 Confidenze troppo intime
15/12/05 Così fan tutti
22/12/05 Un bacio appassionato

Valenza Cinema Sociale
13/10/05 Nemmeno il destino
27/10/05 Una canzone per Bobby...
10/11/05 Così fan tutti
16/11/05 Mare dentro
24/11/05 Ferro3 - La casa vuota
09/12/05 Alla luce del sole
15/12/05 Sotto il sole nero
26/01/06 Le passeggiate al Campo...

Vigliano Biellese E.RI.O.S.

14/10/05 Alla luce del sole
21/10/05 La sposa turca
28/10/05 Una canzone per Bobby...
11/11/05 The Iron Ladies
18/11/05 Confidenze troppo intime
25/11/05 Un bacio appassionato
02/12/05 Ferro3 - La casa vuota
09/12/05 The Assassination


Gli interventi dei critici cinematografici
avverranno alla prima data
di programmazione della rassegna
salvo diversa comunicazione

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BAMBINI D'ITALIA

Regia: Silvano Antonelli, Beppe Calopresti, Claudio Paletto. Soggetto: S. Antonelli. Fotografia: Angelo Santovito. Musica: Ettore Cimpincio. Montaggio: Davide Rossotto. Interpreti: i bambini della IVª A della Scuola Nino Costa di Torino. Produzione: Fabio Naggi per Osservatorio dell'Immaginario, Gagè Produzioni. Origine: Italia 2004. Durata: 1'40".

I bambini si alzano, si lavano, fanno colazione, indossano gli zainetti, vanno di corsa a scuola, classe-intervallo-classe. Poi pallavolo, danza, judo, scuola di musica, calcio, piscina. Quindi compiti, cena, un po' di cartoni, spazzolino, pigiama e buonanotte. È questa la giornata tipo dei Bambini d'Italia. Bambini silenziosi, che non fanno notizia, compresi come sono nell'ordinario sforzo di mantenere i loro piccoli grandi impegni. Sono tanti questi piccoli cittadini che pensano, che parlano, che eseguono, che giocano. Il loro fare, insieme a quello di altri, disegna il vivere dell'Italia contemporanea. Ci vorrebbe, e c'è, un inno nazionale, ma che si lasci sfiorare dai giochi, dai sogni, dalle fatiche e dai desideri dell'infanzia. Un inno nazionale bambino.

Silvano Antonelli

Con il video Bambini d'Italia l'Osservatorio dell'Immaginario prosegue il suo lavoro di valorizzazione dell'infanzia e della sua cultura, attraverso la sua rete nazionale di rilevazione dei pensieri bambini; la sua collana I Quaderni dell'Immaginario; la realizzazione di eventi e spettacoli teatrali. È stato possibile realizzare Bambini d'Italia grazie ai contributi di molti. Della Regione Piemonte e della Città di Torino, di Coop e di Benetton, importanti attori pubblici e privati che promuovono con continuità e convinzione i diritti dell'infanzia. Ma soprattutto sono i bambini della classe IVª A della Scuola Nino Costa di Torino a dover essere ringraziati, e con loro il Dirigente Scolastico, gli insegnanti e l'intero personale della Scuola.

Silvano Antonelli
Nato a Ferrara nel 1955. Nel 1984 fonda la Compagnia Stilema ed è attore e autore di Teatro Ragazzi. Bambini d'Italia è il suo primo cortometraggio.

Giuseppe Calopresti
Nato a Polistena nel 1956. Filmmaker dal 1985, a partire dal 2000 firma i documentari Sono nato a Paravati e Lavoro a Torino e cura filmati per mostre d'arte.

Claudio Paletto
Nato a Torino nel 1954. Scrive e dirige Rock contro il nucleare (1983), Alla fine del millennio (1991), Massimo rispetto (1993), Gocce di Mercurio (2003).


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ALLA LUCE DEL SOLE

Regia, soggetto: Roberto Faenza. Sceneggiatura: R. Faenza, Gianni Arduini, Giacomo Maia, Dino Gentili. Fotografia: Italo Petriccione. Scenografia: Davide Bassan. Musica: Andrea Guerra. Montaggio: Massimo Fiocchi. Interpreti: Luca Zingaretti, Alessia Goria, Corrado Fortuna, Giovanna Bozzolo. Produzione: Elda Ferri per Jean Vigo Italia. Origine: Italia 2004. Durata: 89'.

Ogni volta che la tv parla di mafia si alzano cori di protesta sui motivi consueti: queste trasmissioni offendono la Sicilia, danneggiano gli investimenti, ci disonorano all' estero. È il minimo che tocca a chi si attenta a portare certi fattacci Alla luce del sole, come recita il titolo del film. Ma a don Pino Puglisi, il parroco palermitano del Brancaccio, è andata peggio: fu assassinato il 15 settembre 1993 dalla stessa cosca che attuò le stragi di Falcone e Borsellino. Eravamo in molti ad aver dimenticato questo "eroe non-eroe" fino a quando lo abbiamo riscoperto nel ritratto fraterno che ne fa Luca Zingaretti. Bisogna stare attenti al prologo, sintesi dell'intera evocazione. Istigati dai caporali della mala, un gruppo di monelli fa razzia di gatti randagi per buttarli in pasto ai cani da combattimento del racket delle scommesse; e poi recuperano il mastino soccombente e lo finiscono. Chiara metafora di una morte annunciata, quel perimetro desolato è lo specchio del quartiere dove qualcuno è destinato a morire ucciso "come un cane".
Il racconto riassume due anni di tragica esperienza pastorale: restituito alle strade della sua infanzia, don Pino si trova davanti lo spettacolo della chiesa vuota e decide che i parrocchiani se li andrà a cercare. Senza tonaca, gironzola in bici, osserva, si informa e invita i ragazzi sbandati a venire a giocare in parrocchia. Il sacerdote rifiuta la bustarella della corruzione e presta il suo aiuto dove può. Ma di fronte ai caroselli dei picciotti in motoretta giubilanti per l'eccidio di Giovanni Falcone e la sua scorta, non esita a denunciare dal pulpito gli assassini invitandoli a uscire allo scoperto. Come risposte si susseguono un incendio doloso, una brutale aggressione in casa e infine un'esecuzione sommaria tanto ineluttabile che il regista, con ispirata finezza, non sente il bisogno di banalizzarla facendo risuonare gli spari.

Tullio Kezich

Roberto Faenza
Nato a Torino nel 1943. Dopo il diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia, nel 1968 scrive e dirige Escalation, seguito l'anno successivo da H2S. Dopo Si salvi chi vuole (1980) e Copkiller (1983), firma gli adattamenti letterari Mio caro dottor Gräsler (1991), Jona che visse nella balena (1993) - Premio David di Donatello -, Sostiene Pereira (1995), Marianna Ucrìa (1996), L'amante perduto (1999). Nel 2002 dirige infine Prendimi l'anima.

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THE ASSASSINATION

Regia: Niels Mueller. Sceneggiatura: N. Mueller, Kevin Kennedy. Fotografia: Emmanuel Lubezki. Scenografia: Lester Cohen. Musica: Steven M. Stern. Montaggio: Jay Lash Cassidy. Interpreti: Sean Penn, Naomi Watts, Don Cheadle, Jack Thompson. Produzione: Anhelo Productions, Appian Way. Origine: USA/Messico 2004. Tit. originale: The Assassination of Richard Nixon. Durata: 105'.

The Assassination del debuttante Niels Mueller è un film politico collocato nel 1974 che potrebbe benissimo essere collocato nel 2004; perché venisse realizzato si sono associati il regista Alfonso Cuaròn, Leonardo DiCaprio e l'autore di Sideways Alexander Payne e soprattutto Sean Penn, il bravissimo protagonista assoluto. L'infelicità esistenziale, l'irrilevanza sociale, portano il personaggio alla morte: ma anche con una fine meno tragica i suoi sentimenti sono tristemente collettivi. Sean Penn scrive una lunga lettera al maestro Leonard Bernstein ("perché la sua musica è onesta, pura") raccontando la verità su se stesso: "Mi considero un granello di sabbia, ma penso di avere la forza di distruggere i potenti".
Come Willy Loman in Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller, non può adeguarsi al mondo arrogante e spietato, alle menzogne commerciali, ai maltrattamenti del padrone che vuol fare di lui un venditore vincente, al divorzio in cui ha perduto moglie, figli e casa, alle villanie razziste riservate a un suo amico nero, all'impossibilità di ottenere un prestito statale per mettere su una attività propria. Nelle sue giornate sempre più fallimentari, dagli schermi televisivi si affaccia costantemente con le sue menzogne il Primo Venditore divenuto Presidente, Richard Nixon. Sean Penn ne progetta l'assassinio che sarebbe pure l'eliminazione simbolica della società immorale e volgare che egli guida. Nella sua deriva, il tentativo sarebbe quello di sequestrare e dirottare un aereo all'aeroporto di Baltimora, di bombardare con l'esplosivo la Casa Bianca.
Il film è ben fatto, Sean Penn è di una bravura ammirevole nel recitare la disperazione paranoide e sincera del personaggio: calma laconica, urla ogni tanto, desolazione.

Lietta Tornabuoni

Niels Mueller
Originario di Milwaukee, frequenta i corsi di Cinema presso la UCLA e qui incontra Alexander Payne, che si impegna a produrre il suo primo lungometraggio. Dopo aver partecipato come montatore e produttore alla realizzazione di Sweet Nothing (1996), nel 2002 collabora al soggetto e alla sceneggiatura di Tadpole - Un giovane seduttore a New York. Segue due anni dopo The Assassination, debutto nella regia cinematografica.

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UN BACIO APPASSIONATO

Regia: Ken Loach. Sceneggiatura: Paul Laverty. Fotografia: Barry Ackroyd. Scenografia: Martin Johnson. Musica: George Fenton. Montaggio: Jonathan Morris. Interpreti: Atta Yaqub, Eva Birthistle, Shamshad Akhtar, Shabana Bakhsh. Produzione: Scottish Screen, Sixteen Films Ltd., Cinéart, Matador Pictures, Bianca Film, Tornasol Films S.A., Glasgow Film Office. Origine: GB/Belgio/Germania/Italia/Spagna 2004. Tit. originale: Ae Fond Kiss... Durata: 103'.

Un cane, in apertura del film di Ken Loach, ci fa guardare "come tra due fotogrammi", negli interstizi delle cose, quando fa la pipì su un cartellone d'edicola messo a terra, che appartiene a un negozietto pakistano di Glasgow. Peggio della pipì di un cane bastardo.
Ecco cos'è un immigrato, anche di classe media, asiatica, anche se commerciante, con moglie e figli, e può permettersi qualche libertà edilizia, non ortodossa, nel giardino della villetta. Ovvio che lui si chiude a riccio nella sua religione, riletta male in chiave patriarcale, nella sua cultura diffidente e "inghettita" in cibi speziati e vestiti di seta. Ovvio che cerchi di difendersi sposando i suoi figli a rampolli di famiglie consanguinee, meglio se cugini, raddoppiando così i capitali di protezione. Ovvio che ha paura di degradarsi coi bianchi, di disperdersi, di fidarsi dei goree, anche se parla solo in scozzese perfino quando s'arrabbia e inneggia al Sangue. Ovvio che la figlia adolescente sia sempre sotto controllo e non debba andare nelle discoteche del fratello o a studiare a Edimburgo giornalismo. Ovvio che il figlio dj non può frequentare bionde pallide, o sposarsi con l'insegnante di musica colta, bianca, indipendente anche se cattolica, che ama, perché l'amore è vile egoismo da società dei consumi, come direbbe Pasolini, per chi, alla comunità calda e piramidale, non sa ancora contrapporre un modello di "individuo democratico". Ma in Europa la democrazia non è falsità? Tutto ovvio e ragionevole, ma sbagliato. Per scavalcare la logica postmoderna, i punti di vista devono unirsi e moltiplicarsi. E per fortuna i due amanti ibridi faranno i "bastardi", gli sperimentatori di una nuova Europa emozionale... Insomma, grazie a un cane randagio con la sola sequenza d'apertura di un pulito, didattico affresco, Loach ci mostra la realtà sociale delle comunità etniche in Gran Bretagna.

Roberto Silvestri

Ken Loach
Nato a Nuneaton (Warwickshire, GB) nel 1936. Dopo gli studi in Legge a Oxford, negli anni Sessanta lavora come regista televisivo ed esordisce nel cinema con Poor Cow (1967). Nei due decenni successivi oltre a film per la tv firma opere come Family Life (1971), Black Jack (1979) e Fatherland (1986). Riceve la definitiva consacrazione con Riff Raff (1990), Piovono pietre (1993), Ladybird Ladybird (1994), Terra e libertà (1995), My Name is Joe (1998), Sweet Sixteen (2002).

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UNA CANZONE PER BOBBY LONG

Regia, sceneggiatura: Shainee Gabel. Soggetto: dal romanzo Off Magazine Street di Ronald Everett Capps. Fotografia: Elliot Davis. Scenografia: Sharon Lomofsky. Musica: Jim Black. Montaggio: Edward Percy, Lee Percy. Interpreti: John Travolta, Scarlett Johansson, Gabriel Macht, Deborah Kara Unger. Produzione: Bob Yari Productions, Crossroads Films, Destination Films, El Camino Pictures, Emmett/Furla Films, Stratus Film Co. Origine: USA 2004. Tit. originale: A Love Song for Bobby Long. Durata: 119'.

Nel caldo afoso e decadente di New Orleans tre personaggi guardano al buio in cima alle scale, tanto per citare William Inge, drammaturgo americano che insieme ai sudisti Carson Mc Cullers e Tennessee Williams fa da nume tutelare a Una canzone per Bobby Long. Una ragazzina neo-orfana di una madre quasi sconosciuta si trova in casa, quasi come eredità, una strana coppia di uomini con cui è destinata a convivere in rapporto di odio amore: un ex professore alcolizzato, malato, ciabattone, in disarmo e il suo ex assistente e forse biografo. Loro, colti, hanno bisogno di passato, nostalgia e memoria, citando Dylan Thomas e Bukowski, ma alla ragazza urge un futuro, magari anche con optional sentimentale. Il film, scritto e diretto da Shainee Gabel, debuttante che ha il gusto del western degli affetti, è finalmente tutto un film di parole e di psicologie dove si incrociano tre belle strade senza uscita. È un corpo a corpo con i propri fantasmi e gli infranti sogni di gloria, oltre che con sentimenti sempre e almeno bivalenti. La forza sta nella sintonia di tre personaggi a tutto tondo e di tre attori accaldati e bravissimi. Se Travolta, bianco di capelli, zoppicante e ingrassato, è quello che osa di più, tentando un'ulteriore resurrezione, Scarlett Johansson, lanciata da Lost in Translation, affina la sua ingenuità in trasferta amorosa, con un sottile match generazionale in cui si inserisce perfetto Gabriel Macht, terzo anello mancante, ma vero ago della bilancia affettiva.

Maurizio Porro

Shainee Gabel
Nato a Philadelphia nel 1969. Nel 1997 scrive, dirige e produce in collaborazione con Kristin Hahn il documentario Anthem, che si aggiudica quello stesso anno il premio Fipresci al Festival Internazionale del Documentario di Amsterdam. Una canzone per Bobby Long, esordio nel lungometraggio di finzione da lui diretto e prodotto, è stato presentato fuori concorso all'ultima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

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CONFIDENZE TROPPO INTIME

Regia: Patrice Leconte. Sceneggiatura: Jérôme Tonnerre. Fotografia: Eduardo Serra. Scenografia: Ivan Maussion. Musica: Pascal Estève. Montaggio: Joëlle Hache. Interpreti: Sandrine Bonnaire, Fabrice Luchini, Michel Duchaussoy, Anne Brochet. Produzione: Les Films Alain Sarde, France 3 Cinéma, Zoulou Films, Assise Productions. Origine: Francia 2004. Tit. originale: Confidences trop intimes. Durata: 104'.

"Quello che si dichiara e quello che si nasconde" è una pratica che accomuna, in modo singolare e imprevedibile, il lavoro dello psicanalista (qualunque sia la sua scuola di riferimento, il suo nume tutelare, lo stregone della psiche che ne determina il metodo) e la professione, meno brillante, più precisa, più disturbante (per i clienti), del commercialista. Su quello che potrebbe sembrare un paradosso teorico e metodologico, Patrice Leconte struttura un sapido thriller dell'anima che si vorrebbe fosse interminabile come teorizzava Freud dell'analisi. Quello che conta nelle sedute sono soprattutto le parole, le affabulazioni, i ricordi, le fantasie, i desideri. La cura prevede un set in cui due co-protagonisti si spartiscono abbastanza rigidamente i ruoli: uno ascolta e l'altro parla. In fondo, sono ruoli alla portata di tutti.
Anna (Bonnaire) sbaglia (un atto mancato o una scelta deliberata?) la porta d'ingresso su un pianerottolo e si trova a raccontare le sue pene matrimoniali a un fiscalista, William Faber (Luchini). Il consulente finanziario è un buon ascoltatore ed è attratto dalle confidenze della sua cliente per caso. Tra i due scatta una complicità rituale, si stringe un legame che è molto più suadente e sfuggente di uno scontato transfert tra paziente e analizzante. La cura serve ad entrambi. Leconte, servito a meraviglia da tutti i suoi interpreti (il cast è ammirevole anche nei ruoli più circoscritti), realizza il suo "breve incontro" intorno ad un divano e ribadisce che l'immaginario del cinema può essere fatto solo di parole e di sguardi.

Enrico Magrelli

Patrice Leconte
Nato a Parigi nel 1947. Appassionato fin da giovanissimo, si diploma alla prestigiosa IDHEC e realizza numerosi corti. Il primo lungometraggio è Il cadavere era già morto (1976) ma a segnalarlo a critica e pubblico è il fortunato Tandem (1987), a cui seguono L'insolito caso di Mr. Hire e Il marito della parrucchiera (1990). Si segnalano inoltre il pluripremiato Ridicule (1996), L'amore che non muore (2000) e L'uomo del treno (2002).

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COSÌ FAN TUTTI

Regia: Agnès Jaoui. Sceneggiatura: Jean-Pierre Bacri, A. Jaoui. Fotografia: Stéphane Fontaine. Scenografia: Olivier Jacquet. Musica: Philippe Rombi. Montaggio: François Gédigier. Interpreti: Marilou Berry, A. Jaoui, J.P. Bacri, Laurent Grévill. Produzione: Les Films A4, Canal+, Eyescreen S.r.l., France 2 Cinéma, Studio Canal. Origine: Francia 2004. Tit. originale: Comme une image. Durata: 110'.

Un po' cicciottella Lolita, inoltre il ragazzo che ama sembra non accorgersi di lei. E la sua insegnante di canto, Sylvia, non crede molto al talento della ragazza ma decide lo stesso di darle credito perché il padre di Lolita è un celebre autore di best seller, e lei ha un marito scrittore frustrato da... piazzare. Titolo originale del film Comme une image, chissà perché trasformato in sciocca reminiscenza mozartiana che ha poco a che fare con il succo della storia.
Realizzato e interpretato dai due autori del fortunato Il gusto degli altri, bravi soprattutto come sceneggiatori (e infatti in questa veste hanno vinto la Palma a Cannes) Così fan tutti è un girotondo di personaggi dalle identità in bilico: c'è l'algerino che "francesizza" il proprio nome, lo scrittore in crisi di coscienza che scende a compromessi con se stesso, e la protagonista, Lolita, che fa da parafulmine delle paturnie di tutti. Al contrario di altri autori del cinema "borghese", Jaoui e Bacri realizzano "ronde" inquietanti su uomini e donne che tutto hanno fuorché delle precise identità. Un mondo di maschere e maquillage, quasi "horror" se si pensa al personaggio del padre interpretato dallo stesso Bacri. L'unico problema di Comme une image (come del resto di Il gusto degli altri) è paradossalmente la sua "perfezione". Gira tutto senza sbavature, con una certa meccanicità letteraria. Avercene, però.

Mauro Gervasini

Agnès Jaoui
Nata a Antony (Hauts-de-Seine, Francia) nel 1964. Interprete sia comica che drammatica, inizia a recitare nel 1983, affiancando nel decennio successivo la carriera di sceneggiatrice: firma con Jean-Pierre Bacri (con cui è sposata) Cuisine et dépendances (1993), Aria di famiglia (1996) e Parole, parole, parole (1997). Passa dietro la macchina da presa nel 2000 con l'acclamato Il gusto degli altri, scritto insieme al marito e premiato con numerosi riconoscimenti.

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LA DONNA DI GILLES

Regia: Frédéric Fonteyne. Soggetto: dall'omonimo romanzo di Madeleine Bourdouxhe. Sceneggiatura: Philippe Blasband, F. Fonteyne, Marion Hänsel. Fotografia: Virginie Saint-Martin. Scenografia: Véronique Sacrez. Musica: Vincent D'Hondt. Montaggio: Ewin Ryckaert. Interpreti: Emmanuelle Devos, Clovis Cornillac, Laura Smet. Produzione: Artémis Productions, Liaison Cinématographique, Samsa Film S.a.r.l., Eyescreen S.r.l., Nord-Ouest Productions, Fama Film AG. Origine: Belgio/Lussemburgo/Francia/ Italia/Svizzera 2004. Tit. originale: La femme de Gilles. Durata: 108'.

Fra i meriti delle pellicole di ispirazione letteraria c'è quello di portare l'attenzione su testi da scoprire o riscoprire: com'è il caso del notevole La donna di Gilles di Frédéric Fonteyne, basato sull'omonimo romanzo scritto nel 1937 dalla belga Madeleine Bourdouxhe che solo adesso viene pubblicato in Italia da Adelphi; e che comunque, anche negli stessi territori francofoni, esce da lunghi decenni di oblio. In teoria abbiamo davanti una storia semplice: nella cornice di un imprecisato sobborgo industriale del Nord Europa, dove gli altiforni sempre accesi arrossano il cielo, Elisa e il metalmeccanico Gilles vivono felici con le loro due bambine in una modesta casetta circondata da un orto curato. Ma un giorno lui, chissà perché, sente di provare un improvviso e violento desiderio per Victorine, la sorella più giovane (nonché civetta e infida) della moglie.
Con la sua sensibilità femminile acuita dall'amore, Elisa, che è di nuovo incinta, capisce subito l'antifona e tuttavia decide di far finta di nulla: pur di salvare il rapporto avrà pazienza, aspetterà, sopporterà, arriverà addirittura a confortare il suo uomo, diventato folle di gelosia. Però Elisa non ha previsto una cosa: ancor più intollerabile che perdere l'amore di Gilles, sarà per lei scoprire che non lo ama più. Fluidamente strutturato volta a volta sui punti di vista di Elisa, della voce narrante e persino di Gilles, il romanzo a dispetto del soggetto non scade mai nel melò, assumendo semmai le cadenze essenziali di una moderna tragedia. Nel tentativo di non tradire il modello, Fonteyne sceglie la via di uno stile naturalistico e rarefatto, ma in tanta discrezione finisce per restare inespresso il conflitto interiore di Elisa: la quale, nella interpretazione della pur brava Emmanuelle Devos, attraversa il film sul tono uniforme di una dolorosa passività.

Alessandra Levantesi

Frédéric Fonteyne
Nato a Uccle (Belgio) nel 1968. Il suo debutto nel cinema è in veste di regista e produttore del film collettivo Les sept péchés capitaux (1992), realizzato insieme ad altri sei autori. Dopo il corto Bob (le déplorable) (1993) e la commedia Max et Bobo (1998, inedita in Italia), suscita scandalo e interesse con Una relazione privata (1999). La donna di Gilles si aggiudica nel 2004 il premio Cicae al Festival di Venezia.

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FERRO3 - LA CASA VUOTA

Regia, soggetto, sceneggiatura, montaggio: Kim Ki-duk. Fotografia: Jang Seong-back. Scenografia: Chungsol Art. Musica: Slvian. Interpreti: Hee Jae, Seung-yeon Lee, Ju Jin-mo, Choi Jeong-ho. Produzione: Kim Ki-Duk Film, Cineclick Asia. Origine: Corea del Sud 2004. Tit. originale: Bin-jip. Durata: 95'.

Avete mai avuto la sensazione che qualcuno sia entrato nella vostra casa a vostra insaputa? Un oggetto spostato, un libro aperto, un segno infinitesimale, il sospetto di una presenza misteriosa? Ferro3, premiato a Venezia, lavora su questa paura... che poi è, semmai, un'inquietudine con aspetti stimolanti. Un ragazzo un po' strano gira in moto per la città, appendendo volantini pubblicitari alle maniglie delle porte. Il giorno dopo ripassa dalle stesse case, e controlla: se un volantino è ancora al suo posto, significa che l'appartamento è momentaneamente vuoto; il ragazzo entra e, letteralmente, fa come se fosse a casa propria. Mangia, fa il bucato, ripara qualche elettrodomestico, dorme e se i legittimi proprietari fanno improvvisamente ritorno, scompare come un fantasma.
Ben presto scopriamo che le case sono legate dalla presenza di alcune foto: tutte raffigurano una giovane modella, nuda, che abita in uno degli appartamenti assieme al marito ricco e manesco. È lei l'obiettivo del giovane? L'enigmatico titolo Ferro3 allude a un tipo di mazza da golf: in casa del riccastro, che ama e mena la fanciulla, il ragazzo trova infatti delle mazze con le quali comincia ad esercitarsi, raggiungendo quasi subito una perizia che gli consente di sparare palline da golf come fossero proiettili. È una delle tante stranezze di un film lunare, insolito, affascinante.
Se ci sono precedenti allo stile di Kim Ki-duk, risalgono ai tempi di Buster Keaton e di Jacques Tati, artisti con un approccio Zen alla comicità. Ferro3 è una riflessione sulla solitudine che inizia come una comica surreale, prosegue come un dramma kafkiano e finisce come una love-story: tre film in uno, nell'arco di 90 minuti, per la più singolare esperienza visiva e psicologica che possiate fare al cinema in questo Natale 2004.

Alberto Crespi

Kim Ki-duk
Nato nel 1960. Dopo una carriera nell'esercito coreano e gli studi in Storia dell'Arte a Parigi, nel 1996 debutta come regista con Ageo. Dirige dodici film, tra i quali si segnalano Paran daemun (1998), L'isola (2000), Indirizzo sconosciuto e Bad Guy (entrambi del 2001), Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera (2003). Nel 2004 ottiene il Leone d'Argento a Berlino con Samaria.

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THE IRON LADIES

Regia: Youngyooth Thongkonthun. Sceneggiatura: Y. Thongkonthun, Jira Maligool, Visuthichai Boonyakarinjana. Fotografia: J. Maligool. Scenografia: Narucha Vijitvarit. Musica: Amornbhong Methakunavudh. Montaggio: Sunij Asavinikul. Interpreti: Jesdaporn Pholdee, Sahaphap Tor, Ekachai Buranapanit, Giorgio Maiocchi. Produzione: Tai Entertainment. Origine: Thailandia 2000. Tit. originale: Satree lek. Durata: 104'.

La storia di partenza è vera, la Satree-Lex, una squadra thai maschile di pallavolo fortissima e adorata dal pubblico, che pur vincendo nel 1996 il campionato nazionale viene tenuta fuori da quello internazionale. Il motivo? I suoi giocatori sono quasi tutti gay o travestiti, curano il look come gli allenamenti, non arriverebbero mai in campo senza rossetto e trucco perfetti, adorano essere star. E qui siamo già in The Iron Ladies - in Italia arrivato due anni fa grazie allo sguardo sveglio del Festival a Tematiche Omosessuali di Torino.
Dirige Yongyooth Thongkonthlin, originario della provincia di Lampang, la stessa della squadra, che però nonostante due anni di ricerche e incontri con i giocatori non ha mai pensato di raccontare le vere vite dei protagonisti. "Non volevo che The Iron Ladies fosse l'ennesimo film un po' stupido sui katoey" come vengono definiti in Thailandia i travestiti. E infatti The Iron Ladies è soprattutto cinema. Narrato e girato con passione, umorismo, leggerezza anche nei momenti più aspri, nelle ambiguità, nelle contraddizioni molto reali. Protagonisti sono Moi e Jung, giocatori magnifici e gay. Per questo ogni volta che si presentano alle selezioni vengono respinti. Finché il governatore della regione non incarica un allenatore di formare una squadra vincente.
A sottolineare il "distacco" dal reale, quasi tutti gli attori - tranne Gogkorn Benjathikul, che interpreta Pia, artista transessuale del Cabaret Show - sono etero, anche se poi non è il "confronto" fiction/verità il punto più importante. E dietro i toni da musical quasi soap, The Iron Ladies ci racconta anche di discriminazioni ma anche della possibilità di vincerle. Senza dogmatismi, piuttosto con una tecnica di gioco di imprevedibile perfezione.

Cristina Piccino


Youngyooth Thongkonthun
Con The Iron Ladies, il suo debutto nel lungometraggio, ottiene nel 2001 una menzione speciale al Festival di Berlino e altri riconoscimenti internazionali. Due anni dopo scrive e dirige The Iron Ladies 2: Before and After, inedito in Italia così come il successivo Maid (2005), commedia autoprodotta incentrata su una banda di affascinanti donne-spia.

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MARE DENTRO

Regia, montaggio: Alejandro Amenábar. Sceneggiatura: A. Amenábar, Mateo Gil. Fotografia: Javier Aguirresarobe. Scenografia: Benjamín Fernández. Musica: A. Amenábar, Giacomo Puccini, Richard Wagner, Ludwig van Beethoven, Wolfgang Amadeus Mozart. Interpreti: Javier Bardem, Belén Rueda, Lola Dueñas, Mabel Rivera. Produzione: Canal+, Eurimages, Eyescreen S.r.l., Filmanova, Himenóptero, Lucky Red, Sociedad General de Cine S.A., Sogepaq, Televisión Española (TVE), UGC Images. Origine: Spagna/Francia/Italia 2004. Tit. originale: Mar adentro. Durata: 125'.

Ramón, da anni costretto in un letto, completamente paralizzato dal collo in giù, abituato a sorridere perché "quando non puoi scappare e dipendi totalmente dagli altri impari a piangere ridendo", deciso a procurarsi la morte per vie legali, senza mettere nei guai nessuna delle persone che lo aiutano, perché "vivere é un diritto, non un obbligo".
Mare dentro racconta la storia della sua lunga battaglia per raggiungere la morte, circondato da donne che lo accudiscono e lo amano, divise tra il desiderio di aiutarlo e quello di tenerlo in vita. Chiuso in una stanza, che si squarcia sulle sue improvvise visioni interne, i suoi ricordi, l'immagine del mare che lo ha accolto da giovane e poi lo ha stroncato, il film é una curiosa, calcolata miscela di rigoroso autocontrollo e di smaniante evasione immaginaria. Come si fosse messo dentro la testa e il cuore del protagonista, raffredda l'emotività, aiutato in questo dalla recitazione millimetrica di Javier Bardem. Ma nello stesso tempo non resiste alla sinuosa mobilità della macchina da presa, alle aperture che gli consentono i sogni e i desideri irrealizzabili del protagonista: gli zoom si avvicinano, brevi e scanditi, ai primissimi piani dei personaggi raccolti intorno al letto di Ramón; la musica classica che accompagna la sua solitudine sottolinea i voli oltre la finestra di quella stanza; il tuffo in mare che gli é costato l'uso del corpo torna, secco come una frustata e avvolgente come una placenta, a segnare il passaggio tra la vita e la morte.
Nel momento più bello del film, tutta la vita gli passa davanti agli occhi, scandita dalla successione rapida delle fotografie dei volti, i luoghi, le ragazze amate. Ed é la vitalità suggestiva dello sguardo di Amenábar che in fondo ci fa capire perché Ramón vuole morire: perché non c'è musica, voce, affetto che tenga di fronte all'impossibilità di essere, e di riconoscere, se stessi.

Emilia Grossi

Alejandro Amenábar
Nato nel 1972 a Santiago del Cile. Cresciuto in Spagna, studia Cinema a Madrid e, dopo alcuni cortometraggi, appena ventiquattrenne scrive e dirige il fortunato Tesis (1996). L'anno successivo è la volta di Apri gli occhi, campione d'incassi in patria di cui viene girato il remake Vanilla Sky. Numerosi i premi vinti con The Others (2001) e Mare dentro, che si aggiudica l'Oscar come miglior film straniero nel 2005.

 

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NEMMENO IL DESTINO

Regia: Daniele Gaglianone. Soggetto: dall'omonimo romanzo di Gianfranco Bettin. Sceneggiatura: D. Gaglianone, Giaime Alonge, Alessandro Scippa. Fotografia: Gherardo Rossi. Scenografia: Valentina Ferroni. Musica: Giuseppe Napoli. Montaggio: Luca Gasparini. Interpreti: Mauro Cordella, Fabrizio Nicastro, Giuseppe Sanna, Stefano Cassetti. Produzione: Domenico Procacci, Gianluca Arcopinto e Pierpaolo Trezzini per Fandango, Armadillo Cinematografica. Origine: Italia 2004. Durata: 110'.

Un bell'esempio di come può essere fertile la relazione tra un romanzo e un film. Da Nemmeno il destino di Gianfranco Bettin il regista Daniele Gaglianone (quello del brillantissimo esordio con I nostri anni dove, nell'oggi, due vecchi e malandati ex partigiani rintracciano un vecchio e malandato ex aguzzino delle brigate nere e decidono di giustiziarlo) ha preso selettivamente quello che voleva ma si è meritato dallo scrittore un "grazie a lui ho capito meglio il mio testo".
La lettura del regista è dedicata all'adolescenza che crede nell'amicizia, che corre il rischio di perdersi, che cerca un proprio posto lontano dalle delusioni dei genitori, che si ribella rabbiosamente perché solo così si può crescere. Sullo sfondo di una periferia dalla doppia valenza, quella di una città invasa dai resti della sua civiltà ex industriale e quella interiore di un destino segnato dalle infelicità familiari, Ale figlio di una donna marchiata dalla violenza subita e Ferdi figlio di un ex operaio messo ai margini malato e alcolista, reagiscono insieme alla cappa che li soffoca. Con la stessa rabbia ma con esiti diversi. Dal gesto di rivolta estrema e autolesionista del secondo il primo trarrà forse la maturazione necessaria per uscire dal riformatorio pronto a un'altra vita. Una combinazione produttiva appassionatamente indipendente, un'opera dura, non facile, che conferma il talento, aspro quanto personale, di un autentico innovatore.

Paolo D'Agostini

Il film è bello perché non arretra nel melenso, nel retorico o nel moralismo: si cita Faulkner, si ricorda con rabbia il passato, ma anche sul futuro non ci sono alternative. Duro e coerente come altre opere giovani recenti, il film è una tragedia annunciata che si consuma nella passività, nell'inerzia e mescola benissimo, con la verità della solitudine vissuta, pubblica e privata, il piano reale e quello fantastico.

Maurizio Porro

Daniele Gaglianone
Nato ad Ancona nel 1966. Dopo la laurea in Storia del Cinema, dal 1991 al 1997 collabora con l'Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, realizzando nel frattempo numerosi cortometraggi di finzione e documentari. I nostri anni (2000), da lui scritto e diretto, viene presentato al Torino Film Festival e a Cannes ottenendo critiche positive. Nemmeno il destino è la sua opera seconda.

 

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NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI

Regia, soggetto: Susanne Bier. Sceneggiatura: Anders Thomas Jensen. Fotografia: Morten Søborg. Scenografia: Viggo Bentzon. Musica: Johan Söderqvist. Montaggio: Pernille Bech Christensen, Adam Nielsen. Interpreti: Connie Nielsen, Ulrich Thomsen, Nikolaj Lie Kaas, Bent Mejding. Produzione: Two Brothers Ltd., Zentropa Entertainments. Origine: Danimarca 2004. Tit. originale: Brødre. Durata: 110'.

Militare in missione ONU nell'Afghanistan in guerra, Michael è dato per morto e la notizia piomba luttuosa in quello che era stato sino a quel momento il microcosmo sereno della sua famiglia: la bella, sensuale moglie Sarah, le due bambine piene di allegria, i genitori ancora giovani. La sofferenza ferisce anche Jannik, il fratello scapestrato appena uscito di prigione, e lo rende responsabile, spingendolo a prendersi carico di quella famiglia amputata: il dolore, un dolore profondo, dignitoso, senza lacrime, in qualche modo avvicina Sarah e Jannik, come se la reciproca attrazione potesse in qualche modo sottrarli al vuoto che si è impossessato di loro. Ma Michael non è morto, è stato catturato dai Talebani e, liberato dai compagni, torna, in una famiglia che stava per trovare un suo nuovo equilibrio: ma anche lui è un altro, è un uomo tormentato, prigioniero di un ricordo disumano. Finita ogni tenerezza, diventa violento, immagina, sbagliando, che Sarah l'abbia tradito con Jannik: è come se volesse incolpare le persone che tanto ha amato per quel gesto di ferocia cui è stato costretto da prigioniero, che non può dimenticare, che non si può perdonare.
Il film della regista danese Susanne Bier è commovente, semplice, con attori magnifici (Connie Nielsen e Ulrich Thomsen, il biondo di Festen), come buona parte del cinema scandinavo sa esaltare laicamente i valori familiari ed etici, il peso dei sensi di colpa e la capacità di comprensione e perdono.

Natalia Aspesi

Anche senza la naturalezza e la povertà imperiose di "Dogma", il cinema nordico è asciutto, duro, profondo, carnale, a volte ineluttabile e straziante: Non desiderare la donna d'altri è l'esempio di uno stile straordinariamente nobile e feroce, arricchito dalla bravura degli attori (il protagonista Ulrich Thomsen s'era visto in Festen e la protagonista Connie Nielsen nel Gladiatore).

Lietta Tornabuoni

Susanne Bier
Nata nel 1960 in Danimarca. A partire dal 1991 realizza un film per la tv e nove lungometraggi, tutti inediti in Italia tranne The One & Only - È tutta colpa dell'amore (1999), Open Hearts (2002) e Non desiderare la donna d'altri, vincitore del premio del pubblico al Sundance Film Festival nel 2005. Ha fatto parte del movimento cinematografico Dogme 95.

 

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LE PASSEGGIATE AL CAMPO DI MARTE

Regia: Robert Guédiguian. Soggetto: dal libro Le dernier Mitterand di Georges-Marc Benamou. Sceneggiatura: G.-M. Benamou, Gilles Taurand. Fotografia: Renato Berta. Scenografia: Michel Vandestien. Montaggio: Bernard Sasia. Interpreti: Michel Bouquet, Jalil Lespert, Philippe Fretun, Anne Cantineau. Produzione: Film Oblige, Agat Films & Cie, arte France Cinéma, Canal+, Centre National de la Cinématographie, Région Ile-de-France, Cofimage 15, Procirep, Angoa-Agicoa. Origine: Francia 2005. Tit. originale: Le promeneur du Champ de Mars. Durata: 117'.

Robert Guédiguian lascia la Marsiglia popolare per evocare la Parigi presidenziale di dieci anni fa con Le passeggiate al Campo di Marte, tratto da Le dernier Mitterand di Georges-Marc Benamou.
Le passeggiate al Campo di Marte, comunque, non si occupa di politica estera. Si occupa poco anche di politica interna, coi cenni sprezzanti di Mitterand (Michel Bouquet) ai "trotzkisti del Monde", ai "jospiniani", ai "rocardiani", agli "scrittori che in Bosnia si prendono per Malraux" (Lévy e Glucksmann, cioè). Della politica politicante, il Mitterand di Guédiguian si occupa con fastidio, quando gliela evoca il giornalista idealista (Jalil Lespert) che raccoglie le sue confidenze nel declino. Il loro è il confronto fra due generazioni della sinistra francese: quella che ha avuto il potere, ma non ha potuto esercitarlo; quella che non l'ha, né saprebbe esercitarlo.
Giovane, malmaritato, deluso di sé, taccagno, l'idealista indaga, reclama certezze sul passato remoto del Presidente, che, malato, osserva: "Sono l'ultimo dei grandi presidenti francesi, di quelli come De Gaulle, intendo. Dopo, verranno finanzieri, contabili...". È il rimpianto per le cose che potevano essere e non sono state. Nel 1981 della prima elezione di Mitterand, era troppo tardi per la dottrina socialista: mancavano le condizioni perché la presa di potere fosse reale. Infatti "non c'è socialismo senza proprietà pubblica dei mezzi di produzione". Allora comunista e avversario di Mitterand, oggi Guédiguian ne riconosce la grandezza. Ne ammette - senza stigmatizzarle - le origini a destra, superando il tipico settarismo della sinistra e dell'estrema sinistra. La trasversalità di Mitterand era del resto condizione del suo incarnare la Francia, non metà dei francesi più uno.

Maurizio Cabona

Robert Guédiguian
Nato a Marsiglia nel 1953. Esordisce nella regia nel 1981 con Dernier été, interpretato dai suoi attori feticcio Gérard Meylan e Ariane Ascaride. Cineasta e produttore fortemente interessato ai temi politici e sociali, ha diretto tredici lungometraggi, tra i quali si segnalano Ki lo sa? (1985), Marius e Jeannette (1997), La ville est tranquille (2000), Marie-Jo e i suoi 2 amori (2002).

 

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IL SEGRETO DI VERA DRAKE

Regia, soggetto, sceneggiatura: Mike Leigh. Fotografia: Dick Pope. Scenografia: Eve Stewart. Musica: Andrew Dickson. Montaggio: Jim Clark. Interpreti: Imelda Staunton, Richard Graham, Eddie Marsan, Anna Keaveney. Produzione: Film Council, Ingenious Media, Studio Canal, The Inside Track, Thin Man Films. Origine: GB/Francia/Nuova Zelanda 2004. Tit. originale: Vera Drake. Durata: 125'.

Meticoloso, gentile, accorato: tre aggettivi che si adattano contemporaneamente allo stile della regia di Mike Leigh e alle caratteristiche psicologiche della sua nuova protagonista, Vera Drake, piccola inglese di mezza età, con mani piccolissime e una dedizione infinita nell'accudire famiglia e vicini di casa, parenti e ragazze nei guai. Della storia di Vera Drake si sa già tutto: nel 1950, a Londra, una quieta casalinga, nel poco tempo libero che le resta dal lavoro di domestica e dalle incombenze familiari, pratica aborti senza chiedere denaro; un giorno, una ragazza finisce in ospedale per un'infezione, e Vera viene identificata e arrestata. In realtà, quello che conta è come Mike Leigh racconta questa storia, cioè come una storia qualunque, senza nulla di eccezionale, e, al tempo stesso, una storia resa assolutamente speciale dai suoi protagonisti. Da sempre, questa è la grande abilità dell'autore inglese: la capacità di scavare tra le pieghe più "normali" della società, diseredati ma non troppo, tutta quella gente il cui volto non rimane impresso nella memoria quando vi passa accanto, e di tirarne fuori l'unicità.
Qui, la piccola Inghilterra del dopoguerra, quella grigiastra e un po' insaccata, tutta tazze di tè e preziosi pacchetti di zucchero eccedenti il razionamento, si accende della faticosa luminosità della solidarietà, di un buonumore strappato alla pioggia e ai disagi e di un buon senso che strappa al destino incontri felici. Leigh inquadra gesti, interni, volti con l'affetto di un osservatore asciutto ma non estraneo, sfugge la retorica e il buonismo, registra esitazioni ed espressioni e, tessendo la sua lucida "cronaca", ci offre un preciso giudizio morale, nel quale un'intonazione della voce, uno sguardo, un'affettazione denotano baratri di classe e di genere, nel quale la violenza e il potere regolano il mondo sotto la sua superficie.

Emanuela Martini

Mike Leigh
Nato a Salford (GB) nel 1943 da genitori di origine russo-ebraica. Diplomatosi presso la Royal Academy of Dramatic Art, realizza il suo primo lungometraggio, Bleak Moments, nel 1971, lavorando come regista televisivo fino al 1987.
Si aggiudica la Palma d'Oro a Cannes per Naked (1993) e Segreti e bugie (1996) mentre vince il Leone d'Oro a Venezia con Il segreto di Vera Drake. Si segnalano inoltre Ragazze (1997), Topsy-Turvy (1999), Tutto o niente (2002).

 

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SOTTO IL SOLE NERO

Regia: Enrico Verra. Sceneggiatura: Luca Rastello, E. Verra, Marco Videtta. Fotografia: Claudio Meloni. Scenografia: Francesca Bocca. Musica: Giuseppe Napoli. Montaggio: Carlo Balestrieri. Interpreti: Simone Gondolfo, Fabio Camilli, Clara Uziewe, Belinda Ldialu. Produzione: Agnese Fontana per Brooklyn Films. Origine: Italia 2004. Durata: 93'.

Il quartiere di San Salvario a Torino è stato spesso al centro delle cronache come esempio di degrado urbano, di connubio tra criminalità e nuova immigrazione. Con le speculazioni e spettacolarizzazioni del caso. Enrico Verra, uno dei più noti documentaristi italiani, esordisce invece nel lungo a soggetto raccontando il quartiere da torinese, dopo avergli dedicato tra l'altro un documentario. Lo spunto iniziale vede un torinese sbandato finire quasi per caso nel mondo degli immigrati, e mettere su una piccola impresa di filmati (tratti da una immaginaria emittente nigeriana in Italia) che gli africani mandano a casa. Ma presto scoppiano i conflitti, perché il mondo degli immigrati è sfruttamento (anche reciproco), violenza e paura. Il film ha alcune incertezze, e nella seconda parte vuole tirare le fila del racconto un po' dimostrativamente, come un teorema. Ma i difetti sono sopravanzati dalla volontà di guardarsi attorno, dalla visione non idealizzata del mondo narrato, dall'attenzione all'ibridazione delle culture, da un gusto non insincero del melodramma.

Emiliano Morreale

Torino, San Salvario: la "loro" Africa. L'Africa dei torinesi che vivono nel ghetto nero, scontrandosi e magari assimilandosi con gli immigrati, e la Torino degli esclusi dove s'addensa il terzo mondo con la convinzione di trovare l'America. Una Torino di povertà, cioè di sogni e disillusioni, mosaico di drammi e di storie, difficili da vivere, ancor più difficili da raccontare: ci ha provato, con rinnovata ostinazione, Enrico Verra, con il suo primo lungometraggio.
Sotto il sole nero è un viaggio malinconico dentro i gesti estremi dello spaccio, della prostituzione, della clandestinità, concedendosi il sorriso d'uno stratagemma (ispirato a un'esperienza reale): quello della confezione di videocassette su false trasmissioni tv, protagonisti gli immigrati, che così potranno rassicurare che è rimasto laggiù (e forse se stessi) alimentando l'illusione che ce l'hanno fatta.

Mario Serenellini

Enrico Verra
Nato a Torino nel 1962. Laureato in Storia del Cinema, tra il 1984 e il 1995 dirige i documentari Rock contro il nucleare, You gotta move, Italo, Pannocchia, Il Signor Rossi prese il fucile, No man's land. Quattro anni dopo si aggiudica l'European Academy Award per il miglior corto europeo con Benvenuto in San Salvario. Sotto il sole nero è il suo primo lungometraggio.

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LA SPOSA TURCA

Regia, soggetto, sceneggiatura: Fatih Akin. Fotografia: Rainer Klausmann. Scenografia: Tamo Kunz. Musica: Daniel Puente Encina, Selim Sesler, Alex Menck, Maceo Parker. Montaggio: Andrew Bird. Interpreti: Birol Ünel, Sibel Kekilli, Catrin Striebeck, Güven Kirac. Produzione: Bavaria Film International, Corazón International, Norddeutscher Rundfunk, Panfilm, Wüste Filmproduktion, arte. Origine: Germania/Turchia 2004. Tit. originale: Gegen die Wand. Durata: 123'.

Sopravvissuti al tentativo di suicidio, Sibel e Cahit s'incontrano all'ospedale psichiatrico. Sono entrambi di origine turca, ma tutto il resto li divide. Lei, 20 anni, ama troppo la vita per sopportare una tutela famigliare che la soffoca; lui, 40, è un uomo autodistruttivo abitato da una legione di demoni. Non vedendo altra possibilità per sfuggire ai suoi, Sibel propone a Cahit un matrimonio bianco: coabiteranno, ma ciascuno coltiverà liberamente le proprie relazioni sessuali. L'uomo esita; poi accetta, intravedendo nel patto una speranza per sopravvivere. Finché, inatteso e divorante, l'"amour fou" s'insinua nelle loro esistenze. Non è messaggero di salvezza, ma di rovina.
Benché ci fossero altri bei film in concorso a Berlino, quest'anno, La sposa turca aveva un valore aggiunto: un soggetto pericolosamente attuale come lo scontro di culture, la gestione della diversità, il permanere degli integralismi religiosi. Però ridurre il valore del film alle sue, più o meno implicite, tematiche sarebbe far torto a Fatih Akin, trentunenne turco nato e cresciuto ad Amburgo. Il regista ha saputo imprimere alla storia una tensione in crescendo; rappresentare una Istanbul affascinante e paurosa; tradurre i conflitti culturali in una tragedia a forte valenza simbolica. Ma, soprattutto, ha scelto due interpreti perfetti per la coppia di agnelli sacrificali: una esordiente di inattaccabile purezza davanti alle brutture del mondo e un attore che pare minato da un oscuro male interiore, come un'icona punk.

Roberto Nepoti

Fatih Akin
Nato ad Amburgo nel 1973 da genitori turchi. Dopo il diploma in Comunicazione Visiva al College of Fine Arts di Amburgo, conseguito nel 1994, realizza alcuni corti pluri-premiati, firmando poi nel 1998 Kurz und schmerzlos (inedito in Italia), vincitore del Baviarian Film Award come miglior regista esordiente. Seguono Im Juli (2000), Solino (2002) e La sposa turca, Orso d'Oro nel 2004 al Festival di Berlino.

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