INDIGNADOS DI TUTTO IL
MONDO UNITEVI!
Il 15 ottobre - in
tutto il mondo - i movimenti di protesta contro il liberismo e il dominio della
finanza, le associazioni che si battono per la riconquista dei beni comuni, le
organizzazioni che lottano contro la mercificazione della vita, del lavoro,
della Terra, le donne e gli uomini che si vogliono cittadini e non servi...
tutti, si sono dati appuntamento nelle capitali del mondo per protestare, discutere,
costruire le basi per un'alternativa possibile. Un'embrione
di politica condivisa.
In Italia
l'appuntamento è a Roma, Piazza della Repubblica, ore 14
Lettera pubblica a Napolitano
Caro Presidente Napolitano,
nel nostro paese non si fa altro che parlare di
giovani. Lei lo ha fatto spesso. Ultimamente lo ha fatto anche il governatore
della Banca d’Italia Mario Draghi, a breve presidente della Banca centrale
europea.
La questione generazionale è semplice: c’è una
generazione esclusa dai diritti e dal benessere, che oggi campa grazie al welfare familiare, e sulla quale si sta scaricando tutto il
peso della crisi. La questione non si risolve togliendo i diritti a chi li
aveva conquistati, i genitori, ma riconoscendo diritti a chi non li ha, i
figli, e per far questo ci vogliono risorse, altrimenti le parole girano a
vuoto.
Ora ci chiediamo, e chiediamo anche a Lei
Presidente, come è possibile invertire la tendenza e promuovere delle politiche
pubbliche a sostegno delle giovani generazioni prendendo sul serio le letterine
estive di Trichet e Draghi? Come è possibile farlo se
il pareggio di bilancio diventa regola aurea, da inserire, addirittura,
all’interno della carta costituzionale di cui Lei è garante?
Caro Presidente, garantire e difendere la
Costituzione oggi, vuol dire rifiutarsi di pagare il debito, così come
consigliano diversi premi Nobel per l’economia; vuol dire partire dai
ventisette milioni di italiani che hanno votato ai referendum contro le
privatizzazioni e in difesa dell’acqua bene comune; vuol dire partire dalle
mobilitazioni giovanili e studentesche che da diversi anni, inascoltate e
respinte, hanno preteso di cambiare dal basso la scuola e l’università,
chiedendo risorse e democrazia; vuol dire partire dalla domanda diffusa nel
Paese di un nuovo sistema di garanzie, che tenga conto delle differenze
generazionali, ma che, soprattutto, non metta le generazioni l’una contro
l’altra: così, in primo luogo, si tiene unita l’Italia!
Sarebbe un atto di semplice giustizia fare in
modo che non siano sempre gli stessi a pagare questa crisi. Siano, piuttosto,
coloro che l’hanno prodotta a pagare, attraverso una tassazione delle rendite
finanziarie, delle transazioni, dei patrimoni mobiliari e immobiliari. Le
risorse ci sono, si trovano nel mondo della finanza che sta cancellando la
democrazia: è lì che vanno reperite per distribuirle equamente.
Con troppa solerzia, caro Presidente, l’abbiamo
vista affidarsi alle indicazioni di Trichet e Draghi.
Questo non significa unire l’Italia e neanche sostenere le giovani generazioni.
Bisognerebbe avere il coraggio, dopo il disastro del ventennio berlusconiano e della seconda Repubblica, di costruirne una
terza di Repubblica, fondata sui beni comuni e non sugli interessi privati. È
giunto il momento di scegliere da che parte stare, dalla parte della rendita o
da quella della vita. La invitiamo a riflettere, perché questa generazione
tradita non si arrenderà alla rassegnazione, ma da Tunisi a New York ha
imparato ad alzare la testa.
Draghiribelli – #occupiamobancaditalia
APPELLO
IL 15
OTTOBRE SARÀ UNA GIORNATA EUROPEA E INTERNAZIONALE DI MOBILITAZIONE
“gli esseri umani prima dei profitti, non siamo merce nelle mani di politici e
banchieri,
chi pretende di governarci non ci rappresenta, l’alternativa c’è ed è
nelle nostre mani, democrazia reale ora!”
Commissione Europea, governi europei, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario
Internazionale, multinazionali e poteri forti ci presentano come dogmi
intoccabili il pagamento del debito, il pareggio del bilancio pubblico, gli
interessi dei mercati finanziari, le privatizzazioni, i tagli alla spesa, la precarizzazione del lavoro e della vita.
Sono ricette inique e sbagliate, utili a
difendere rendite e privilegi, e renderci tutti schiavi. Distruggono il lavoro
e i suoi diritti, i sindacati, il contratto nazionale, le pensioni,
l’istruzione, la cultura, i beni comuni, il territorio, la società e le
comunità, tutti i diritti garantiti dalla nostra Costituzione. Opprimono il
presente di una popolazione sempre più impoverita, negano il futuro ai giovani.
Non è vero che siano scelte obbligate. Noi le
rifiutiamo. Qualunque schieramento politico le voglia imporre, avrà come unico
effetto un’ulteriore devastazione sociale, ambientale, democratica. Ci sono
altre strade, e quelle vogliamo percorrere, riprendendoci pienamente il nostro
potere di cittadinanza che è fondamento di qualunque democrazia reale.
Non vogliamo fare un passo di più verso il
baratro in cui l’Europa e l’Italia si stanno dirigendo e che la manovra del Governo,
così come le politiche economiche europee, continuano ad avvicinare.
Vogliamo una vera alternativa di sistema. Si deve uscire dalla crisi con il
cambiamento e l’innovazione. Le risorse ci sono.
Si deve investire sulla riconversione
ecologica, la giustizia sociale, l’altra economia, sui saperi, la cultura, il
territorio, la partecipazione. Si deve redistribuire
radicalmente la ricchezza. Vogliamo ripartire dal risultato dei referendum del
12 e 13 giugno, per restituire alle comunità i beni comuni ed il loro diritto
alla partecipazione. Si devono recuperare risorse dal taglio delle spese
militari. Si deve smettere di fare le guerre e bisogna accogliere i migranti.
Le alternative vanno conquistate, insieme. In
Europa, in Italia, nel Mediterraneo, nel mondo. In tanti e tante, diversi e
diverse, uniti. E’ il solo modo per vincere.