Piemonte
al Cinema
Il
Cinema Diffuso
2005-2006
Sguardi
d'autore sul mondo
XI
Edizione
Arona
- Avigliana - Bardonecchia - Beinasco - Borgomanero - Bra - Cascine
Vica - Centallo - Cherasco - Condove -
Mondovì - Montalto Dora - Omegna -
Pino Torinese - Rivoli - Salice d'Ulzio - San Damiano d'Asti - Santhià
- Savigliano - Susa - Trino Vercellese - Valenza - Varallo Sesia
- Vigliano Biellese - Villastellone
La rassegna Piemonte
al Cinema. Il Cinema Diffuso festeggia nell'anno 2005-2006
il proprio undicesimo anniversario: venticinque le realtà coinvolte,
distribuite su tutto il territorio. Di anno in anno l'ottima accoglienza
ottenuta dalla rassegna ha dimostrato la validità di una proposta
mirata, in grado di intrattenere piacevolmente gli spettatori focalizzando
al contempo l'attenzione verso la migliore produzione europea ed
extraeuropea. La rassegna, organizzata in collaborazione con AIACE
e AGIS, si colloca felicemente fra le iniziative di promozione e
decentramento culturale realizzate dall'Assessorato alla Cultura
della Regione Piemonte.
Anche
quest'anno sono sedici le opere proposte: ogni sede ha potuto scegliere
secondo le proprie esigenze un programma di otto titoli, componendo
percorsi tematici interessanti e differenziati che danno modo agli
spettatori di incontrare opere e autori spesso trascurati. Il sottotitolo
Sguardi d'autore sul mondo riassume
perfettamente la volontà di presentare un panorama il più variegato
possibile, a livello sia geografico che tematico.
Per ogni sede, è previsto inoltre per una delle proiezioni della
rassegna l'abbinamento del cortometraggio Bambini
d'Italia, realizzato dall'Osservatorio dell'Immaginario.
L'undicesima
edizione de Il Cinema Diffuso
presenta le opere di cineasti di sicuro talento e dalle carriere
consolidate come Patrice Leconte, Ken Loach, Roberto Faenza, Mike
Leigh, Kim Ki-duk e Robert Guédiguian, ai quali affiancare una nuova
generazione di autori destinati a imporsi con un rilievo sempre
maggiore sulla scena internazionale, come Fatih Akin, Alejandro
Amenábar, Susanne Bier, Daniele Gaglianone, Agnès Jaoui e Frédéric
Fonteyne, cui si deve aggiungere una leva di registi che con le
loro prime pellicole hanno convinto critica e pubblico: Enrico Verra,
Niels Mueller, Shainee Gabel, Youngyooth Thongkonthun.
Negli
ultimi anni Il Cinema Diffuso
si è rivelato in controtendenza rispetto al calo di pubblico verificatosi
nelle sale cinematografiche nazionali; caratterizzandosi come un'iniziativa
di primo piano per la promozione della cultura e del linguaggio
cinematografici. Da sempre dedica particolare attenzione a quelle
fasce di pubblico - in particolare i giovani - che difficilmente
hanno la possibilità di confrontarsi su temi e stili di cinema originali,
differenti e non consueti.
Sara Cortellazzo
Segretario Generale Aiace Torino
|
Roberto
Morano
Segretario Agis
Piemonte e Valle d'Aosta
|
Gianni
Oliva
Assessore alla Cultura
Regione Piemonte |
I
Cinema che ospitano la rassegna
Arona - Cinema San Carlo (tel. 0322/240566)
Avigliana - Cinema Corso (tel. 011/9312403)
Bardonecchia - Cinema Sabrina (tel. 0122/99633)
Beinasco - Cinema Bertolino (tel. 011/3490270)
Borgomanero - Cinema Nuovo (tel. 0322/81741)
Bra - Cinema Vittoria (tel. 0172/412771)
Cascine Vica - Cinema Don Bosco Digital (tel. 011/9591840)
Centallo - Cinema Nuovo Lux (tel. 0171/211726)
Cherasco - Cinema Galateri (tel. 0172/488324)
Condove - Cinema Condovese (tel. 011/9644346)
Mondovì - Cinema Bertola (tel. 0174/47898)
Montalto Dora - 2001 Cinema d'Essai (tel. 0125/651079)
Omegna - Cinema Sociale (tel. 0323/862564)
Pino Torinese - Cinema Le Glicini (tel. 011/843171)
Rivoli - Cinema Borgonuovo (tel. 011/9768024)
Salice d'Ulzio - Cinema Sayonara (tel. 0122/850974)
San Damiano d'Asti - Cinema Cristallo (tel. 0141/982288)
Santhià - Cinema Ideal (tel. 0161/930827)
Savigliano - Cinema Aurora (tel. 0172/712957)
Susa - Cinema Cenisio (tel. 0122/622686)
Trino Vercellese - Cine Orsa Dolby (tel. 0161/828600)
Valenza - Cinema Sociale (tel. 0131/942276)
Varallo Sesia - Cinema Sottoriva (tel. 0163/52288)
Vigliano Biellese - Cinema Teatro E.RI.O.S. (tel. 015/510568)
Villastellone - Cinema Jolly (tel. 011/9696034)
Calendario
2005-2006
Arona
Cinema San Carlo
13/10/05 Un bacio appassionato
20/10/05 The Assassination
27/10/05 Alla luce del sole
03/11/05 Confidenze troppo intime
10/11/05 La donna di Gilles
17/11/05 Le passeggiate al Campo...
24/11/05 Non desiderare la donna...
01/12/05 Il segreto di Vera Drake
Bardonecchia Cinema
Sabrina
29/11/05 Un bacio appassionato
06/12/05 Una canzone per Bobby...
13/12/05 Mare dentro
20/12/05 The Assassination
17/01/06 Così fan tutti
24/01/06 Alla luce del sole
31/01/06 Il segreto di Vera Drake
07/02/06 Confidenze troppo intime
Borgomanero Cinema
Nuovo
18/10/05 The Assassination
08/11/05 Alla luce del sole
22/11/05 Un bacio appassionato
06/12/05 Una canzone per Bobby...
20/12/05 Confidenze troppo intime
10/01/06 Ferro3 - La casa vuota
24/01/06 Non desiderare la donna...
07/02/06 Sotto il sole nero
Cascine
Vica Cinema Don Bosco
25/10/05 Un bacio appassionato
08/11/05 Una canzone per Bobby...
22/11/05 Mare dentro
20/12/05 Confidenze troppo intime
24/01/06 Alla luce del sole
07/02/06 Il segreto di Vera Drake
21/02/06 Così fan tutti
14/03/06 Non desiderare la donna...
Cherasco
Cinema Galateri
03/02/06 Alla luce del sole
10/02/06 Un bacio appassionato
17/02/06 Confidenze troppo intime
24/02/06 Non desiderare la donna...
03/03/06 Ferro3 - La casa vuota
10/03/06 Mare dentro
17/03/06 Così fan tutti
24/03/06 La sposa turca
Mondovì
Cinema Bertola
07/10/05 Mare dentro
14/10/05 Alla luce del sole
21/10/05 La donna di Gilles
02/11/05 The Iron Ladies
04/11/05 Nemmeno il destino
11/11/05 Non desiderare la donna...
18/11/05 Le passeggiate al Campo...
25/11/05 Sotto il sole nero
Omegna
Cinema Sociale
03/11/05
Un bacio appassionato
17/11/05 Confidenze troppo intime
01/12/05 Ferro3 - La casa vuota
12/01/06 Mare dentro
02/02/06 Le passeggiate al Campo...
16/02/06 Il segreto di Vera Drake
09/03/06 La sposa turca
23/03/06 Così fan tutti
Rivoli
Cinema Borgonuovo
21/10/05
Un bacio appassionato
04/11/05 Una canzone per Bobby...
18/11/05 Mare dentro
16/12/05 Confidenze troppo intime
20/01/06 Alla luce del sole
03/02/06 Il segreto di Vera Drake
17/02/06 Così fan tutti
10/03/06 Non desiderare la donna...
S.Damiano
d'Asti Cin. Cristallo
14/10/05
Un bacio appassionato
28/10/05 Ferro3 - La casa vuota
11/11/05 Mare dentro
25/11/05 Il segreto di Vera Drake
16/12/05 La sposa turca
27/01/06 Una canzone per Bobby...
17/02/06 Confidenze troppo intime
03/03/06 Non desiderare la donna...
Savigliano
Cinema Aurora
05/10/05 Mare dentro
12/10/05 Alla luce del sole
19/10/05 La donna di Gilles
26/10/05 The Iron Ladies
02/11/05 Nemmeno il destino
09/11/05 Non desiderare la donna...
16/11/05 Le passeggiate al Campo...
23/11/05 Sotto il sole nero
Trino
Vercellese Orsa Dolby
20/10/05 La donna di Gilles
27/10/05 Una canzone per Bobby...
03/11/05 Ferro3 - La casa vuota
10/11/05 Sotto il sole nero
17/11/05 Così fan tutti
24/11/05 Le passeggiate al Campo...
01/12/05 Non desiderare la donna...
15/12/05 Nemmeno il destino
Varallo
Cinema Sottoriva
14/10/05 Un bacio appassionato
21/10/05 The Assassination
04/11/05 Alla luce del sole
11/11/05 Una canzone per Bobby...
18/11/05 Confidenze troppo intime
25/11/06 Così fan tutti
02/12/05 Mare dentro
16/12/05 Le passeggiate al Campo...
Villastellone
Cinema Jolly
06/10/05 Non desiderare la donna...
13/10/05 Una canzone per Bobby...
20/10/05 Così fan tutti
27/10/05 Sotto il sole nero
03/11/05 Le passeggiate al Campo...
10/11/05 The Assassination
17/11/05 Nemmeno il destino
24/11/05 La donna di Gilles
|
Avigliana
Cinema Corso
20/10/05 Un bacio appassionato
03/11/05 Una canzone per Bobby...
17/11/05 Mare dentro
15/12/05 Confidenze troppo intime
19/01/06 Alla luce del sole
02/02/06 Il segreto di Vera Drake
16/02/06 Così fan tutti
09/03/06 Non desiderare la donna...
Beinasco
Cinema Bertolino
26/10/05 Un bacio appassionato
09/11/05 Una canzone per Bobby...
23/11/05 Mare dentro
21/12/05 Confidenze troppo intime
25/01/06 Alla luce del sole
08/02/06 Il segreto di Vera Drake
22/02/06 Così fan tutti
15/03/06 Non desiderare la donna...
Bra
Cinema Vittoria
05/10/05 Un bacio appassionato
12/10/05 Mare dentro
19/10/05 Le passeggiate al Campo...
26/10/05 The Assassination
02/11/05 La donna di Gilles
09/11/05 Nemmeno il destino
Centallo
Cinema Nuovo Lux
21/10/05 Una canzone per Bobby...
28/10/05 La donna di Gilles
04/11/05 Non desiderare la donna...
11/11/05 Sotto il sole nero
18/11/05 Le passeggiate al Campo...
25/11/05 The Iron Ladies
02/12/05 The Assassination
09/12/05 La sposa turca
Condove
Cinema Condovese
14/10/05 Alla luce del sole
28/10/05 Non desiderare la donna...
04/11/05 Confidenze troppo intime
18/11/05 Ferro3 - La casa vuota
02/12/05 Mare dentro
16/12/05 Un bacio appassionato
13/01/06 Sotto il sole nero
27/01/06 Una canzone per Bobby...
Montalto
Dora Cinema 2001
12/10/05 Una canzone per Bobby...
19/10/05 Nemmeno il destino
26/10/05 The Assassination
09/11/05 Un bacio appassionato
16/11/05 La donna di Gilles
30/11/05 Confidenze troppo intime
07/12/05 Così fan tutti
14/12/05 Mare dentro
Pino Torinese Cinema
Le Glicini
25/10/05 Alla luce del sole
15/11/05 Un bacio appassionato
13/12/05 Sotto il sole nero
10/01/06 Le passeggiate al Campo...
31/01/06 La sposa turca
07/02/06 Mare dentro
28/02/06 Nemmeno il destino
14/03/06 Ferro3 - La casa vuota
Salice d'Ulzio
Cinema Sayonara
12/01/06 Così fan tutti
19/01/06 Alla luce del sole
26/01/06 Il segreto di Vera Drake
23/02/06 Confidenze troppo intime
02/03/06 Un bacio appassionato
09/03/06 Una canzone per Bobby...
16/03/06 The Assassination
23/03/06 Mare dentro
Santhià
Cinema Ideal
13/10/05 Un bacio appassionato
20/10/05 Alla luce del sole
27/10/05 Così fan tutti
03/11/05 La sposa turca
10/11/05 Mare dentro
17/11/05 Non desiderare la donna...
24/11/05 Il segreto di Vera Drake
01/12/05 Confidenze troppo intime
Susa
Cinema Cenisio
27/10/05 Mare dentro
03/11/05 The Assassination
10/11/05 Il segreto di Vera Drake
17/11/05 Alla luce del sole
24/11/05 Una canzone per Bobby...
01/12/05 Confidenze troppo intime
15/12/05 Così fan tutti
22/12/05 Un bacio appassionato
Valenza
Cinema Sociale
13/10/05 Nemmeno il destino
27/10/05 Una canzone per Bobby...
10/11/05 Così fan tutti
16/11/05 Mare dentro
24/11/05 Ferro3 - La casa vuota
09/12/05 Alla luce del sole
15/12/05 Sotto il sole nero
26/01/06 Le passeggiate al Campo...
Vigliano Biellese E.RI.O.S.
14/10/05 Alla luce del sole
21/10/05 La sposa turca
28/10/05 Una canzone per Bobby...
11/11/05 The Iron Ladies
18/11/05 Confidenze troppo intime
25/11/05 Un bacio appassionato
02/12/05 Ferro3 - La casa vuota
09/12/05 The Assassination
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Gli
interventi dei critici cinematografici
avverranno alla prima data
di programmazione della rassegna
salvo diversa comunicazione
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BAMBINI
D'ITALIA
Regia:
Silvano Antonelli, Beppe Calopresti, Claudio Paletto. Soggetto:
S. Antonelli. Fotografia: Angelo Santovito. Musica: Ettore
Cimpincio. Montaggio: Davide Rossotto. Interpreti:
i bambini della IVª A della Scuola Nino Costa di Torino. Produzione:
Fabio Naggi per Osservatorio dell'Immaginario, Gagè Produzioni.
Origine: Italia 2004. Durata: 1'40".
I
bambini si alzano, si lavano, fanno colazione, indossano gli zainetti,
vanno di corsa a scuola, classe-intervallo-classe. Poi pallavolo,
danza, judo, scuola di musica, calcio, piscina. Quindi compiti,
cena, un po' di cartoni, spazzolino, pigiama e buonanotte. È questa
la giornata tipo dei Bambini d'Italia. Bambini silenziosi, che non
fanno notizia, compresi come sono nell'ordinario sforzo di mantenere
i loro piccoli grandi impegni. Sono tanti questi piccoli cittadini
che pensano, che parlano, che eseguono, che giocano. Il loro fare,
insieme a quello di altri, disegna il vivere dell'Italia contemporanea.
Ci vorrebbe, e c'è, un inno nazionale, ma che si lasci sfiorare
dai giochi, dai sogni, dalle fatiche e dai desideri dell'infanzia.
Un inno nazionale bambino.
Silvano
Antonelli
Con
il video Bambini d'Italia l'Osservatorio dell'Immaginario
prosegue il suo lavoro di valorizzazione dell'infanzia e della sua
cultura, attraverso la sua rete nazionale di rilevazione dei pensieri
bambini; la sua collana I Quaderni dell'Immaginario; la realizzazione
di eventi e spettacoli teatrali. È stato possibile realizzare Bambini
d'Italia grazie ai contributi di molti. Della Regione Piemonte
e della Città di Torino, di Coop e di Benetton, importanti attori
pubblici e privati che promuovono con continuità e convinzione i
diritti dell'infanzia. Ma soprattutto sono i bambini della classe
IVª A della Scuola Nino Costa di Torino a dover essere ringraziati,
e con loro il Dirigente Scolastico, gli insegnanti e l'intero personale
della Scuola.
Silvano
Antonelli
Nato a Ferrara nel 1955. Nel 1984 fonda
la Compagnia Stilema ed è attore e autore di Teatro Ragazzi. Bambini
d'Italia è il suo primo cortometraggio.
Giuseppe
Calopresti
Nato a Polistena nel 1956. Filmmaker dal 1985,
a partire dal 2000 firma i documentari Sono nato a Paravati
e Lavoro a Torino e cura filmati per mostre d'arte.
Claudio
Paletto
Nato a Torino nel 1954. Scrive e dirige Rock
contro il nucleare (1983), Alla fine del millennio (1991),
Massimo rispetto (1993), Gocce di Mercurio (2003).
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ALLA
LUCE DEL SOLE
Regia,
soggetto: Roberto Faenza. Sceneggiatura: R. Faenza, Gianni
Arduini, Giacomo Maia, Dino Gentili. Fotografia: Italo Petriccione.
Scenografia: Davide Bassan. Musica: Andrea Guerra.
Montaggio: Massimo Fiocchi. Interpreti: Luca Zingaretti,
Alessia Goria, Corrado Fortuna, Giovanna Bozzolo. Produzione:
Elda Ferri per Jean Vigo Italia. Origine: Italia 2004.
Durata: 89'.
Ogni
volta che la tv parla di mafia si alzano cori di protesta sui motivi
consueti: queste trasmissioni offendono la Sicilia, danneggiano
gli investimenti, ci disonorano all' estero. È il minimo che tocca
a chi si attenta a portare certi fattacci Alla luce del sole,
come recita il titolo del film. Ma a don Pino Puglisi, il parroco
palermitano del Brancaccio, è andata peggio: fu assassinato il 15
settembre 1993 dalla stessa cosca che attuò le stragi di Falcone
e Borsellino. Eravamo in molti ad aver dimenticato questo "eroe
non-eroe" fino a quando lo abbiamo riscoperto nel ritratto fraterno
che ne fa Luca Zingaretti. Bisogna stare attenti al prologo, sintesi
dell'intera evocazione. Istigati dai caporali della mala, un gruppo
di monelli fa razzia di gatti randagi per buttarli in pasto ai cani
da combattimento del racket delle scommesse; e poi recuperano il
mastino soccombente e lo finiscono. Chiara metafora di una morte
annunciata, quel perimetro desolato è lo specchio del quartiere
dove qualcuno è destinato a morire ucciso "come un cane".
Il racconto riassume due anni di tragica esperienza pastorale: restituito
alle strade della sua infanzia, don Pino si trova davanti lo spettacolo
della chiesa vuota e decide che i parrocchiani se li andrà a cercare.
Senza tonaca, gironzola in bici, osserva, si informa e invita i
ragazzi sbandati a venire a giocare in parrocchia. Il sacerdote
rifiuta la bustarella della corruzione e presta il suo aiuto dove
può. Ma di fronte ai caroselli dei picciotti in motoretta giubilanti
per l'eccidio di Giovanni Falcone e la sua scorta, non esita a denunciare
dal pulpito gli assassini invitandoli a uscire allo scoperto. Come
risposte si susseguono un incendio doloso, una brutale aggressione
in casa e infine un'esecuzione sommaria tanto ineluttabile che il
regista, con ispirata finezza, non sente il bisogno di banalizzarla
facendo risuonare gli spari.
Tullio
Kezich
Roberto
Faenza
Nato a Torino nel 1943. Dopo il diploma al Centro Sperimentale di
Cinematografia, nel 1968 scrive e dirige Escalation, seguito
l'anno successivo da H2S. Dopo Si salvi chi vuole
(1980) e Copkiller (1983), firma gli adattamenti letterari
Mio caro dottor Gräsler (1991), Jona che visse nella balena
(1993) - Premio David di Donatello -, Sostiene Pereira (1995),
Marianna Ucrìa (1996), L'amante perduto (1999). Nel
2002 dirige infine Prendimi l'anima.
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THE
ASSASSINATION
Regia:
Niels Mueller. Sceneggiatura: N. Mueller, Kevin Kennedy.
Fotografia: Emmanuel Lubezki. Scenografia: Lester
Cohen. Musica: Steven M. Stern. Montaggio: Jay Lash
Cassidy. Interpreti: Sean Penn, Naomi Watts, Don Cheadle,
Jack Thompson. Produzione: Anhelo Productions, Appian Way.
Origine: USA/Messico 2004. Tit. originale: The
Assassination of Richard Nixon. Durata: 105'.
The
Assassination
del debuttante Niels Mueller è un film politico collocato nel 1974
che potrebbe benissimo essere collocato nel 2004; perché venisse
realizzato si sono associati il regista Alfonso Cuaròn, Leonardo
DiCaprio e l'autore di Sideways Alexander Payne e soprattutto
Sean Penn, il bravissimo protagonista assoluto. L'infelicità esistenziale,
l'irrilevanza sociale, portano il personaggio alla morte: ma anche
con una fine meno tragica i suoi sentimenti sono tristemente collettivi.
Sean Penn scrive una lunga lettera al maestro Leonard Bernstein
("perché la sua musica è onesta, pura") raccontando la verità su
se stesso: "Mi considero un granello di sabbia, ma penso di avere
la forza di distruggere i potenti".
Come Willy Loman in Morte di un commesso viaggiatore di Arthur
Miller, non può adeguarsi al mondo arrogante e spietato, alle menzogne
commerciali, ai maltrattamenti del padrone che vuol fare di lui
un venditore vincente, al divorzio in cui ha perduto moglie, figli
e casa, alle villanie razziste riservate a un suo amico nero, all'impossibilità
di ottenere un prestito statale per mettere su una attività propria.
Nelle sue giornate sempre più fallimentari, dagli schermi televisivi
si affaccia costantemente con le sue menzogne il Primo Venditore
divenuto Presidente, Richard Nixon. Sean Penn ne progetta l'assassinio
che sarebbe pure l'eliminazione simbolica della società immorale
e volgare che egli guida. Nella sua deriva, il tentativo sarebbe
quello di sequestrare e dirottare un aereo all'aeroporto di Baltimora,
di bombardare con l'esplosivo la Casa Bianca.
Il film è ben fatto, Sean Penn è di una bravura ammirevole nel recitare
la disperazione paranoide e sincera del personaggio: calma laconica,
urla ogni tanto, desolazione.
Lietta
Tornabuoni
Niels
Mueller
Originario di Milwaukee, frequenta i
corsi di Cinema presso la UCLA e qui incontra Alexander Payne, che
si impegna a produrre il suo primo lungometraggio. Dopo aver partecipato
come montatore e produttore alla realizzazione di Sweet Nothing
(1996), nel 2002 collabora al soggetto e alla sceneggiatura di Tadpole
- Un giovane seduttore a New York. Segue due anni dopo The
Assassination, debutto nella regia cinematografica.
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UN
BACIO APPASSIONATO
Regia:
Ken Loach. Sceneggiatura: Paul Laverty. Fotografia:
Barry Ackroyd. Scenografia: Martin Johnson. Musica:
George Fenton. Montaggio: Jonathan Morris. Interpreti:
Atta Yaqub, Eva Birthistle, Shamshad Akhtar, Shabana Bakhsh. Produzione:
Scottish Screen, Sixteen Films Ltd., Cinéart, Matador Pictures,
Bianca Film, Tornasol Films S.A., Glasgow Film Office. Origine:
GB/Belgio/Germania/Italia/Spagna 2004. Tit. originale:
Ae Fond Kiss... Durata: 103'.
Un
cane, in apertura del film di Ken Loach, ci fa guardare "come tra
due fotogrammi", negli interstizi delle cose, quando fa la pipì
su un cartellone d'edicola messo a terra, che appartiene a un negozietto
pakistano di Glasgow. Peggio della pipì di un cane bastardo.
Ecco cos'è un immigrato, anche di classe media, asiatica, anche
se commerciante, con moglie e figli, e può permettersi qualche libertà
edilizia, non ortodossa, nel giardino della villetta. Ovvio che
lui si chiude a riccio nella sua religione, riletta male in chiave
patriarcale, nella sua cultura diffidente e "inghettita" in cibi
speziati e vestiti di seta. Ovvio che cerchi di difendersi sposando
i suoi figli a rampolli di famiglie consanguinee, meglio se cugini,
raddoppiando così i capitali di protezione. Ovvio che ha paura di
degradarsi coi bianchi, di disperdersi, di fidarsi dei goree,
anche se parla solo in scozzese perfino quando s'arrabbia e inneggia
al Sangue. Ovvio che la figlia adolescente sia sempre sotto controllo
e non debba andare nelle discoteche del fratello o a studiare a
Edimburgo giornalismo. Ovvio che il figlio dj non può frequentare
bionde pallide, o sposarsi con l'insegnante di musica colta, bianca,
indipendente anche se cattolica, che ama, perché l'amore è vile
egoismo da società dei consumi, come direbbe Pasolini, per chi,
alla comunità calda e piramidale, non sa ancora contrapporre un
modello di "individuo democratico". Ma in Europa la democrazia non
è falsità? Tutto ovvio e ragionevole, ma sbagliato. Per scavalcare
la logica postmoderna, i punti di vista devono unirsi e moltiplicarsi.
E per fortuna i due amanti ibridi faranno i "bastardi", gli sperimentatori
di una nuova Europa emozionale... Insomma, grazie a un cane randagio
con la sola sequenza d'apertura di un pulito, didattico affresco,
Loach ci mostra la realtà sociale delle comunità etniche in Gran
Bretagna.
Roberto
Silvestri
Ken
Loach
Nato a Nuneaton (Warwickshire, GB) nel
1936. Dopo gli studi in Legge a Oxford, negli anni Sessanta lavora
come regista televisivo ed esordisce nel cinema con Poor Cow
(1967). Nei due decenni successivi oltre a film per la tv firma
opere come Family Life (1971), Black Jack (1979) e
Fatherland (1986). Riceve la definitiva consacrazione con
Riff Raff (1990), Piovono pietre (1993), Ladybird
Ladybird (1994), Terra e libertà (1995), My Name is
Joe (1998), Sweet Sixteen (2002).
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UNA
CANZONE PER BOBBY LONG
Regia,
sceneggiatura: Shainee Gabel. Soggetto: dal romanzo Off
Magazine Street di Ronald Everett Capps. Fotografia:
Elliot Davis. Scenografia: Sharon Lomofsky. Musica: Jim
Black. Montaggio: Edward Percy, Lee Percy. Interpreti:
John Travolta, Scarlett Johansson, Gabriel Macht, Deborah Kara Unger.
Produzione: Bob Yari Productions, Crossroads Films, Destination
Films, El Camino Pictures, Emmett/Furla Films, Stratus Film Co.
Origine: USA 2004. Tit. originale: A Love Song
for Bobby Long. Durata: 119'.
Nel
caldo afoso e decadente di New Orleans tre personaggi guardano al
buio in cima alle scale, tanto per citare William Inge, drammaturgo
americano che insieme ai sudisti Carson Mc Cullers e Tennessee Williams
fa da nume tutelare a Una canzone per Bobby Long. Una ragazzina
neo-orfana di una madre quasi sconosciuta si trova in casa, quasi
come eredità, una strana coppia di uomini con cui è destinata a
convivere in rapporto di odio amore: un ex professore alcolizzato,
malato, ciabattone, in disarmo e il suo ex assistente e forse biografo.
Loro, colti, hanno bisogno di passato, nostalgia e memoria, citando
Dylan Thomas e Bukowski, ma alla ragazza urge un futuro, magari
anche con optional sentimentale. Il film, scritto e diretto da Shainee
Gabel, debuttante che ha il gusto del western degli affetti, è finalmente
tutto un film di parole e di psicologie dove si incrociano tre belle
strade senza uscita. È un corpo a corpo con i propri fantasmi e
gli infranti sogni di gloria, oltre che con sentimenti sempre e
almeno bivalenti. La forza sta nella sintonia di tre personaggi
a tutto tondo e di tre attori accaldati e bravissimi. Se Travolta,
bianco di capelli, zoppicante e ingrassato, è quello che osa di
più, tentando un'ulteriore resurrezione, Scarlett Johansson, lanciata
da Lost in Translation, affina la sua ingenuità in trasferta
amorosa, con un sottile match generazionale in cui si inserisce
perfetto Gabriel Macht, terzo anello mancante, ma vero ago della
bilancia affettiva.
Maurizio
Porro
Shainee
Gabel
Nato a Philadelphia nel 1969. Nel 1997
scrive, dirige e produce in collaborazione con Kristin Hahn il documentario
Anthem, che si aggiudica quello stesso anno il premio Fipresci
al Festival Internazionale del Documentario di Amsterdam. Una
canzone per Bobby Long, esordio nel lungometraggio di finzione
da lui diretto e prodotto, è stato presentato fuori concorso all'ultima
Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
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CONFIDENZE
TROPPO INTIME
Regia:
Patrice Leconte. Sceneggiatura: Jérôme Tonnerre. Fotografia:
Eduardo Serra. Scenografia: Ivan Maussion. Musica:
Pascal Estève. Montaggio: Joëlle Hache. Interpreti: Sandrine
Bonnaire, Fabrice Luchini, Michel Duchaussoy, Anne Brochet. Produzione:
Les Films Alain Sarde, France 3 Cinéma, Zoulou Films, Assise Productions.
Origine: Francia 2004. Tit. originale: Confidences
trop intimes. Durata: 104'.
"Quello
che si dichiara e quello che si nasconde" è una pratica che accomuna,
in modo singolare e imprevedibile, il lavoro dello psicanalista
(qualunque sia la sua scuola di riferimento, il suo nume tutelare,
lo stregone della psiche che ne determina il metodo) e la professione,
meno brillante, più precisa, più disturbante (per i clienti), del
commercialista. Su quello che potrebbe sembrare un paradosso teorico
e metodologico, Patrice Leconte struttura un sapido thriller dell'anima
che si vorrebbe fosse interminabile come teorizzava Freud dell'analisi.
Quello che conta nelle sedute sono soprattutto le parole, le affabulazioni,
i ricordi, le fantasie, i desideri. La cura prevede un set in cui
due co-protagonisti si spartiscono abbastanza rigidamente i ruoli:
uno ascolta e l'altro parla. In fondo, sono ruoli alla portata di
tutti.
Anna (Bonnaire) sbaglia (un atto mancato o una scelta deliberata?)
la porta d'ingresso su un pianerottolo e si trova a raccontare le
sue pene matrimoniali a un fiscalista, William Faber (Luchini).
Il consulente finanziario è un buon ascoltatore ed è attratto dalle
confidenze della sua cliente per caso. Tra i due scatta una complicità
rituale, si stringe un legame che è molto più suadente e sfuggente
di uno scontato transfert tra paziente e analizzante. La cura serve
ad entrambi. Leconte, servito a meraviglia da tutti i suoi interpreti
(il cast è ammirevole anche nei ruoli più circoscritti), realizza
il suo "breve incontro" intorno ad un divano e ribadisce che l'immaginario
del cinema può essere fatto solo di parole e di sguardi.
Enrico
Magrelli
Patrice
Leconte
Nato a Parigi nel 1947. Appassionato
fin da giovanissimo, si diploma alla prestigiosa IDHEC e realizza
numerosi corti. Il primo lungometraggio è Il cadavere era già
morto (1976) ma a segnalarlo a critica e pubblico è il fortunato
Tandem (1987), a cui seguono L'insolito caso di Mr. Hire
e Il marito della parrucchiera (1990). Si segnalano inoltre
il pluripremiato Ridicule (1996), L'amore che non muore
(2000) e L'uomo del treno (2002).
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COSÌ
FAN TUTTI
Regia:
Agnès Jaoui. Sceneggiatura: Jean-Pierre Bacri, A. Jaoui.
Fotografia: Stéphane Fontaine. Scenografia: Olivier
Jacquet. Musica: Philippe Rombi. Montaggio: François
Gédigier. Interpreti: Marilou Berry, A. Jaoui, J.P. Bacri,
Laurent Grévill. Produzione: Les Films A4, Canal+, Eyescreen
S.r.l., France 2 Cinéma, Studio Canal. Origine: Francia 2004.
Tit. originale: Comme une image. Durata: 110'.
Un
po' cicciottella Lolita, inoltre il ragazzo che ama sembra non accorgersi
di lei. E la sua insegnante di canto, Sylvia, non crede molto al
talento della ragazza ma decide lo stesso di darle credito perché
il padre di Lolita è un celebre autore di best seller, e lei ha
un marito scrittore frustrato da... piazzare. Titolo originale del
film Comme une image, chissà perché trasformato in sciocca
reminiscenza mozartiana che ha poco a che fare con il succo della
storia.
Realizzato e interpretato dai due autori del fortunato Il gusto
degli altri, bravi soprattutto come sceneggiatori (e infatti
in questa veste hanno vinto la Palma a Cannes) Così fan tutti
è un girotondo di personaggi dalle identità in bilico: c'è l'algerino
che "francesizza" il proprio nome, lo scrittore in crisi di coscienza
che scende a compromessi con se stesso, e la protagonista, Lolita,
che fa da parafulmine delle paturnie di tutti. Al contrario di altri
autori del cinema "borghese", Jaoui e Bacri realizzano "ronde" inquietanti
su uomini e donne che tutto hanno fuorché delle precise identità.
Un mondo di maschere e maquillage, quasi "horror" se si pensa al
personaggio del padre interpretato dallo stesso Bacri. L'unico problema
di Comme une image (come del resto di Il gusto degli altri)
è paradossalmente la sua "perfezione". Gira tutto senza sbavature,
con una certa meccanicità letteraria. Avercene, però.
Mauro
Gervasini
Agnès
Jaoui
Nata a Antony (Hauts-de-Seine, Francia) nel 1964. Interprete sia
comica che drammatica, inizia a recitare nel 1983, affiancando nel
decennio successivo la carriera di sceneggiatrice: firma con Jean-Pierre
Bacri (con cui è sposata) Cuisine et dépendances (1993),
Aria di famiglia (1996) e Parole, parole, parole (1997).
Passa dietro la macchina da presa nel 2000 con l'acclamato Il
gusto degli altri, scritto insieme al marito e premiato con
numerosi riconoscimenti.
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LA
DONNA DI GILLES
Regia:
Frédéric Fonteyne. Soggetto: dall'omonimo romanzo di
Madeleine Bourdouxhe. Sceneggiatura: Philippe Blasband, F.
Fonteyne, Marion Hänsel. Fotografia: Virginie Saint-Martin.
Scenografia: Véronique Sacrez. Musica: Vincent D'Hondt.
Montaggio: Ewin Ryckaert. Interpreti: Emmanuelle Devos,
Clovis Cornillac, Laura Smet. Produzione: Artémis Productions,
Liaison Cinématographique, Samsa Film S.a.r.l., Eyescreen S.r.l.,
Nord-Ouest Productions, Fama Film AG. Origine: Belgio/Lussemburgo/Francia/
Italia/Svizzera 2004. Tit. originale: La femme de Gilles.
Durata: 108'.
Fra
i meriti delle pellicole di ispirazione letteraria c'è quello di
portare l'attenzione su testi da scoprire o riscoprire: com'è il
caso del notevole La donna di Gilles di Frédéric Fonteyne,
basato sull'omonimo romanzo scritto nel 1937 dalla belga Madeleine
Bourdouxhe che solo adesso viene pubblicato in Italia da Adelphi;
e che comunque, anche negli stessi territori francofoni, esce da
lunghi decenni di oblio. In teoria abbiamo davanti una storia semplice:
nella cornice di un imprecisato sobborgo industriale del Nord Europa,
dove gli altiforni sempre accesi arrossano il cielo, Elisa e il
metalmeccanico Gilles vivono felici con le loro due bambine in una
modesta casetta circondata da un orto curato. Ma un giorno lui,
chissà perché, sente di provare un improvviso e violento desiderio
per Victorine, la sorella più giovane (nonché civetta e infida)
della moglie.
Con la sua sensibilità femminile acuita dall'amore, Elisa, che è
di nuovo incinta, capisce subito l'antifona e tuttavia decide di
far finta di nulla: pur di salvare il rapporto avrà pazienza, aspetterà,
sopporterà, arriverà addirittura a confortare il suo uomo, diventato
folle di gelosia. Però Elisa non ha previsto una cosa: ancor più
intollerabile che perdere l'amore di Gilles, sarà per lei scoprire
che non lo ama più. Fluidamente strutturato volta a volta sui punti
di vista di Elisa, della voce narrante e persino di Gilles, il romanzo
a dispetto del soggetto non scade mai nel melò, assumendo semmai
le cadenze essenziali di una moderna tragedia. Nel tentativo di
non tradire il modello, Fonteyne sceglie la via di uno stile naturalistico
e rarefatto, ma in tanta discrezione finisce per restare inespresso
il conflitto interiore di Elisa: la quale, nella interpretazione
della pur brava Emmanuelle Devos, attraversa il film sul tono uniforme
di una dolorosa passività.
Alessandra
Levantesi
Frédéric
Fonteyne
Nato a Uccle (Belgio) nel 1968. Il suo
debutto nel cinema è in veste di regista e produttore del film collettivo
Les sept péchés capitaux (1992), realizzato insieme ad altri
sei autori. Dopo il corto Bob (le déplorable) (1993) e la
commedia Max et Bobo (1998, inedita in Italia), suscita scandalo
e interesse con Una relazione privata (1999). La donna
di Gilles si aggiudica nel 2004 il premio Cicae al Festival
di Venezia.
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FERRO3 - LA CASA
VUOTA
Regia,
soggetto, sceneggiatura, montaggio: Kim Ki-duk. Fotografia:
Jang Seong-back. Scenografia: Chungsol Art. Musica:
Slvian. Interpreti: Hee Jae, Seung-yeon Lee, Ju Jin-mo, Choi
Jeong-ho. Produzione: Kim Ki-Duk Film, Cineclick Asia. Origine:
Corea del Sud 2004. Tit. originale: Bin-jip. Durata:
95'.
Avete
mai avuto la sensazione che qualcuno sia entrato nella vostra casa
a vostra insaputa? Un oggetto spostato, un libro aperto, un segno
infinitesimale, il sospetto di una presenza misteriosa? Ferro3,
premiato a Venezia, lavora su questa paura... che poi è, semmai,
un'inquietudine con aspetti stimolanti. Un ragazzo un po' strano
gira in moto per la città, appendendo volantini pubblicitari alle
maniglie delle porte. Il giorno dopo ripassa dalle stesse case,
e controlla: se un volantino è ancora al suo posto, significa che
l'appartamento è momentaneamente vuoto; il ragazzo entra e, letteralmente,
fa come se fosse a casa propria. Mangia, fa il bucato, ripara qualche
elettrodomestico, dorme e se i legittimi proprietari fanno improvvisamente
ritorno, scompare come un fantasma.
Ben presto scopriamo che le case sono legate dalla presenza di alcune
foto: tutte raffigurano una giovane modella, nuda, che abita in
uno degli appartamenti assieme al marito ricco e manesco. È lei
l'obiettivo del giovane? L'enigmatico titolo Ferro3 allude
a un tipo di mazza da golf: in casa del riccastro, che ama e mena
la fanciulla, il ragazzo trova infatti delle mazze con le quali
comincia ad esercitarsi, raggiungendo quasi subito una perizia che
gli consente di sparare palline da golf come fossero proiettili.
È una delle tante stranezze di un film lunare, insolito, affascinante.
Se ci sono precedenti allo stile di Kim Ki-duk, risalgono ai tempi
di Buster Keaton e di Jacques Tati, artisti con un approccio Zen
alla comicità. Ferro3 è una riflessione sulla solitudine
che inizia come una comica surreale, prosegue come un dramma kafkiano
e finisce come una love-story: tre film in uno, nell'arco di 90
minuti, per la più singolare esperienza visiva e psicologica che
possiate fare al cinema in questo Natale 2004.
Alberto
Crespi
Kim
Ki-duk
Nato nel
1960. Dopo una carriera nell'esercito coreano e gli studi in Storia
dell'Arte a Parigi, nel 1996 debutta come regista con Ageo.
Dirige dodici film, tra i quali si segnalano Paran daemun
(1998), L'isola (2000), Indirizzo sconosciuto e Bad
Guy (entrambi del 2001), Primavera, estate, autunno, inverno...
e ancora primavera (2003). Nel 2004 ottiene il Leone d'Argento
a Berlino con Samaria.
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THE
IRON LADIES
Regia:
Youngyooth Thongkonthun. Sceneggiatura: Y. Thongkonthun,
Jira Maligool, Visuthichai Boonyakarinjana. Fotografia: J.
Maligool. Scenografia: Narucha Vijitvarit. Musica:
Amornbhong Methakunavudh. Montaggio: Sunij Asavinikul. Interpreti:
Jesdaporn Pholdee, Sahaphap Tor, Ekachai Buranapanit, Giorgio Maiocchi.
Produzione: Tai Entertainment. Origine: Thailandia
2000. Tit. originale: Satree lek. Durata: 104'.
La
storia di partenza è vera, la Satree-Lex, una squadra thai maschile
di pallavolo fortissima e adorata dal pubblico, che pur vincendo
nel 1996 il campionato nazionale viene tenuta fuori da quello internazionale.
Il motivo? I suoi giocatori sono quasi tutti gay o travestiti, curano
il look come gli allenamenti, non arriverebbero mai in campo senza
rossetto e trucco perfetti, adorano essere star. E qui siamo già
in The Iron Ladies - in Italia arrivato due anni fa grazie
allo sguardo sveglio del Festival a Tematiche Omosessuali di Torino.
Dirige Yongyooth Thongkonthlin, originario della provincia di Lampang,
la stessa della squadra, che però nonostante due anni di ricerche
e incontri con i giocatori non ha mai pensato di raccontare le vere
vite dei protagonisti. "Non volevo che The Iron Ladies fosse
l'ennesimo film un po' stupido sui katoey" come vengono definiti
in Thailandia i travestiti. E infatti The Iron Ladies è soprattutto
cinema. Narrato e girato con passione, umorismo, leggerezza anche
nei momenti più aspri, nelle ambiguità, nelle contraddizioni molto
reali. Protagonisti sono Moi e Jung, giocatori magnifici e gay.
Per questo ogni volta che si presentano alle selezioni vengono respinti.
Finché il governatore della regione non incarica un allenatore di
formare una squadra vincente.
A sottolineare il "distacco" dal reale, quasi tutti gli attori -
tranne Gogkorn Benjathikul, che interpreta Pia, artista transessuale
del Cabaret Show - sono etero, anche se poi non è il "confronto"
fiction/verità il punto più importante. E dietro i toni da musical
quasi soap, The Iron Ladies ci racconta anche di discriminazioni
ma anche della possibilità di vincerle. Senza dogmatismi, piuttosto
con una tecnica di gioco di imprevedibile perfezione.
Cristina
Piccino
Youngyooth
Thongkonthun
Con The Iron Ladies, il suo debutto
nel lungometraggio, ottiene nel 2001 una menzione speciale al Festival
di Berlino e altri riconoscimenti internazionali. Due anni dopo
scrive e dirige The Iron Ladies 2: Before and After, inedito
in Italia così come il successivo Maid (2005), commedia autoprodotta
incentrata su una banda di affascinanti donne-spia.
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MARE
DENTRO
Regia,
montaggio: Alejandro Amenábar. Sceneggiatura: A. Amenábar,
Mateo Gil. Fotografia: Javier Aguirresarobe. Scenografia:
Benjamín Fernández. Musica: A. Amenábar, Giacomo Puccini,
Richard Wagner, Ludwig van Beethoven, Wolfgang Amadeus Mozart.
Interpreti: Javier Bardem, Belén Rueda, Lola Dueñas, Mabel Rivera.
Produzione: Canal+, Eurimages, Eyescreen S.r.l., Filmanova,
Himenóptero, Lucky Red, Sociedad General de Cine S.A., Sogepaq,
Televisión Española (TVE), UGC Images. Origine: Spagna/Francia/Italia
2004. Tit. originale: Mar adentro. Durata:
125'.
Ramón,
da anni costretto in un letto, completamente paralizzato dal collo
in giù, abituato a sorridere perché "quando non puoi scappare e
dipendi totalmente dagli altri impari a piangere ridendo", deciso
a procurarsi la morte per vie legali, senza mettere nei guai nessuna
delle persone che lo aiutano, perché "vivere é un diritto, non un
obbligo".
Mare dentro racconta la storia della sua lunga battaglia
per raggiungere la morte, circondato da donne che lo accudiscono
e lo amano, divise tra il desiderio di aiutarlo e quello di tenerlo
in vita. Chiuso in una stanza, che si squarcia sulle sue improvvise
visioni interne, i suoi ricordi, l'immagine del mare che lo ha accolto
da giovane e poi lo ha stroncato, il film é una curiosa, calcolata
miscela di rigoroso autocontrollo e di smaniante evasione immaginaria.
Come si fosse messo dentro la testa e il cuore del protagonista,
raffredda l'emotività, aiutato in questo dalla recitazione millimetrica
di Javier Bardem. Ma nello stesso tempo non resiste alla sinuosa
mobilità della macchina da presa, alle aperture che gli consentono
i sogni e i desideri irrealizzabili del protagonista: gli zoom si
avvicinano, brevi e scanditi, ai primissimi piani dei personaggi
raccolti intorno al letto di Ramón; la musica classica che accompagna
la sua solitudine sottolinea i voli oltre la finestra di quella
stanza; il tuffo in mare che gli é costato l'uso del corpo torna,
secco come una frustata e avvolgente come una placenta, a segnare
il passaggio tra la vita e la morte.
Nel momento più bello del film, tutta la vita gli passa davanti
agli occhi, scandita dalla successione rapida delle fotografie dei
volti, i luoghi, le ragazze amate. Ed é la vitalità suggestiva dello
sguardo di Amenábar che in fondo ci fa capire perché Ramón vuole
morire: perché non c'è musica, voce, affetto che tenga di fronte
all'impossibilità di essere, e di riconoscere, se stessi.
Emilia
Grossi
Alejandro
Amenábar
Nato nel 1972 a Santiago del Cile. Cresciuto in Spagna, studia Cinema
a Madrid e, dopo alcuni cortometraggi, appena ventiquattrenne scrive
e dirige il fortunato Tesis (1996). L'anno successivo è la
volta di Apri gli occhi, campione d'incassi in patria di
cui viene girato il remake Vanilla Sky. Numerosi i premi
vinti con The Others (2001) e Mare dentro, che si
aggiudica l'Oscar come miglior film straniero nel 2005.
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NEMMENO
IL DESTINO
Regia:
Daniele Gaglianone. Soggetto: dall'omonimo romanzo di Gianfranco
Bettin. Sceneggiatura: D. Gaglianone, Giaime Alonge, Alessandro
Scippa. Fotografia: Gherardo Rossi. Scenografia: Valentina
Ferroni. Musica: Giuseppe Napoli. Montaggio: Luca
Gasparini. Interpreti: Mauro Cordella, Fabrizio Nicastro,
Giuseppe Sanna, Stefano Cassetti. Produzione: Domenico Procacci,
Gianluca Arcopinto e Pierpaolo Trezzini per Fandango, Armadillo
Cinematografica. Origine: Italia 2004. Durata: 110'.
Un
bell'esempio di come può essere fertile la relazione tra un romanzo
e un film. Da Nemmeno il destino di Gianfranco Bettin il
regista Daniele Gaglianone (quello del brillantissimo esordio con
I nostri anni dove, nell'oggi, due vecchi e malandati ex
partigiani rintracciano un vecchio e malandato ex aguzzino delle
brigate nere e decidono di giustiziarlo) ha preso selettivamente
quello che voleva ma si è meritato dallo scrittore un "grazie a
lui ho capito meglio il mio testo".
La lettura del regista è dedicata all'adolescenza che crede nell'amicizia,
che corre il rischio di perdersi, che cerca un proprio posto lontano
dalle delusioni dei genitori, che si ribella rabbiosamente perché
solo così si può crescere. Sullo sfondo di una periferia dalla doppia
valenza, quella di una città invasa dai resti della sua civiltà
ex industriale e quella interiore di un destino segnato dalle infelicità
familiari, Ale figlio di una donna marchiata dalla violenza subita
e Ferdi figlio di un ex operaio messo ai margini malato e alcolista,
reagiscono insieme alla cappa che li soffoca. Con la stessa rabbia
ma con esiti diversi. Dal gesto di rivolta estrema e autolesionista
del secondo il primo trarrà forse la maturazione necessaria per
uscire dal riformatorio pronto a un'altra vita. Una combinazione
produttiva appassionatamente indipendente, un'opera dura, non facile,
che conferma il talento, aspro quanto personale, di un autentico
innovatore.
Paolo
D'Agostini
Il
film è bello perché non arretra nel melenso, nel retorico o nel
moralismo: si cita Faulkner, si ricorda con rabbia il passato, ma
anche sul futuro non ci sono alternative. Duro e coerente come altre
opere giovani recenti, il film è una tragedia annunciata che si
consuma nella passività, nell'inerzia e mescola benissimo, con la
verità della solitudine vissuta, pubblica e privata, il piano reale
e quello fantastico.
Maurizio
Porro
Daniele
Gaglianone
Nato ad
Ancona nel 1966. Dopo la laurea in Storia del Cinema, dal 1991 al
1997 collabora con l'Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza,
realizzando nel frattempo numerosi cortometraggi di finzione e documentari.
I nostri anni (2000), da lui scritto e diretto, viene presentato
al Torino Film Festival e a Cannes ottenendo critiche positive.
Nemmeno il destino è la sua opera seconda.
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NON
DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI
Regia,
soggetto: Susanne Bier. Sceneggiatura: Anders Thomas
Jensen. Fotografia: Morten Søborg. Scenografia: Viggo
Bentzon. Musica: Johan Söderqvist. Montaggio: Pernille
Bech Christensen, Adam Nielsen. Interpreti: Connie Nielsen,
Ulrich Thomsen, Nikolaj Lie Kaas, Bent Mejding. Produzione: Two
Brothers Ltd., Zentropa Entertainments. Origine: Danimarca
2004. Tit. originale: Brødre. Durata: 110'.
Militare
in missione ONU nell'Afghanistan in guerra, Michael è dato per morto
e la notizia piomba luttuosa in quello che era stato sino a quel
momento il microcosmo sereno della sua famiglia: la bella, sensuale
moglie Sarah, le due bambine piene di allegria, i genitori ancora
giovani. La sofferenza ferisce anche Jannik, il fratello scapestrato
appena uscito di prigione, e lo rende responsabile, spingendolo
a prendersi carico di quella famiglia amputata: il dolore, un dolore
profondo, dignitoso, senza lacrime, in qualche modo avvicina Sarah
e Jannik, come se la reciproca attrazione potesse in qualche modo
sottrarli al vuoto che si è impossessato di loro. Ma Michael non
è morto, è stato catturato dai Talebani e, liberato dai compagni,
torna, in una famiglia che stava per trovare un suo nuovo equilibrio:
ma anche lui è un altro, è un uomo tormentato, prigioniero di un
ricordo disumano. Finita ogni tenerezza, diventa violento, immagina,
sbagliando, che Sarah l'abbia tradito con Jannik: è come se volesse
incolpare le persone che tanto ha amato per quel gesto di ferocia
cui è stato costretto da prigioniero, che non può dimenticare, che
non si può perdonare.
Il film della regista danese Susanne Bier è commovente, semplice,
con attori magnifici (Connie Nielsen e Ulrich Thomsen, il biondo
di Festen), come buona parte del cinema scandinavo sa esaltare
laicamente i valori familiari ed etici, il peso dei sensi di colpa
e la capacità di comprensione e perdono.
Natalia
Aspesi
Anche
senza la naturalezza e la povertà imperiose di "Dogma", il cinema
nordico è asciutto, duro, profondo, carnale, a volte ineluttabile
e straziante: Non desiderare la donna d'altri è l'esempio
di uno stile straordinariamente nobile e feroce, arricchito dalla
bravura degli attori (il protagonista Ulrich Thomsen s'era visto
in Festen e la protagonista Connie Nielsen nel Gladiatore).
Lietta
Tornabuoni
Susanne
Bier
Nata nel
1960 in Danimarca. A partire dal 1991 realizza un film per la tv
e nove lungometraggi, tutti inediti in Italia tranne The One
& Only - È tutta colpa dell'amore (1999), Open Hearts
(2002) e Non desiderare la donna d'altri, vincitore del premio
del pubblico al Sundance Film Festival nel 2005. Ha fatto parte
del movimento cinematografico Dogme 95.
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LE
PASSEGGIATE AL CAMPO DI MARTE
Regia:
Robert Guédiguian. Soggetto: dal libro Le dernier Mitterand
di Georges-Marc Benamou. Sceneggiatura: G.-M. Benamou, Gilles
Taurand. Fotografia: Renato Berta. Scenografia: Michel
Vandestien. Montaggio: Bernard Sasia. Interpreti:
Michel Bouquet, Jalil Lespert, Philippe Fretun, Anne Cantineau.
Produzione: Film Oblige, Agat Films & Cie, arte France Cinéma,
Canal+, Centre National de la Cinématographie, Région Ile-de-France,
Cofimage 15, Procirep, Angoa-Agicoa. Origine: Francia 2005.
Tit. originale: Le promeneur du Champ de Mars. Durata:
117'.
Robert
Guédiguian lascia la Marsiglia popolare per evocare la Parigi presidenziale
di dieci anni fa con Le passeggiate al Campo di Marte, tratto
da Le dernier Mitterand di Georges-Marc Benamou.
Le passeggiate al Campo di Marte, comunque, non si occupa
di politica estera. Si occupa poco anche di politica interna, coi
cenni sprezzanti di Mitterand (Michel Bouquet) ai "trotzkisti del
Monde", ai "jospiniani", ai "rocardiani", agli "scrittori che in
Bosnia si prendono per Malraux" (Lévy e Glucksmann, cioè). Della
politica politicante, il Mitterand di Guédiguian si occupa con fastidio,
quando gliela evoca il giornalista idealista (Jalil Lespert) che
raccoglie le sue confidenze nel declino. Il loro è il confronto
fra due generazioni della sinistra francese: quella che ha avuto
il potere, ma non ha potuto esercitarlo; quella che non l'ha, né
saprebbe esercitarlo.
Giovane, malmaritato, deluso di sé, taccagno, l'idealista indaga,
reclama certezze sul passato remoto del Presidente, che, malato,
osserva: "Sono l'ultimo dei grandi presidenti francesi, di quelli
come De Gaulle, intendo. Dopo, verranno finanzieri, contabili...".
È il rimpianto per le cose che potevano essere e non sono state.
Nel 1981 della prima elezione di Mitterand, era troppo tardi per
la dottrina socialista: mancavano le condizioni perché la presa
di potere fosse reale. Infatti "non c'è socialismo senza proprietà
pubblica dei mezzi di produzione". Allora comunista e avversario
di Mitterand, oggi Guédiguian ne riconosce la grandezza. Ne ammette
- senza stigmatizzarle - le origini a destra, superando il tipico
settarismo della sinistra e dell'estrema sinistra. La trasversalità
di Mitterand era del resto condizione del suo incarnare la Francia,
non metà dei francesi più uno.
Maurizio
Cabona
Robert
Guédiguian
Nato a Marsiglia nel 1953. Esordisce
nella regia nel 1981 con Dernier été, interpretato dai suoi
attori feticcio Gérard Meylan e Ariane Ascaride. Cineasta e produttore
fortemente interessato ai temi politici e sociali, ha diretto tredici
lungometraggi, tra i quali si segnalano Ki lo sa? (1985),
Marius e Jeannette (1997), La ville est tranquille
(2000), Marie-Jo e i suoi 2 amori (2002).
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IL
SEGRETO DI VERA DRAKE
Regia,
soggetto, sceneggiatura: Mike Leigh. Fotografia: Dick
Pope. Scenografia: Eve Stewart. Musica: Andrew Dickson.
Montaggio: Jim Clark. Interpreti: Imelda Staunton,
Richard Graham, Eddie Marsan, Anna Keaveney. Produzione: Film
Council, Ingenious Media, Studio Canal, The Inside Track, Thin Man
Films. Origine: GB/Francia/Nuova Zelanda 2004. Tit. originale:
Vera Drake. Durata: 125'.
Meticoloso,
gentile, accorato: tre aggettivi che si adattano contemporaneamente
allo stile della regia di Mike Leigh e alle caratteristiche psicologiche
della sua nuova protagonista, Vera Drake, piccola inglese di mezza
età, con mani piccolissime e una dedizione infinita nell'accudire
famiglia e vicini di casa, parenti e ragazze nei guai. Della storia
di Vera Drake si sa già tutto: nel 1950, a Londra, una quieta
casalinga, nel poco tempo libero che le resta dal lavoro di domestica
e dalle incombenze familiari, pratica aborti senza chiedere denaro;
un giorno, una ragazza finisce in ospedale per un'infezione, e Vera
viene identificata e arrestata. In realtà, quello che conta è come
Mike Leigh racconta questa storia, cioè come una storia qualunque,
senza nulla di eccezionale, e, al tempo stesso, una storia resa
assolutamente speciale dai suoi protagonisti. Da sempre, questa
è la grande abilità dell'autore inglese: la capacità di scavare
tra le pieghe più "normali" della società, diseredati ma non troppo,
tutta quella gente il cui volto non rimane impresso nella memoria
quando vi passa accanto, e di tirarne fuori l'unicità.
Qui, la piccola Inghilterra del dopoguerra, quella grigiastra e
un po' insaccata, tutta tazze di tè e preziosi pacchetti di zucchero
eccedenti il razionamento, si accende della faticosa luminosità
della solidarietà, di un buonumore strappato alla pioggia e ai disagi
e di un buon senso che strappa al destino incontri felici. Leigh
inquadra gesti, interni, volti con l'affetto di un osservatore asciutto
ma non estraneo, sfugge la retorica e il buonismo, registra esitazioni
ed espressioni e, tessendo la sua lucida "cronaca", ci offre un
preciso giudizio morale, nel quale un'intonazione della voce, uno
sguardo, un'affettazione denotano baratri di classe e di genere,
nel quale la violenza e il potere regolano il mondo sotto la sua
superficie.
Emanuela
Martini
Mike
Leigh
Nato a Salford
(GB) nel 1943 da genitori di origine russo-ebraica. Diplomatosi
presso la Royal Academy of Dramatic Art, realizza il suo primo lungometraggio,
Bleak Moments, nel 1971, lavorando come regista televisivo
fino al 1987.
Si aggiudica la Palma d'Oro a Cannes per Naked (1993) e Segreti
e bugie (1996) mentre vince il Leone d'Oro a Venezia con Il
segreto di Vera Drake. Si segnalano inoltre Ragazze (1997),
Topsy-Turvy (1999), Tutto o niente (2002).
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SOTTO
IL SOLE NERO
Regia:
Enrico Verra. Sceneggiatura: Luca Rastello, E. Verra, Marco
Videtta. Fotografia: Claudio Meloni. Scenografia: Francesca
Bocca. Musica: Giuseppe Napoli. Montaggio: Carlo Balestrieri.
Interpreti: Simone Gondolfo, Fabio Camilli, Clara Uziewe,
Belinda Ldialu. Produzione: Agnese Fontana per Brooklyn Films.
Origine: Italia 2004. Durata: 93'.
Il
quartiere di San Salvario a Torino è stato spesso al centro delle
cronache come esempio di degrado urbano, di connubio tra criminalità
e nuova immigrazione. Con le speculazioni e spettacolarizzazioni
del caso. Enrico Verra, uno dei più noti documentaristi italiani,
esordisce invece nel lungo a soggetto raccontando il quartiere da
torinese, dopo avergli dedicato tra l'altro un documentario. Lo
spunto iniziale vede un torinese sbandato finire quasi per caso
nel mondo degli immigrati, e mettere su una piccola impresa di filmati
(tratti da una immaginaria emittente nigeriana in Italia) che gli
africani mandano a casa. Ma presto scoppiano i conflitti, perché
il mondo degli immigrati è sfruttamento (anche reciproco), violenza
e paura. Il film ha alcune incertezze, e nella seconda parte vuole
tirare le fila del racconto un po' dimostrativamente, come un teorema.
Ma i difetti sono sopravanzati dalla volontà di guardarsi attorno,
dalla visione non idealizzata del mondo narrato, dall'attenzione
all'ibridazione delle culture, da un gusto non insincero del melodramma.
Emiliano
Morreale
Torino,
San Salvario: la "loro" Africa. L'Africa dei torinesi che vivono
nel ghetto nero, scontrandosi e magari assimilandosi con gli immigrati,
e la Torino degli esclusi dove s'addensa il terzo mondo con la convinzione
di trovare l'America. Una Torino di povertà, cioè di sogni e disillusioni,
mosaico di drammi e di storie, difficili da vivere, ancor più difficili
da raccontare: ci ha provato, con rinnovata ostinazione, Enrico
Verra, con il suo primo lungometraggio.
Sotto
il sole nero è un viaggio malinconico dentro i gesti estremi
dello spaccio, della prostituzione, della clandestinità, concedendosi
il sorriso d'uno stratagemma (ispirato a un'esperienza reale): quello
della confezione di videocassette su false trasmissioni tv, protagonisti
gli immigrati, che così potranno rassicurare che è rimasto laggiù
(e forse se stessi) alimentando l'illusione che ce l'hanno fatta.
Mario
Serenellini
Enrico
Verra
Nato a Torino nel 1962. Laureato
in Storia del Cinema, tra il 1984 e il 1995 dirige i documentari
Rock contro il nucleare, You gotta move, Italo,
Pannocchia, Il Signor Rossi prese il fucile, No man's land.
Quattro anni dopo si aggiudica l'European Academy Award per il miglior
corto europeo con Benvenuto in San Salvario. Sotto il
sole nero è il suo primo lungometraggio.
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LA
SPOSA TURCA
Regia,
soggetto, sceneggiatura: Fatih Akin. Fotografia: Rainer
Klausmann. Scenografia: Tamo Kunz. Musica: Daniel
Puente Encina, Selim Sesler, Alex Menck, Maceo Parker. Montaggio:
Andrew Bird. Interpreti: Birol Ünel, Sibel Kekilli, Catrin
Striebeck, Güven Kirac. Produzione: Bavaria Film International,
Corazón International, Norddeutscher Rundfunk, Panfilm, Wüste Filmproduktion,
arte. Origine: Germania/Turchia 2004. Tit. originale:
Gegen die Wand. Durata: 123'.
Sopravvissuti
al tentativo di suicidio, Sibel e Cahit s'incontrano all'ospedale
psichiatrico. Sono entrambi di origine turca, ma tutto il resto
li divide. Lei, 20 anni, ama troppo la vita per sopportare una tutela
famigliare che la soffoca; lui, 40, è un uomo autodistruttivo abitato
da una legione di demoni. Non vedendo altra possibilità per sfuggire
ai suoi, Sibel propone a Cahit un matrimonio bianco: coabiteranno,
ma ciascuno coltiverà liberamente le proprie relazioni sessuali.
L'uomo esita; poi accetta, intravedendo nel patto una speranza per
sopravvivere. Finché, inatteso e divorante, l'"amour fou" s'insinua
nelle loro esistenze. Non è messaggero di salvezza, ma di rovina.
Benché ci fossero altri bei film in concorso a Berlino, quest'anno,
La sposa turca aveva un valore aggiunto: un soggetto pericolosamente
attuale come lo scontro di culture, la gestione della diversità,
il permanere degli integralismi religiosi. Però ridurre il valore
del film alle sue, più o meno implicite, tematiche sarebbe far torto
a Fatih Akin, trentunenne turco nato e cresciuto ad Amburgo. Il
regista ha saputo imprimere alla storia una tensione in crescendo;
rappresentare una Istanbul affascinante e paurosa; tradurre i conflitti
culturali in una tragedia a forte valenza simbolica. Ma, soprattutto,
ha scelto due interpreti perfetti per la coppia di agnelli sacrificali:
una esordiente di inattaccabile purezza davanti alle brutture del
mondo e un attore che pare minato da un oscuro male interiore, come
un'icona punk.
Roberto
Nepoti
Fatih
Akin
Nato ad Amburgo nel 1973 da genitori
turchi. Dopo il diploma in Comunicazione Visiva al College of Fine
Arts di Amburgo, conseguito nel 1994, realizza alcuni corti pluri-premiati,
firmando poi nel 1998 Kurz und schmerzlos (inedito in Italia),
vincitore del Baviarian Film Award come miglior regista esordiente.
Seguono Im Juli (2000), Solino (2002) e La sposa
turca, Orso d'Oro nel 2004 al Festival di Berlino.
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