Handicap e Sviluppo si è costituita in associazione nel 1991, a Torino, ed è formata da persone, disabili e non disabili, interessate ad operare nel settore dell'handicap e dello sviluppo in un ottica non assistenzialistica ma centrata sul coinvolgimento e protagonismo di soggetti, gruppi, enti, ecc. che nel Nord e nel Sud del mondo si battono per un effettivo diritto di cittadinanza dei più svantaggiati e per un riequilibrio tra paesi poveri e paesi ricchi, in vista di una società globale multietnica, equa e solidale.

Vi aderiscono anche professionisti (fisioterapisti, architetti, operatori culturali, ecc.) disponibili a condividere le loro conoscenze e professionalità per costruire insieme agli stessi soggetti emarginati una rete di informazioni, collaborazioni e progetti tesi a migliorare, partendo dal basso, la qualità della vita per tutti, nel Sud come nel Nord del mondo.

Questo impegno nasce da una serie di considerazioni così sinteticamente riassumibili.

In Italia e, più in generale, in molti Paesi del Nord del Pianeta un'ampia ed efficace azione di inserimento e integrazione delle persone disabili stenta a realizzarsi, come pure permangono numerosi gli individui e i gruppi esclusi dalla condivisione del benessere, delle conoscenze e del potere .

Pur esistendo, infatti, notevoli risorse in termini di investimenti, tecnologie e ricerca scientifica e pur essendo significative e numerose le singole esperienze positive e il riconoscimento di alcuni fondamentali diritti a livello formale, permangono barriere culturali, economiche e sociali che di fatto impediscono la realizzazione del pieno e concreto diritto di uguaglianza, partecipazione e cittadinanza a coloro che non corrispondono ai canoni di "normalità", "funzionalità" ed "efficienza" imposti dai gruppi e dalle culture dominanti.

Peggiori condizioni, spesso negativamente amplificate per una pluralità di motivi tra i quali, fondamentale, il depauperamento delle risorse, si verificano nei Paesi del Sud del mondo. Anche se, anche qui, in alcune realtà, soprattutto là dove si sta tentando di uscire da situazioni di guerra ed oppressione, esistono e/o si stanno costituendo gruppi, associazioni ed iniziative che, pur operando in condizioni di estrema precarietà economica e di strumenti, sono artefici di propri modelli culturali e di interventi assai originali e avanzati, sia per il superamento dell'handicap e l'integrazione dei disabili che per un più generale sviluppo delle società locali, utili ed esportabili anche in contesti cosìdetti più avanzati.

Ciò deriva dal fatto che l'emarginazione, la povertà, non sono fenomeni naturali o casuali, inevitabili o ineliminabili, ma piuttosto il prodotto di rapporti ingiusti e discriminatori.

I meccanismi economico-politici e i gruppi di potere che costringono ai margini i soggetti e i gruppi "deboli" all’interno dei "Paesi ricchi" del Nord del Mondo sono gli stessi che impongono l'emarginazione organica dei "Paesi poveri" del Sud del Pianeta dal contesto internazionale ed il loro sistematico sfruttamento.

Tali meccanismi e gruppi, all'interno delle società così dette "in Via di Sviluppo", sommano questi fenomeni in modo particolarmente violento e drammatico, producendo intollerabili situazioni di miseria e degrado, gli esclusi tra gli esclusi, i "poveri" dei "poveri", tra i quali sono sicuramente da annoverare la maggior parte dei disabili.

Ed è preoccupante il diffondersi ovunque di una tendenza a privilegiare logiche efficientistico-produttive che fanno del mercato, e di un certo tipo di mercato, l'unico criterio di qualsiasi priorità, regola e sviluppo.

Si rischia così di avvallare una concezione secondo la quale le esigenze di emancipazione, autonomia, cura e integrazione delle persone variamente svantaggiate o minoritarie e la tutela dei loro diritti, sarebbero un "lusso" consentito solo alle società economicamente forti ed in espansione, un obiettivo accessorio e residuale, semmai sempre e comunque successivo, e non piuttosto l’indicatore di quanto invece una qualunque società sia o intenda essere effettivamente sviluppata, civile, democratica, partecipata ed umanamente vivibile.

Partendo da questa realtà e considerando che le stesse iniziative delle Organizzazioni Non Governative e della solidarietà internazionale, quand'anche operino nel settore sociosanitario, solo raramente intervengono con questa ottica sulle problematiche dell'handicap, si è costituita l'associazione Handicap e Sviluppo, per richiamare l'attenzione di tutti sul problema e promuovere conseguenti, anche se modeste, iniziative concrete.